La paura del burkini “appare strumentale. Dobbiamo imparare a vivere insieme”: così mons. Nunzio Galantino commenta la scelta della Francia di vietare, in spiaggia, l’abbigliamento musulmano femminile. In un’intervista al “Corriere della Sera”, il segretario generale della Cei invita alla “conoscenza di simboli di altre culture ed alla loro accettazione, quando non ledano le esigenze della sicurezza”. Il servizio di Isabella Piro:
Andare oltre “le banalità e le strumentalizzazioni”, lasciandosi guidare da “ragionevolezza e responsabilità”: è questo l’auspicio di mons. Galantino, di fronte al dibattito scatenato, in Francia, dal divieto del burkini sulle spiagge. Un divieto partito dai sindaci della Costa Azzurra e rilanciato dal ministro dell’Interno, Manuel Valls, in nome della laicità dello Stato, della sicurezza e dell’igiene.
Tutelare libertà di religione, coscienza ed opinione
“Ogni persona ha diritto a mostrare la propria fede
anche nell’abbigliamento, se lo ritiene opportuno – dice mons. Galantino – Si vigili
che non vi siano usi strumentali dei simboli religiosi, ma se ne garantisca la piena
libertà”, legata alla “libertà di coscienza, di opinione e di religione”. Infatti,
continua il segretario generale della Cei, “la libertà da riconoscere ai simboli religiosi
va considerata alla pari della libertà di esprimere i propri convincimenti e di seguirli
nella vita pubblica”.
Richiamo al buonsenso, anche per i musulmani
Di qui, il richiamo del presule al “buonsenso” perché
“è difficile immaginare che una donna che entra in acqua stia realizzando un attentato”
ed è “paradossale che ci si allarmi” per una donna “troppo vestita” che fa il bagno
al mare. Altrettanto buonsenso, però, mons. Galantino lo chiede alle comunità musulmane,
affinché la libertà che rivendicano per seguire le proprie tradizioni “non limiti
la nostra sicurezza”.
Uccisione di padre Hamel, “un fatto mostruoso”
L’intervista del “Corriere della Sera” si allarga,
poi, ai recenti attentati in Francia e, in particolare, alla morte di padre Jacques
Hamel, sgozzato in Chiesa, sull’altare: “È stato un fatto mostruoso”, dice mons. Galantino,
esprimendo poi apprezzamento per “la buona reazione di condanna di quel gesto da parte
di ambienti musulmani”. Si è trattato di una reazione “non ancora sufficiente – specifica
il presule – ma più forte rispetto ad ogni precedente occasione”.
Sì a costruzione di nuove moschee, ma controlli severi sul loro uso
Quanto alla presenza di musulmani in Chiesa, in segno
di solidarietà, il segretario generale della Cei afferma: “Si possono trovare modalità
meno invasive, ma ugualmente forti e significative. Non è necessario che l’abbraccio
avvenga in Chiesa o in moschea”. Ed alla costruzione di nuove moschee in Italia, mons.
Galantino si dice favorevole, purché ci siano “controlli severi dell’uso” che se ne
fa. Perché – conclude – “il musulmano che si vede negare il diritto a pregare in un
luogo dignitoso è più vicino alla radicalizzazione di uno che si vede accolto in quell’esigenza
prioritaria”.
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