2016-08-26 14:23:00

Parolin: Papa Luciani, un mite e fermo apostolo del Concilio


Papa Luciani fu “apostolo del Concilio”, che incarnò soprattutto “nel concepire la prossimità della Chiesa alla gente”, in una sapienza profonda. Lo ha rimarcato ieri pomeriggio a Canale d’Agordo, paese natale di Albino Luciani, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. Nel 38.mo dall’elezione del Papa bellunese è stato presentato il numero speciale della rivista “Le Tre Venezie”, dal titolo “Giovanni Paolo I – Albino Luciani, un Papa attuale”.  Il porporato che oggi celebrerà la Santa Messa nella chiesa di San Giovanni Battista, ha parlato dell’humus sociale e culturale dal quale proveniva Papa Luciani ribadendo la “vitalità culturale ed ecclesiale” di questi luoghi, ma anche il sacrificio vissuto.

“Ai tempi in cui Luciani era giovane prete, portava le ferite di due guerre mondiali, che in modo particolare provocarono distruzioni, stenti e lacerazioni sociali. Un mondo rurale e operaio che conobbe l’esperienza del riscatto sociale, guidato dalla solidarietà del corporativismo. Una regione costellata di chiese e di edicole votive, ornate dalla devozione dei fedeli, terra di pellegrinaggi e di rogazioni, di pratica religiosa assidua e di opere pie”. “Terra - ha aggiunto il Segretario di Stato Vaticano - in cui i Parroci, come qui a Canale d’Agordo, erano prossimi alla gente, figure di riferimento non solo nell’ambito religioso, ma anche in quello sociale, secondo la dottrina sociale della Chiesa”.

Il porporato ha guardato poi al Conclave che elesse Giovanni Paolo I sottolineando che i “cardinali scelsero il pastore di fede sicura, che aveva vissuto nel gregge e per il gregge”, vicino ai “poveri” agli “emigranti” e che “aveva accompagnato i travagliati percorsi dei preti del suo tempo”. Luciani – ha proseguito – fu “apostolo del Concilio”, incarnandolo soprattutto “nel concepire la prossimità della Chiesa alla gente”, in una sapienza profonda. “I Cardinali di tutto il mondo avevano così voluto un padre, nutrito di umana e serena sapienza e di forti virtù evangeliche, esperto delle ferite dell’uomo contemporaneo e delle esigenze dell’immensa moltitudine degli emarginati che vivono fuori dell’opulenza. Avevano eletto il sacerdote che crede nella potenza della preghiera, capace di sfidare l’indifferenza con l’amore”. 

Ricordando poi l’ultima udienza di Giovanni Paolo I quella del 27 settembre 1978, dedicata alla carità, ha evidenziato come Papa Luciani “aveva fatto della semplicità evangelica il suo stigma”, ma non una “povertà del populismo”, “romantica e paternalistica del modesto prete di montagna, ma quella storica ed esistenziale”: “Che per Luciani, sacerdote di solida formazione teologica, affondava le radici nel mai dimenticato fondamento di una Chiesa antichissima, senza trionfi mondani, sul modello di Cristo e della sua predilezione per i poveri, e senza la quale poco si capirebbe dello spirito di governo di Giovanni Paolo I”.

L’antica indole veneta – ha detto il porporato – aveva insegnato a Luciani anche quel realismo e “la fine vena di humor” che “ridimensiona gli sfoghi delle tensioni e la superbia intellettuale”. “Mitezza”, “fermezza”, “comprensione”, “rigore”, “misericordia”, “sicurezza della dottrina” sono le parole che il cardinale Parolin vede coniugate in Papa Luciani: “La prospettiva segnata nel suo breve pontificato di apostolo del Concilio non è stata dunque una parentesi e non è riconducibile a un buon ricordo, ma è più attuale che mai. E’ nel tempo presente una forte e indeclinabile testimonianza di ciò che è l’essenza, il fondamento autentico del vivere nella Chiesa e per la Chiesa”.

(Massimiliano Menichetti)








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