2016-08-27 14:17:00

Protezione civile e Caritas: come aiutare i terremotati


Migliaia sono gli aiuti di beni di prima necessità inviati da ogni parte d’Italia nelle zone colpite dal sisma. Proprio per evitare l'accumularsi di generi alimentari non necessari, è stato deciso al momento, da parte della Protezione Civile e della Regione Lazio, uno stop all’invio di nuovi aiuti. Intanto si iniziano a mettere nuovi punti fermi alla macchina dei soccorsi. Infatti tutte le operazioni saranno coordinate da un centro allestito all'aeroporto Ciuffelli di Rieti. Il servizio di Marina Tomarro:

Stop al momento all'invio di nuovi aiuti, soprattutto generi di prima necessità, nei comuni colpiti dal sisma. È quanto è stato deciso, dopo la grande gara di solidarietà scattata già poche ore dopo la tragedia, che ha fatto giungere alle zone terremotate numerose quantità di generi alimentari, capi di vestiario, fino ai prodotti igienici e medicinali. Il commento di Francesca Maffini della Protezione Civile:

R. – Non è uno stop, ma rispettare la capacità di ricezione dei territori colpiti. Come sempre lo slancio di generosità degli italiani, ma anche di molti cittadini stranieri, porta a voler donare tutto ciò che si ha. Il punto è che ci sono diverse fasi nella gestione delle emergenze. Quindi non tutto serve subito. Per questo motivo le due regioni, Lazio e Marche, hanno attivato due indirizzi mail ai quali, prima di far arrivare sul territori, sul campo, ciò che si vuole offrire lo si segnala con la richiesta di attendere una risposta da parte del territorio sulla quantità e necessità dei beni e servizi offerti. L’indirizzo mail per la Regione Lazio è: sismarieti@regione.lazio.it, mentre per la Regione Marche è: prot.civ@regione.marche.it.

Invece per quanto riguarda gli aiuti economici è stato ribadito l'invito a effettuare donazioni solo attraverso canali ufficiali, come la Protezione Civile e la Regione Lazio. Ascoltiamo ancora Francesca Maffini:

R. – Chiaramente le donazioni in denaro sono un altro tipo di discorso. Le donazioni in denaro possono essere effettuate attraverso il numero solidale 45500 e i conti correnti che sono stati aperti e le segnalazioni che sono state fatte dalle istituzioni, perché con il denaro - ovviamente i territori in un modo inevitabilmente trasparente danno conto a coloro che hanno donato - potranno andare incontro alle esigenze di ricostruzione che insieme con i cittadini e con i sindaci dei comuni colpiti si definiranno.

D. – Finita l’emergenza, quali aiuti serviranno un domani?

R. – Quello dipenderà dalle indicazioni che verranno dal territorio, in base a quello che verrà registrato alle esigenze che verranno segnalate dai cittadini, dai sindaci, dalle autorità territoriali. Allora poi sarà cura del sistema che si è attivato richiedere a chi ha proposto delle offerte di portarle e comunicare di che cosa c’è bisogno.

Particolarmente importante è il ruolo della Caritas, in questo momento delicato di gestione degli aiuti. Lo sottolinea Paolo Beccegato, vicedirettore della Caritas Italiana:

R. –  Queste prime fasi, come spesso accade, vedono veramente una grandissima solidarietà da tutta l’Italia e oserei dire da tutto il mondo, tanto che abbiamo ricevuto segnali di vicinanza praticamente da tutti, dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia, dal Medio Oriente... Il problema è che queste prime fasi sono molto brevi; poi i riflettori si spengono e il lavoro - si sa per esperienza - durerà tantissimo. Quindi forse adesso, bisogna un attimo "fermare" questa solidarietà, soprattutto per quanto riguarda i generi umanitari. Quello che sarà necessario sarà un lavoro di lungo periodo e quindi una raccolta fondi che possa poi permettere di mirare le risposte sui bisogni, su quello che occorre.

D. - Ma allora che cosa bisogna fare in questo momento?

R. - Per quanto riguarda gli aiuti in termini di ogni tipo di genere umanitario è importante fermarsi un attimo perché i magazzini sono pieni, le vie di accesso sono inagibili e ci sono problemi di stoccaggio di questi materiali. Questa è una fase delicata, sono i primissimi giorni e non occorre in questo momento spedire ulteriori cose. Sarà necessario successivamente, invece, continuare gli aiuti, ma in modo coordinato con gli altri. La parola d’ordine è “coordinamento” dalla Protezione Civile a tutti gli attori coinvolti; noi, come Caritas, ci coordiniamo con tutti gli altri e vediamo il da farsi. Quello che sarà certamente l’impegno più consistente e più oneroso dal punto di vista economico è quello della ricostruzione dove, da sempre, ci siamo impegnati. Per questo motivo la raccolta fondi, la colletta del 18 settembre in particolare, sarà molto importante proprio per avere tutto il tempo di ricostruire ciò che è necessario ricostruire.

D. - Proprio a proposito del 18 settembre: cosa vuol dire questo gesto?

R. – La colletta è stata indetta dal Conferenza episcopale italiana: è un gesto che si fa sempre in queste circostanze. Per cui oltre alla preghiera e alla vicinanza anche del volontariato che è molto numeroso - sono centinaia i volontari sul posto proprio per quel lungo lavoro di cui parlavo prima - è necessario poi raccogliere anche dei fondi con la solidarietà concreta che si esprime in un’altra maniera ed è quella dei progetti a medio e lungo periodo. La colletta vuole unire il senso di una Chiesa vicina a chi ha più bisogno in una maniera estremamente concreta e tangibile.








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