2016-08-24 19:54:00

Terremoto: paesi distrutti nel Lazio e nelle Marche, oltre 120 morti


L’Italia sconvolta dal terribile sisma di magnitudo 6 che ha colpito l’Appennino centrale, seminando paura da Bologna a Napoli. 247 morti, di cui 190 nel Lazio, 57 nelle Marche. Ancora tanti i dispersi e oltre 1500 gli sfollati. I soccorsi all’opera senza sosta, mentre da tutto il mondo arriva la solidarietà e il cordoglio. Lo sciame sismico sembra non arrestarsi. Il servizio di Cecilia Seppia:

Lo scenario creato dal sisma è quello di un bombardamento che ha squarciato vite e cemento. La terra trema ancora, rendendo più difficili le operazioni di soccorso: più di 200 le scosse di assestamento dopo quella tremenda alle 3.36 di magnitudo 6 a 4 Km di profondità, devastante per i comuni in provincia di Rieti, luogo dell’epicentro, e quelli delle Marche. Si scava anche a mani nude, senza sosta, prima che calino le tenebre perché da sotto le macerie ancora arriva qualche lamento. Salvataggio eroico nel pomeriggio quello di un romano di 43 anni che era lì in vacanza e quello di un bimbo di 4 anni trovato abbracciato a sua nonna, entrambi protetti dal letto sotto al quale si erano rifugiati. Nulla da fare invece per la piccola Marisol di 18 mesi schiacciata nella sua culla. Edifici collassati, voragini nelle strade. La maggior parte delle vittime è ad Amatrice dove è crollato anche lo storico Hotel Roma con dentro 70 persone. Altri morti ad Accumoli, ma ad essere colpite sono anche le cittadine di Arquata e Pescara del Tronto, nelle Marche. Da qui arriva la testimonianza del parroco don Francesco Armandi, al microfono di Gabriella Ceraso.

 

Gli aiuti, la solidarietà
Il governo si mobilita anche con aiuti in denaro. La Cei ha deciso lo stanziamento di 1 milione di euro stanziati dal fondo dell’8 per mille e una colletta in tutte le Chiese italiane per il 18 settembre prossimo, in concomitanza con il 26/mo Congresso Eucaristico Nazionale. All’opera al fianco dei 760 vigili del Fuoco, forze armate e unità cinofile che stanno arrivando da tutta Italia in particolare Friuli, Abruzzo, Toscana, Emilia. Alla popolazione serve tutto: dall’acqua al cibo, alle coperte, ed è emergenza sangue per gli oltre 300 feriti trasportati ad Ascoli Piceno, quelli più gravi al Gemelli di Roma. Si lavora ancora per allestire le tendopoli per le migliaia di sfollati salvi per miracolo. Nessuno vuole lasciare le proprie case, anche per paura che ciò che è rimasto possa diventare preda degli sciacalli. Il premier Renzi giunto sui luoghi del sisma ha ammonito: no a polemiche ora è il momento delle lacrime. Domani in Consiglio dei Ministri i primi provvedimenti e la dichiarazione dello stato di emergenza. Da tutto il mondo arrivano messaggi di cordoglio e solidarietà. 

“Non c’è più niente…”
Chi nella notte è riuscito a sottrarsi alla morsa dei crolli si è trovato davanti distese di macerie, panico e richieste di aiuto. La prima a dare conto del dramma, citata anche dal Papa, è stata la voce del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. Ecco le sue parole raccolte da Federico Piana:  

R. – E’ drammatico: tre quarti di paese non c’è più! L’obiettivo è quello di cercare di salvare più vite possibile….

D. – Il centro storico in che condizioni è?

R. – Non c’è più… È una tragedia.

Il dramma in un dedalo
A quindici chilometri il piccolo paese di Accumoli, poco più di 600 abitanti, epicentro dell’apocalisse. Il sindaco, Stefano Petrucci, è distrutto come le case che non ci sono più. L’audio è di Rai News 24:

“Siamo in piena emergenza. Ci sono moltissimi crolli, abbiamo le persone sotto le macerie… Qui c’è una famiglia con due bambini piccoli sotto le macerie, non riusciamo a contattarli… Siamo ammassati in due-tre punti del paese, ma ho 17 frazioni: non è una situazione semplice da coordinare… La questione è drammatica…”.

Nessuna avvisaglia
A rendere peggiore il sisma, è stata la scarsa profondità. L’ipocentro è stato individuato a soli 4 km. Un terremoto che per estensione e caratteristiche ricorda quello dell’Aquila di 7 anni fa, dice il sismologo dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, Alessandro Amato, intervistato da Gabriella Ceraso:

R. – E’ una sequenza sismica che è iniziata con un terremoto forte; poi, decine di “after-shock” di magnitudo più piccola. La zona – lunga circa 25 km, quasi nord-sud – ha una caratteristica di movimento analoga a quella dei terremoti che abbiamo avuto nell’Appennino in precedenza e in particolare mi riferisco a quelli dell’Aquila del 2009 e quelli dell’Umbria, Marche, di Colfiorito del 1997. I terremoti superficiali danno sicuramente degli scuotimenti forti e sono terremoti dovuti all’estensione della crosta dell’Appennino, quindi sono faglie estensionali o faglie normali.

D. – I precedenti di ieri, anche nelle Eolie, potevano essere dei campanelli d’allarme?

R. – Direi proprio di no. La sismicità in Italia c’è e non c’era nessuna avvisaglia. Possiamo dire che continuerà sicuramente per molti giorni un po’ in tutta questa fascia.








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