2016-08-16 09:17:00

Friuli: a Illegio una mostra racconta il viaggiare dell'uomo


È indubbiamente una periferia, Illegio, piccolo borgo di montagna in provincia di Udine, abitato da 350 persone. Lo è a maggior ragione perché sta in quel territorio del Friuli, la  Carnia, dove da decenni continua una grave emorragia di abitanti e di intelligenze. Per questo ciò che sta accadendo ad Illegio dal 2004, grazie all’impegno del locale Comitato di San Floriano, sa di miracoloso ed è l’arrivo di migliaia di persone, arrivo che mette in moto tutta un’economia, richiamate dalla bellezza, del luogo e della mostra d’arte che il borgo propone ad ogni estate. “Oltre. In viaggio con cercatori, fuggitivi, pellegrini”,  il soggetto di quest’anno. L’esposizione racconta la storia del viaggiare umano, attraverso un percorso di quarantacinque dipinti dal Quattrocento al Novecento, provenienti da trenta collezioni d’Europa. Da Lorenzo Monaco a Botticelli, da Bassano a Francesco Guarino, da Bruegel a Jordaens. Resterà aperta fino al 9 ottobre. Al microfono di Adriana Masotti, ascoltiamo don Alessio Geretti, viceparroco ad Illegio e curatore della mostra:

R. – Questo soggetto è nato da suggestioni e stimoli contenuti nella Sacra Scrittura e nelle grandi pagine della letteratura antica. Il primo grande uomo di fede della Bibbia, con cui Dio inizia una vera e propria storia dell’alleanza e della salvezza, Abramo, si trova a rispondere a un invito divino, che è quello di “mettersi in cammino”, di partire. Ma così poi si continua in tutte le pagine della Bibbia fino agli apostoli, quando l’invito di Gesù a credere in Lui si traduce in quel: “Seguimi”. Quindi, per noi credenti, viaggiare e credere sono sinonimi. Questo però è anche comune a quelle pagine della letteratura antica - basti pensare all’”Odissea” - che raccontano la condizione umana in generale come una condizione di itineranza. Questo è il motivo di fondo per cui abbiamo pensato che fosse un tema capace di toccare il cuore di tutti. Ma nello stesso tempo anche qualcosa dell’attualità ci stimola, perché è evidente che le grandi migrazioni della nostra stagione e le scene, a volte angosciose, di profughi e fuggitivi che abbiamo visto e che vediamo in continuazione, ci interpellano. E anche qui, ricordarci che la stessa famiglia di Gesù è stata profuga o che nella letteratura antica Enea, il fondatore della grande civiltà romana, era un profugo: questo ci aiuta forse a guardare a quello che sta accadendo con un occhio meno prevenuto, più intelligente.

D. – Si può andare “oltre” in tanti modi e la scelta delle opere indica proprio un percorso e le diverse facce dell’essere in cammino, che lei già ha citato…

R. – Sì, la mostra raccoglie le opere nelle sale accostando anche con criterio storico-artistico i vari oggetti d’arte, in modo che tavole del primo Quattrocento fiorentino o capolavori del Barocco fiammingo possano essere a confronto tra loro, ad esempio. Ma il criterio precedente a questo è di carattere iconografico. E dunque, per categorie di viaggiatori e per iconografie correlative, la mostra procede raccontando prima dei pellegrini della Bibbia e della storia cristiana fino al Medioevo; poi dei cercatori che si muovono per impulso divino, celeste, misterioso; quindi raccontando dei profughi, dei fuggitivi di vario genere; raccontando per concludere, di quell’estremo viaggio che è verso l’oltre più oltre che ci si possa immaginare: cioè l’aldilà, con il viaggio dantesco per esempio, e quello di Orfeo per recuperare l’amatissima Euridice.

D. – Qualche esempio di autori le cui opere sono esposte a Illegio?

R. – Solo per ricordarne alcuni, ve ne sono di grandissimi: per esempio Sandro Botticelli, con una Adorazione dei Magi che viene dagli Uffizi di Firenze. Si può pensare a Jacob Jordaens, che è con Peter Paul Rubens uno dei due più importanti esponenti del Barocco fiammingo; e Jordaens ha dipinto un gigantesco Fuga della Sacra Famiglia verso l’Egitto per la regina Cristina di Svezia, che dalla Svezia è arrivato a Illegio. Si può pensare a Jan Brueghel, il figlio di Peter il Vecchio, che ha dipinto una squisita e fantasiosissima tavoletta nella quale si vede la discesa di Orfeo agli Inferi. Si può pensare a Lorenzo Monaco, il fiorentino Pietro di Giovanni che poi diventa camaldolese prendendo il nome di Lorenzo, che ha lasciato un testamento spirituale nell’ultima opera da lui dipinta, che vediamo nella mostra a Illegio: questa è un Miracolo di San Nicola per salvare i pellegrini che venivano ad incontrarlo e venerarlo nella sua Chiesa a Mira in Oriente.

D. – E in quanto a visitatori, come sta andando la mostra quest’anno?

R. – Sta andando molto, molto bene. È in crescita rispetto alla mostra dello scorso anno, che già è stata uno dei nostri migliori risultati. Quest’anno, per adesso, abbiamo un 15% di visitatori in più. E credo che nel nostro piccolo paese – in questo graziosissimo borgo alpino che è Illegio, dove vivono solo 350 simpatici abitanti – quest’anno arriveremo a 30mila visitatori circa.








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