2016-08-22 13:37:00

La Settimana teologica del Meic dedicata alla corruzione


Dal 22 al 26 settembre, al monastero di Camaldoli, si svolgerà la Settimana teologica promossa dal Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic). Il tema scelto nell'anno del Giubileo è la corruzione: “La ruggine della vita, la piaga della società: nessuna speranza per corrotti e corruttori?”. I lavori si propognono di indagare come il credente possa affrontare questa piaga sociale, diventata purtroppo un diffuso malcostume sociale. Maria Carnevali ha intervistato Giuseppe Elia, presidente del Meic:

R. – La Settimana teologica del Meic è un’iniziativa che ripetiamo ogni anno e ogni volta è dedicata a un tema differente. Quest’anno, è dedicata al tema della corruzione che sarà esaminato da vari punti di vista: sotto il versante teologico nella prima giornata, poi quello biblico e della spiritualità. Poi, ci sarà una riflessione di natura teologico-morale e infine una lettura di tipo politico sociale.

D. – Perché quest’anno è stato scelto il tema della corruzione? Come è legato all’indizione dell’Anno della Misericordia?

R. – A noi pareva importante affrontare questo tema per il fatto che la questione della corruzione è diventata molto rilevante all’interno della realtà del nostro Paese e che è stata ampiamente richiamata da Papa Francesco in molti suoi interventi. Ci sembrava importante riflettere su questo tema proprio in questo Anno dedicato alla misericordia perché è solo riconoscendo la complessità del problema che si può poi avviare un vero percorso di riconciliazione e di misericordia.

D. – Come affrontare la tematica della corruzione dal punto di vista della fede? Come curare spiritualmente questa piaga della società?

R. – Noi abbiamo deciso di affrontare questo tema anche per una ragione: il rischio della corruzione è un rischio sempre presente nella vita di ogni persona e nella vita di ogni cristiano. Quindi, credo che una forte riflessione, anche a partire dai grandi temi della spiritualità, ci possa aiutare a comprendere fino in fondo i pericoli che noi corriamo e anche individuare dei percorsi che siano di conversione nelle nostre comunità, delle nostre associazioni e anche percorsi di conversione personale.

D. – La corruzione troppo spesso entra nelle pratiche di vita quotidiana, così come nelle dinamiche istituzionali e pubbliche. Qual è l’origine del comportamento corrotto?

R. – Credo che il problema della corruzione abbia cause molto, molto complesse che vanno indagate nel fatto che le persone hanno scarsa sensibilità dal punto di vista delle relazioni interpersonali e quindi la tendenza fortissima anche all’individualismo, alla preminenza della soggettività rispetto alla dimensione comunitaria, porta a comportamenti che sono legati anche alla corruzione. Credo però che il problema sia più complesso perché dietro, oltre i comportamenti di tipo personali, ci sono delle situazioni di corruzione più ampie che riguardano le stesse istituzioni e le forme di vita comunitaria.

D. – Di quali armi il credente si deve dotare per affrontare situazioni in cui le scorciatoie sembrano inevitabili o in cui è vittima di corruzione?

R. – Io credo che il credente abbia in sa un’arma potentissima: il valore profondo della sua fede, della fede cristiana. Credo che, mantenendo fede a questa nostra originaria vocazione, noi possiamo trovare, individuare, identificare le armi per superare e per vincere anche le tentazioni di corruzione.

D. – Come questo fenomeno può derivare dalla secolarizzazione e dal non riconoscere più Dio come un Padre che provvede?

R. – Certamente, certi fenomeni di secolarizzazione che noi vediamo sono in qualche misura all’origine della corruzione. Ritengo che anche nel mondo laico ci sia una forte esigenza di recuperare quei valori di solidarietà che, quando mancano, si favoriscono questi fenomeni di corruzione.

D. – Avete delle proposte politico-sociali per combattere la corruzione a tutti i livelli?

R. – Questo è un aspetto che credo indagheremo maggiormente nella Settimana teologica. Occorre un lavoro molto, molto forte anche sul piano culturale, educativo. Credo che questi siano terreni su cui bisognerà misurarsi nel prossimo futuro. Attraverso delle norme o leggi più severe non si può risolvere un problema che invece può essere anche molto radicato all’interno della vita quotidiana e appartenere a modi di vita che devono essere profondamente e riformati.








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