2016-08-25 10:25:00

Vescovo di Ascoli tra i terremotati: ci chiedono di non abbandonarli


Un testimone oculare della sofferenza che si respira nelle zone colpite dal sisma è sicuramente il vescovo di Ascoli, mons. Giovanni D’Ercole, che da ieri è tra i terremotati, la sua gente, aiutando, confortando e anche scavando tra le macerie. Mons. D’Ercole ci racconta la serata e la notte di ieri nell’intervista di Debora Donnini che lo ha raggiunto questa mattina al telefono:

R. – Sono rimasto fino alle due di notte: a Pescara del Tronto abbiamo assistito le popolazioni fino a quando non hanno fatto il riconoscimento delle ultime salme che arrivavano, ma ce ne sono ancora. I parenti non volevano allontanarsi da lì, abbiamo dovuto assisterli, stare con loro ed incoraggiarli. Io poi sono andato nella tendopoli per vedere dove erano sistemati. Avevano voglia di silenzio, ma bisognava parlare con loro. Quindi sono rimasto lì fino a mezzanotte. Poi sono venuto ad Ascoli ed anche qui la gente era piena di paura, dormiva per strada.

D. - A suscitare molta commozione è stato il salvataggio dei bambini, tra cui una bambina estratta viva dalle macerie dopo più di 15 ore, ad Arquata del Tronto…

R. - Sono quegli episodi che danno tanta speranza accanto ad episodi tristi dove, per esempio, famiglie hanno sperato fino alla fine che i loro piccoli potessero essere ritrovati salvi e invece sono stati ritrovati morti. Ieri sera verso le otto c’è stato questo episodio: questa bambina scioccata, ovviamente, ma che è stata estratta viva, è un segno di speranza.

D. - Si è scavato tutta la notte nelle zone colpite dal sisma. È stato davvero impressionante il lavoro dei circa quattromila uomini della Protezione civile impegnati in tutta l’area colpita, quello dei Vigili del fuoco e dei tanti volontari …

R. - Ieri ho visto Vigili del fuoco stremati. Il loro lavoro, quello della Protezione civile, degli speleologi, il lavoro di tanti volontari è stato massacrante. Tra l'altro, sono riuscito con le mie mani a recuperare tra le macerie un Crocefisso ed ho notato, nella chiesa di Pescara del Tronto, che l’unica immagine rimasta intatta è quella del Perpetuo Soccorso: la Madonna.

D. – La gente sente la vicinanza dell’Italia, del mondo? Sente la solidarietà?

R. - La gente ha sentito tanta vicinanza. Ovunque andavo, la gente mi abbracciava mi diceva :”Grazie perché state vicino a noi”. Ovviamente non lo diceva a me, ma era verso tutti. Abbracciavano me che stavo in mezzo a loro, come pure altri sacerdoti, il direttore della Caritas don Alessio Cavezzi che insieme ai suoi volontari è stato di una generosità unica, i Frati del Mandorlo e altri che si sono messi con impegno straordinario ad aiutare. La gente ringraziava. Ieri, verso mezzanotte, quando ho salutato le persone che stavano nella tendopoli, mi hanno detto: “Grazie perché siete stati con noi in questo momento, ma non ci abbandonate”. La parola che ritorna più spesso è proprio questa: “Non ci abbandonate, perché ormai non abbiamo più nulla”. Una persona mi ha detto: “Adesso abbiamo soltanto voi”. Oggi in un certo senso sarà un po’ più triste di ieri perché c’è il dolore della gente e la speranza dei sopravvissuti che cercano i loro cari che va diminuendo. Quindi, bisognerà stare ancora più vicino a loro. Ieri sera, alle 18, la celebrazione della Messa per le salme è stata di forte impatto emotivo. L’ho celebrata nella cappella dell’obitorio dell’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno: è stata una celebrazione che ha richiamato la morte di Gesù e la sofferenza nel veder queste persone strette ai loro piccoli. Tra l’altro c’era una bambina di 18 mesi, un ragazzo di sette anni, tra loro, padre e figlio, nonni, nipoti. E' stato uno strazio e allo stesso tempo abbiamo cercato di infondere un po’ di coraggio e di speranza. Ero circondato da sacerdoti e da seminaristi che ho visto partecipi. Qui ognuno vorrebbe fare qualcosa.

D. - Ieri Papa Francesco ha rinviato la catechesi all’udienza generale e ha pregato il Rosario. Quanto è importante pregare e aiutare la gente a pregare in questo momento di dolore?

D. - A proposito del Rosario posso raccontare due episodi: ieri  una mamma è rimasta tutto il giorno con il Rosario in mano, abbracciata ad uno dei nostri volontari. Questa donna ha perso, sotto le macerie, la madre e il figlio. Stava disperatamente sperando che potessero ritrovarli vivi, pregava il Rosario e alla fine, quando non è avvenuto il miracolo che aspettava, mi ha detto: “Così ha voluto Dio, così ha voluto Gesù”. Poi un altro piccolo episodio a proposito del Rosario: la piccola bambina Marisol,18 mesi, nella sua piccola bara bianca. Sul petto ha proprio un piccolo Rosario, in segno della fede di questa gente che pur nel dolore rimane accanto a Dio.








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