2016-08-16 12:50:00

Aleppo, vicina intesa Usa-Russia. Jet Mosca schierati in Iran


La Russia fa sapere di aver schierato aerei militari in Iran per effettuare raid sulla Siria. Le prime operazioni aeree – informa Mosca – sono state eseguite questa mattina. Sarebbe inoltre imminente secondo il Cremlino un accordo con gli Usa per liberare Aleppo dal sedicente Stato Islamico, ma Washington frena. Secondo la tv Al Jazeera oggi i raid russi avrebbero provocato  oltre 60 morti. Paolo Ondarza:

Bombardieri russi Tu-22M3 e Su34 sono schierati nell’aerodromo iraniano di Hamadan e già oggi hanno condotto raid sulla Siria. Lo riferisce Mosca insieme alla notizia di un vicino accordo con Washington per liberare Aleppo dall’occupazione dei jihadisti dell’Is. Gli Usa non confermano: “nulla da annunciare in questo momento” commenta il dipartimento di Stato americano. Intanto l’Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia la morte di almeno 20 civili, fra i quali 3 bambini, nel corso delle incursioni aeree sulle aree di Aleppo, come i quartieri di  Al Sakhur e Al Bab, fuori dal controllo governativo. Forte la denuncia: oltre 2700 i civili uccisi dai raid russi da settembre 2015. Secondo l’emittente panaraba Al Jazeera inoltre le operazioni aeree di Mosca avrebbero provocato 63 morti nelle aree intorno ad Aleppo, Homs, Idlib e Deir Ez zor. Si ipotizza anche l’uso di bombe al fosforo contro il quartiere di Zabadiya, ad est di Aleppo, controllato dall'opposizione, ma manca una conferma indipendente. 

 

Russia e Stati Uniti sono vicini a un accordo su operazioni congiunte per liberare Aleppo dalla morsa dell’assedio. Il ministro della Difesa russo, Shoigu, spiega che l’obiettivo è far tornare le persone nelle loro case. Più cauti i toni del dipartimento di Stato Usa, secondo cui non vi è ancora nulla da annunciare. Intanto, per la prima volta jet di Mosca si sono partiti da basi iraniane per colpire obiettivi di diversi gruppi jihadisti. Il servizio di Marco Guerra:

I contatti tra americani e russi per mettere a punto un’azione comune per liberare Aleppo sono regolari, ha spiegato il ministro della Difesa russo, Serghiei Shoigu. Secondo la Cbs, colloqui diretti tra le due parti continuano a Ginevra e non esiste una scadenza, ma l'auspicio è di raggiungere un’intesa prima che il presidente Obama e quello russo Putin si incontrino i primi di settembre per il G20. L’accordo riguarderebbe solo Aleppo ma rappresenterebbe comunque un punto di svolta nell’ottica di tutto il conflitto in Siria, rispetto al quale Usa e Russia finora si sono schierati su posizioni quasi opposte. Sempre più stretta intanto la cooperazione tra Mosca e Teheran. La Russia ha schierato bombardieri in Iran, nell'aeroporto Hamadan, che sono entrati in azione oggi colpendo depositi, campi d'addestramento e posti di comando dei miliziani che operano nella zona di Aleppo. Sulla possibile collaborazione tra Stati Uniti e Russia sentiamo il parere di Alberto Negri, esperto dell'area mediorientale per “Il Sole 24 Ore:

R. – Stati Uniti e Russia stanno negoziando da mesi sulla questione siriana. Il problema non è questo, ma capire cosa si vuole fare davvero dopo dell’Is. Gli Stati Uniti avevano già proposto alla Russia una soluzione di spartizione in zone di influenza tra il centronord a Bashar al Assad, alla Siria e all’Iran, cioè al cosiddetto “asse della resistenza”, e il nord sotto l'influenza degli Stati Uniti. La realtà è che la tregua ad Aleppo, se ci fosse veramente, sarebbe veramente qualcosa che andrebbe a beneficio della popolazione, ma poi sul problema della sistemazione siriana credo che le questioni siano ancora più complesse e soprattutto sarà molto complesso stabilire cosa fare dell’Is dopo la sua sconfitta militare.

D. – I jet militari russi stanno partendo dall’Iran…

R. – Certamente un coinvolgimento diretto dell’Iran come piattaforma, come base per i bombardamenti russi in Siria in qualche modo introduce un ulteriore elemento che ci fa capire quale sia oggi il tipo di alleanza che c’è tra Mosca e Teheran. E' un’alleanza molto forte quella che in pratica ha portato con l’intervento russo del 30 settembre 2015 all’arrivo di truppe russe in Siria e al salvataggio del regime di Bashar al Assad. Indica che comunque nulla in quella regione, in quell’area si farà senza Mosca, tanto meno senza l’Iran.

D. – Lo Stato islamico è in ritirata su molti fronti. I peshmerga hanno conquistato alcune città nel nord della Siria e il governo iracheno avanza verso Mosul…

R. – La  guerra in Siria e la guerra in Iraq sono due situazioni diverse: in Iraq la coalizione che sta combattendo è a guida comunque americana e in qualche modo sostiene il governo sciita di Baghdad. In Siria ci sono due coalizioni: una a guida russa che sostiene Bashar al Assad e l’altra a guida americana che ha come alleati i curdi siriani e una parte delle milizie arabe. Quindi, si capisce molto bene che da una parte la conquista di Iraq capitale del Califfato in Siria e dall’altra parte l’assedio a Mosul sono due cose molto diverse. In Siria c’è in corso una sorta di "grand prix", di gran premio per arrivare per primi alla conquista di Raqqa. Certamente, il problema dei curdi è evidente: non hanno mai conquistato neppure Kirkuk dopo la caduta di Saddam Hussein, quindi è inimmaginabile che oggi possano conquistare Mosul e strapparla alle mani del Califfato e controllare un’area a grande maggioranza araba e sunnita. Questo è il problema vero della questione: le conquiste militari che verranno fatte sul Califfato determineranno anche una possibile sistemazione politica futura ritagliando delle zone di influenza. Inoltre, c’è la questione di riciclare i jihadisti del Califfato, ci stanno provando con il solito sistema. Jabhat Al Nusra, affiliata di al Qaeda, ha cambiato nome e lì confluiranno una parte di jihadisti transfughi del Califfato.

D. – Si parla tanto dell’offensiva finale su Raqqa e Mosul. Parliamo comunque soprattutto, per la seconda, di una grande citta di quasi due milioni di abitanti. È immaginabile un attacco senza prevedere decine di migliaia di vittime anche tra i civili?

R. – Infatti, nessuno ha detto che oggi stanno facendo un’offensiva su Mosul: ci sono voluti mesi per riconquistare Ramadi e poi anche Falluja, figuriamoci Mosul. Oltre tutto si tratta di una zona minata, difficile da controllare. Prima di conquistare Mosul devono rendere sicure le retrovie. Chi poi, soprattutto? L’esercito iracheno di Baghdad con il supporto magari anche degli americani, magari delle milizie sciite? Quindi, si capisce molto bene che si tratta di un’operazione delicata per il controllo di una città così ampia, così grande. Quella di Raqqa è una situazione diversa. È da tempo che si trova sotto pressione delle truppe siriane e anche dei russi. Raqqa è una città che, se venisse conquistata, comunque darebbe a chi se la porta a casa in qualche modo una certa legittimazione sul piano internazionale. Ecco perché c’è questa concorrenza fra la coalizione a guida americana e quella a guida russa.








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