2016-08-27 13:16:00

Siria. Sfumano le trattative, Parolin: accordo è urgente


Si è concluso con un nulla di fatto il round di negoziati sulla Siria che hanno portato a Ginevra il segretario Usa Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov. “Chiarezza” è stata fatta sui punti di maggiore divergenza – emerge – ma di fatto ancora nessuna tregua ad Aleppo. “È urgente e indispensabile che si riprendano le trattative”, ha detto da Pordenone il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, sottolineando che il Papa “continua a insistere nella sua azione diplomatica internazionale perché si riesca a trovare un accordo”. Roberta Barbi ne ha parlato con il prof. Paolo Branca, docente di Storia dei Paesi arabi e dell’Islam, dell’Università Cattolica di Milano:

R. – Quello che mi pare evidente è che ci sono molte potenze mondiali, ma anche regionali, che dovrebbero in qualche modo trovare una soluzione per quello che succederà, soprattutto dopo la fine di questa guerra; ma gli interessi, gli orientamenti sono talmente divergenti che questa guerra purtroppo continua da anni. Stiamo arrivando alla distruzione quasi totale di città come Aleppo e gran parte della Siria e non si vede ancora una luce in fondo al tunnel. Questo è veramente impressionante: l’impotenza delle grandi diplomazie di dare una speranza a questa popolazione ormai sfinita.

D. – Tra i punti in discussione a Ginevra, anche la possibilità di un accordo sul coordinamento delle operazioni militari in contrasto all’Is. In che modo ha cambiato le cose l’intervento turco?

R. – Secondo me le ha complicate, nel senso che si è visto benissimo che i turchi sono intervenuti soprattutto non contro l’Is, ma per impedire ai curdi di avere una continuità territoriale ai loro confini. Se ognuno, in questa già drammatica e complicata vicenda, entra con i suoi ulteriori obiettivi, che non siano quelli di pacificare finalmente questo Paese martoriato, ho paura che la soluzione si allontani piuttosto che avvicinarsi.

D. – Sulla tregua raggiunta l’altro giorno a Daraya tra governativi e ribelli, l’inviato speciale dell’Onu de Mistura ha sottolineato l’estraneità delle Nazioni Unite, che non sono state consultate. Questo che cosa significa, per gli equilibri in gioco?

R. – Purtroppo, l’Onu e le altre agenzie internazionali hanno perso molta della loro credibilità non facendo nulla o arrivando troppo tardi, non avendo più una voce “autorevole”. Le persone che sono sul campo talvolta tendono ad accordarsi tra di loro, senza badare troppo a queste sigle prive di senso, ormai.

D. – Al centro delle trattative c’è la situazione di Aleppo dove, secondo l’Unicef, oltre 100 mila bambini restano intrappolati nella parte est della città; l’altra faccia di questa guerra sono i bambini che giustiziano prigionieri curdi nell’ultimo, scioccante video diffuso dal sedicente Stato islamico …

R. – Purtroppo, non mi pare che sia la prima volta e bisogna ricordare, anche se atroce, che in Africa e in altri contesti di guerra, i bambini vengono addirittura armati di kalashnikov e drogati per essere mandati in combattimento, e quindi la sproporzione tra un bambino e l’arma micidiale che ha in mano ci fa capire il grado di barbarie e di follia a cui possiamo arrivare. Evidentemente, per spaventare e per diffondere ancora più terrore, queste sproporzioni sono addirittura ovviamente studiate, scelte a tavolino …

D. – Sembra che i bambini, tra l’altro, fossero di cinque nazionalità diverse, quindi si può parlare addirittura di foreign fighters minori …

R. – Forse più che foreign fighters, sono bambini raccolti durante le loro campagne, ma il messaggio che vogliono trasmettere è che questi bambini stanno dalla parte di chi ha ragione e quindi hanno il diritto e il dovere di uccidere i nemici, indipendentemente dalla loro origine etnica e addirittura dalla loro appartenenza religiosa, perché temo che siano bambini musulmani che hanno ucciso comunque i curdi, che sono per la maggior parte musulmani: uno snaturamento totale delle appartenenze etniche e religiose per una scelta ideologica di morte.








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