2016-08-31 15:05:00

Padre D'Amelio: ad Amatrice pensiamo a una buona ricostruzione


E’ cresciuto il bilancio delle vittime del terremoto nel Centro Italia: stamattina le squadre dei vigili del fuoco hanno recuperato il corpo della sesta persona morta sotto le macerie dell'hotel Roma ad Amatrice. Ed è morto all'Ospedale Civile di Pescara per le gravi ferite riportate nel sisma Filippo Sanna, 23enne originario di Nuoro che viveva ad Amatrice. Intanto una nuova scossa di magnitudo 3.5 è stata registrata nella zona di Macerata/Monti Sibillini ad una profondità di 10 km. E hanno preso il via oggi nei comuni terremotati le indagini e i controlli in particolare riguardo agli edifici pubblici crollati o lesionati come scuole, ospedali, chiese per verificare eventuali responsabilità umane nei lavori di costruzione o ristrutturazione degli edifici e irregolarità nell’affidamento degli appalti. A condurre le indagini sono le procure di Ascoli Piceno e di Rieti e al momento non ci sono indagati.

Sono risultate particolarmente forti, ieri ad Amatrice, le parole pronunciate dal vescovo di Rieti, durante i funerali di 38 vittime del sisma. “Il terremoto non uccide, uccidono le opere dell’uomo”, ha detto mons. Domenico Pompili che ha anche invitato a non fare di Dio un “capro espiatorio” della tragedia di questi giorni. Ma che significato dare a queste parole? Adriana Masotti ha sentito padre Savino D’Amelio, parroco di S. Agostino di Amatrice, la cui chiesa è stata distrutta dal terremoto:

R. – Queste parole vanno meditate! Ma del resto ci sono delle verità, delle verità di fede, che sono così da  sempre: quindi, anche in questi giorni, anche noi, che stiamo celebrando tanti funerali, anche se in modo diverso lo stiamo dicendo che se Dio è bontà infinita, se è buono, non può pensare il male, non può volerlo. La natura è bellissima, ma in tutto c’è un difetto: ognuno di noi può essere bello, può essere buono, però abbiamo anche qualche difetto. E se i difetti vengono accolti, se chi ci sta vicino è capace di collaborare per migliorare questo mio difetto, si crea allora una situazione, una realtà di vita molto diversa.

D. – Lei vuol dire che bisogna anche rispettare, saper convivere con la natura, eventualmente controllarla…

R. – Penso che il senso delle parole di ieri di mons. Pompili sia proprio questo: se la natura è fatta in queste dimensioni, noi possiamo pensare che anche il terremoto sia un difetto, perché lo interpretiamo solamente secondo gli interessi nostri…

D. – Appunto, allora, guardiamo alle opere dell’uomo: stanno partendo le prime indagini e i controlli in particolare sugli edifici pubblici ad Amatrice, ad Accumuli, ad Arquata del Tronto… Che cosa pensa di questo?

R. – Penso, personalmente, che questo sia un problema, perché adesso si cercano a tutti i costi i capri espiatori: è chiaro che ci possono essere stati degli errori, certamente! E la magistratura deve fare il suo corso – però cercare a tutti i costi delle giustificazioni ad un evento che è stato del tutto straordinario– ripeto – che la magistratura debba fare il suo corso va benissimo, ma trovare a tutti i costi dei capri espiatori che debbano , tra virgolette, pagare…. E’ chiaro che è giusto che chi ruba, debba pagare!

D. – A tutti i costi trovare i colpevoli no, però se si scoprirà che non sono state seguite certe norme edilizie…

R. – Tutto questo è giustissimo! In Italia, dopo Tangentopoli degli anni Novanta, la corruzione è peggiorata in un modo eclatante e si continua a fare come se nulla fosse. E’ chiaro però che qui bisogna pensare in positivo, che bisogna pensare alla ricostruzione e non all’accanimento contro solo quelle poche persone e poi si chiude il capitolo. No, non dobbiamo mollare neanche un attimo per cominciare subito a costruire, a costruire in modo buono, in modo autentico, secondo le norme, secondo i criteri ed usando bene i fondi che ci verranno messi a disposizione.

D. – Ed è comune nelle comunità colpite la volontà di rimanere sul proprio territorio, chiedono di non essere dimenticate. Come fare perché questo non succeda nei prossimi mesi e anni e si continui a stare vicino a voi?

R. – Il nostro impegno, come Chiesa, lo stiamo già attivando; anche la parte civile, il sindaco con l’amministrazione comunale, si sta attivando affinché non siano solo chiacchiere. Al nostro impegno di crederci in questo territorio, in questa comunità, ci sia il sostegno necessario per poter far sì che possano proseguire le opere.

D. – Voi, come sacerdoti, siete molto vicini alle popolazioni, siete un punto di riferimento e state dando una bella testimonianza…

R. – Questo è accolto ed è percepito da tutti. Del resto non è che nasce adesso una relazione con queste popolazioni, con le nostre comunità: la parrocchia è una famiglia di famiglie e allora se il parroco deve essere padre, e anche madre in tutti i sensi, avendo realizzato i rapporti su questo paradigma, chiaramente adesso ci ritroviamo ad essere quello che siamo stati sempre e quindi la gente ci accoglie.








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