È incentrata sulla tutela della vita, in ogni sua fase, la lettera pastorale diffusa da mons. Charles Scicluna e mons. Mario Grech, vescovi di Malta e Gozo, in occasione della Solennità dell’Assunzione di Maria. In primo luogo, i presuli ricordano i recenti attentati terroristici avvenuti in Francia, in Germania, in Iraq, e costati la vita a molte persone, tra cui padre Jacques Hamel, ucciso sull’altare. “Questi atti crudeli contro la vita sono stati uno shock per tutti noi”, commentano i vescovi maltesi.
Terrorismo e “cultura dello scarto”
Ma non si tratta solo di questo: “Oggi il diritto
alla vita è minacciato anche in modi meno drammatici, ma non per questo meno terribili”,
come “la cultura dell’usa-e-getta con cui gli esseri umani vengono scartati come rifiuti”,
perché “si dà priorità al denaro e non alle persone”. Tale cultura – sottolineano
mons. Scicluna e mons. Grech, in linea con il magistero di Papa Francesco – “uccide
i bambini non ancora nati, abbandona gli anziani, emargina i disabili, valuta le persone
in base al loro potenziale economico e consumistico, è ingiusta nei confronti dei
poveri”. Tipico di questa cultura è anche “lo sfruttamento dell’ambiente che arricchisce
pochi e ruba a molti”.
Vita è dono di Dio, proteggerla dal concepimento alla morte naturale
Di qui, il richiamo dei vescovi maltesi a “proteggere
la vita sempre, ovunque ed in ogni sua fase”, “dal concepimento e fino alla morte,
specialmente quando una persona si trova in una posizione vulnerabile o svantaggiata”,
anzi: lavorando “insieme per migliorarne la qualità”. “Noi cristiani – sottolineano
i presuli – abbiamo il dovere speciale di amare la vita, perché per noi essa è un
dono di Dio che ne è l’unico padrone, dall’inizio alla fine”. “Nessun essere umano,
di conseguenza – continua la Chiesa di Malta – può arrogarsi il diritto di distruggere
la vita innocente di un altro o di considerare alcune persone come prive di valore
o come ostacoli”.
No all’eutanasia: il valore della vita non dipende dalla salute
Quindi, i presuli guardano al dibattito, in corso
nel Paese, relativo all’eutanasia: a luglio, infatti, il governo ha respinto un progetto
di legge relativo alla legalizzazione della così detta “dolce morte”, ma il tema è
ancora alla ribalta, nell’opinione pubblica e politica. “L’eutanasia è una minaccia
alla vita – sottolineano i vescovi – Comprendiamo la sofferenza fisica e psicologica
dei malati gravi e dei loro familiari, ma crediamo che il valore della vita umana
non dipenda dal fatto che una persona sia sana o sia soddisfatta della qualità della
sua esistenza”. Per questo, “l’eutanasia non può mai essere nell’interesse del paziente”.
Allarme farmaci abortivi: sì a obiezione di coscienza per operatori sanitari
Al contempo, la Chiesa di Malta ribadisce che “ogni
persona ha diritto alle cure e la società ha l’obbligo morale di fornire servizi sanitari
in difesa del diritto alla vita”. E se è vero che “ogni persona si riserva il diritto,
legale e morale, di rifiutare” l’accanimento terapeutico, è anche vero che “bisogna
fornire le cure necessarie ad alleviare il dolore psicofisico dei malati, fino alla
morte naturale”. Allo stesso modo, i vescovi richiamano l’importanza di tutelare la
vita sin dal concepimento, mettendo in guardia dai farmaci abortivi, esortando i fedeli
a “prendere decisioni responsabili in favore della vita” e chiedendo il rispetto del
diritto all’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari.
Incentivare cure palliative e assistenza di qualità per malati terminali
In generale, poi, mons. Scicluna e mons. Grech sottolineano
che “una società mostra il suo volto misericordioso quando le persone vulnerabili
vengono sostenute ed aiutate”. Per questo, è necessario che Malta “rafforzi i servizi
sanitari” di qualità, in particolare quelli relativi alle cure palliative e all’assistenza
per i malati terminali. Il pensiero va anche ai familiari dei pazienti, all’amore
con cui spesso accompagnano i loro cari nei momenti difficili: “Questo – sottolineano
i vescovi maltesi – è un bellissimo gesto di umanità”. Di qui, l’appello conclusivo
rivolto dai presuli a tutti i fedeli affinché “incrementino le opere di misericordia
e continuino ad impegnarsi in modo tale che nessuna persona, a Malta, potrà mai essere
abbandonata alla malattia”. (I.P.)
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