2016-08-30 16:02:00

Amatrice attende commossa l'ultimo saluto ai suoi cari


Il rumore delle ruspe, della preparazione della struttura dove ad Amatrice si terranno i fuenerali oggi alle 18 e nient'altro, la città si stringe nel dolore di questo giorno di lutto. Verranno portate qua 37 delle 231 vittime del Lazio. Da Amatrice, Veronica Di Benedetto Montaccini:

Giornata di raccoglimento ad Amatrice. La giornata si prepara nel silenzio a celebrare i funerali alle ore 18. I cittadini hanno chiesto a gran voce di spostare il funerale da Rieti a qui e la Protezione Civile si sta dando da fare, senza sosta, dalle 6 di questa mattina, per montare la tensostruttura vicino alla palestra Don Minozzi. Come ci spiega la responsabile della Protezione Civile, Francesca Maffina:

“Sono due zone: una da 1000 metri quadri e l’altra da 500. Questa sarà un’area dove, una volta smontata la parte dedicata ai funerali di oggi, rimarrà come punto di assistenza sanitaria”.

L’ultimo saluto sarà solo per 37 delle 231 vittime del Lazio. Le altre famiglie hanno preferito stringersi ai loro cari con riti privati. Abbiamo raccolto alcune testimonianze dei cittadini presenti ad Amatrice:

“Secondo me, in un momento così l’apparenza dovrebbe essere solo di contorno. Qui l’unica cosa che si può fare - da subito - è cercare di aiutarsi l’uno con l’altro”

“Questa ormai è una catena umana: ‘Buongiorno’, ‘Buonasera’, ‘Ti serve qualcosa?’, ‘Ti prendo il pasto?’… Non esiste più il ricco, non esiste più il povero, il bello o il brutto. Adesso siamo tutti uguali! E dobbiamo ripartire insieme e con quel poco che è rimasto si ricomincia”.

Si tratta di una giornata di dolore che deve, però, far unire le persone. Don Cesare Faiazza dell’Opera Don Minozzi è qui dal giorno del terremoto e cerca di stare vicino agli sfollati:

“Certamente con lo spirito della fede. Il dolore è immenso, grande, e non c’è una famiglia qui ad Amatrice che non pianga i suoi morti, che non sia stata investita da un’ondata di dolore e di morte. Però non possiamo soltanto semplicemente lasciarci schiacciare dal peso della sofferenza. È il giorno della fede, per cui sappiamo che queste persone che ci hanno abbandonato vivono in Dio. Qui, alla Chiesa dell’istituto, il 13 agosto era stata aperta la Porta Santa della Misericordia. Forse il Signore, undici giorni prima, ci ha voluto dare un segno della sua vicinanza. E penso che Lui abbia usato misericordia”.

Per ora una città avvolta nel velo del lutto e semivuota, ma si attendono nel pomeriggio – oltre ai vertici dello Stato – migliaia di persone che non vogliono lasciare sola Amatrice.








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