2016-08-21 09:48:00

India, mons. Machado: sistema caste opprime soprattutto i cristiani


Questa domenica viene celebrata in India la 33.ma edizione  della “Justice Sunday”, promossa fin dal 1983 e organizzata dalla Conferenza episcopale indiana. Finalità della ricorrenza, che viene celebrata ogni anno nella domenica successiva al 15 agosto, festa dell’indipendenza del Paese, è quella di rendere le persone e le istituzioni più sensibili nei confronti della società, così da rispondere meglio alle richieste di giustizia. Marina Tomarro ne ha parlato con l’arcivescovo di Vasai, mons. Felix Machado:

R. – E’ importante perché ovunque c’è bisogno di giustizia. Però, siccome nel nostro Paese c’è il sistema delle caste, è necessario celebrare questa Giornata. La gente è oppressa ingiustamente solo perché appartiene all’una o all’altra casta. Quest’anno, è importante anche perché questa Giornata ricorre durante l’Anno della Misericordia. Perciò abbiamo scelto il tema “Giustizia e misericordia”. Non possiamo avere pazienza perché accadono atti di ingiustizia e la gente risponde con ancor maggiore ingiustizia e questa catena non si ferma. Per questo vogliamo raccogliere seriamente l’appello del Santo Padre, per cui per rispondere alle ingiustizie che sperimentiamo ogni giorno dobbiamo usare questa medicina di misericordia …

D. – Spesso proprio i cristiani sono vittime di forti ingiustizie, in India: cosa fare?

R. – I cristiani mai rinunciano all’insegnamento di Gesù. Il Vangelo in India dev’essere predicato con misericordia, perché l’India ha una tradizione di religiosità da migliaia di anni; in India, il senso del sacro è ancora molto vivo, ma nella religiosità della gente non c’è questo aspetto della misericordia. Quando i cristiani sono attaccati, quando i cristiani sono trattati ingiustamente, mai hanno risposto ma sempre abbiamo seguito il Vangelo di Gesù. In India ci si nota per questo e credo che questo sia una caratteristica del Vangelo. Quando a volte accade che i cristiani siano perseguitati e perfino uccisi, la nostra risposta è sempre una risposta di misericordia, di perdono. La catena dell’odio si potrà spezzare soltanto con la misericordia.

D. – Molto sentita è anche la questione legata ai diritti dei “dalit”. Cosa può fare la Chiesa per aiutare queste persone?

R. – La Chiesa in India è veramente molto unita attorno ai “dalit”, perché i nostri fratelli “dalit” soffrono tanto di questa ingiustizia. C’è una legge che riconosce privilegi ai “dalit” di altre religioni, ma non ai “dalit” cristiani e anche musulmani, ma riguarda soprattutto i cristiani: la nostra Chiesa in India, oggi, è maggiormente composta dai “dalit”; ma questi “dalit” per iniziare a migliorare il proprio livello di vita hanno bisogno di essere un po’ supportati. Questa legge è veramente ingiusta: nel 1950 questa legge è stata estesa anche ai cristiani “dalit”. Quindi, la Chiesa intera è unita per chiedere al governo questo diritto per i nostri “dalit”.

D. – Anche le donne subiscono gravi ingiustizie. Cosa fare per loro?

R. – L’India è un po’ particolare, la cultura insegna questo ingiusto potere degli uomini; i bambini sono cresciuti in questa cultura. Allora è difficile, ma oggi molte donne hanno preso coscienza di questa ingiustizia e noi, la Chiesa, le supportiamo. Proprio oggi ho discusso alcune cose con alcune donne della mia diocesi, su come dobbiamo muoverci, ma sempre come cristiani: dobbiamo fondarci sul Vangelo. Oggi Papa Francesco incoraggia anche l’India ad applicare questa eguaglianza, come dice anche la Bibbia, tra uomini e donne. Spero che arriveremo a questo, la superiorità dell’uomo sulla donna è un elemento veramente grave nella nostra cultura. Ma per noi c’è il Vangelo, che illumina la nostra lotta.








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