2016-08-12 09:41:00

A caccia di radici sublacensi, nella terra di San Benedetto


Scavare a fondo nelle tradizioni gastronomiche, musicali e dialettali di Subiaco alla ricerca delle radici in comune dei popoli dell’alta valle dell’Aniene. O meglio le “rajche” - come si usa dire nel dialetto del paese in provincia di Roma - un vero tesoro da preservare di fronte all’avanzare inesorabile del tempo attraverso una manifestazione che permette a tutti di sentirsi sublacensi. All’ombra della Rocca Abbaziale che fu dimora dei Barberini, dei Colonna e di Lucrezia Borgia, dal 26 al 28 agosto torna l’appuntamento con “Rajche, radici in comune”, tre giornate dedicate alla cultura locale e dialettale tra poesie, stornelli e canti popolari.

A fare da cornice alla manifestazione sarà lo splendido centro storico di Subiaco, costruito su una rupe di roccia che domina la campagna circostante, che conserva dei veri e propri gioielli come la Rocca Abbaziale medievale, la trecentesca chiesa di San Francesco e quelle neoclassiche di Sant'Andrea e di Santa Maria della Valle. A pochi chilometri dall’abitato è possibile visitare i monasteri di Santa Scolastica, l’unico fra i dodici voluti da San Benedetto nella valle sublacense sopravvissuto ai terremoti e alle distruzioni saracene, e quello del Sacro Speco, eretto nella curvatura di una alta parete di roccia e sorretto da nove alte arcate, con il suggestivo labirinto interno fatto di ambienti di vita quotidiana, piccole chiese e cappelle scavate nella roccia.

Delle Rajche e di come Subiaco si appresta a vivere queste giornate di festa e di valorizzazione di antiche tradizioni, parla ai nostri microfoni Francesco Checchi, Presidente dell’Associazione  Culturale Rajche








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