In Siria, un ospedale supportato da Medici senza frontiere (Msf), nella provincia siriana di Idlib controllata dai ribelli, e' stato distrutto da raid aerei sabato 6 agosto. Lo rende noto oggi l'organizzazione, secondo la quale 4 membri dello staff dell'ospedale e altre 9 persone - tra cui 5 bambini e 2 donne - sono stati uccisi in due attacchi aerei che hanno colpito direttamente l'ospedale e in altri attacchi che hanno colpito le vicinanze.
E non si fermano i combattimenti ad Aleppo, dove infuria la battaglia tra le forze ribelli e l’esercito di Assad che assedia la città. Centinaia i morti in questi giorni. A pagarne le conseguenze sono i civili e soprattutto i bambini come ha denunciato ieri il Papa all’Angelus che ha puntato il dito contro “la mancanza della volontà di pace dei potenti” in una guerra che dura da oltre 5 anni. Sulle parole del Papa, ascoltiamo il commento del nunzio in Siria, mons. Mario Zenari, raggiunto telefonicamente a Damasco da Sergio Centofanti:
R. – Il Papa adopera delle parole forti: “E’ inaccettabile - dice - che tante persone inermi, civili e soprattutto tanti bambini paghino il prezzo di questo conflitto”. E qui vorrei ricordare anche il continuo richiamo delle Nazioni Unite ai belligeranti, il grave obbligo che hanno i belligeranti di rispettare il diritto umanitario internazionale, a cominciare dalla protezione dei civili … Ban Ki-moon non cessa di ripetere che anche la guerra ha delle regole … Purtroppo, per quanto riguarda la protezione dei civili, si è rivelato un fallimento in questi cinque anni e mezzo di guerra: se pensiamo che quotidianamente sono colpiti ospedali, scuole, mercati popolari, addirittura campi profughi, chiese, moschee; se pensiamo che la popolazione civile innocente è stata più volte ormai nel corso degli ultimi tre anni vittima, per esempio, dell’arma chimica: la comunità internazionale ha accertato, purtroppo, l’uso di questa arma chimica anche se non ha ancora individuato i colpevoli; poi ancora vorrei ricordare la popolazione civile inerme, innocente, vittima dell’arma della fame: se pensiamo alle circa 600 mila persone assediate e poi ancora ai circa cinque milioni che vivono in località di difficile accesso a causa della guerra; ancora, vorrei ricordare la popolazione civile in alcune zone vittime dell’arma della sete: pensiamo ad Aleppo dove qualche mese fa sono state chiuse le condutture dell’acqua; pensiamo ancora ai medicinali, alle volte anche questi usati come arma: in alcune località è vietato l’accesso ai medicinali, agli strumenti chirurgici … E poi tra queste vittime civili – come ben ricorda il Papa – ci sono i bambini: e qui fino a un anno fa, le statistiche parlavano di circa 14 mila vittime tra i bambini e i minorenni morti in Siria, ai quali poi vanno aggiunti quelli morti nelle traversate del mare, alcuni di questi bambini morti per fame, diversi mutilati … Ho visto in più di un’occasione a Damasco, ancora due giorni fa, bambini che andando o tornando da scuola sono stati colpiti da schegge di mortai, che hanno avuto arti amputati … Ho visto un altro bambino con un occhio trapassato da una scheggia, un altro ha avuto il fegato trapassato da una scheggia … quanti ne ho visti! E poi ancora questi bambini in certe località e anche in certi campi profughi sono soggetti ad abusi sessuali, le bambine a matrimoni precoci; abbiamo il triste fenomeno dei bambini-soldato, abbiamo più di due milioni di bambini non scolarizzati … Quindi, direi che questo richiamo del Papa è molto, molto opportuno …
D. – Il Papa ha parlato di mancanza di volontà di pace dei potenti …
R. – Qui si tocca con mano come purtroppo la Siria sia divenuta un campo di battaglia per interessi geopolitici regionali e internazionali. Sempre di più è diventato evidente che è una guerra per procura; è una guerra molto complicata e qui si esigerebbe – come dice anche il Papa – una volontà più forte, più decisa da parte dei potenti per poter calmare questa terribile guerra.
D. – Qual è la situazione dei cristiani?
R. – La situazione dei cristiani dipende dalle zone in cui si trovano; sono esposti, come tutti, a queste sofferenze. Per quanto riguarda le zone tenute dallo Stato islamico, non abbiamo più comunità, come a Deir Ezzor, come a Raqqa: lì i cristiani sono partiti ancora prima che arrivasse lo Stato islamico. Abbiamo tre parrocchie tenute da Francescani nel Nord Ovest, nella zona di Idlib: è una zona molto, molto “calda”, una zona sotto il dominio di quello che fino a quale giorno fa si chiamava “al Nusra”. Lì vive circa un migliaio di cristiani: sopravvivono; hanno la possibilità di frequentare la chiesa, di pregare, ma non possono manifestare all’esterno la loro fede né con le croci né con il suono delle campane. Questa è la zona più “calda” in cui stanno vivendo i cristiani in Siria. E poi c’è la zona di Aleppo nella zona ovest, che è sotto il controllo dell’esercito: però, l’ho visitata un mese e mezzo fa, alla fine di maggio; questi nostri quartieri cristiani sono posti proprio sulla linea di demarcazione e lì ho visto le nostre cattedrali, come anche quelle ortodosse, distrutte: una cosa impressionante. Quindi, i cristiani delle nostre comunità di Aleppo sono attualmente quelli più esposti a tiri di mortai e bombe.
D. – Quali sono le prospettive per la Siria, oggi?
R. – Difficile prevedere perché il conflitto è andato assumendo ogni anno aspetti particolari, complicazioni … Sono implicate diverse parti e questo è quello che lo rende molto difficile. All’inizio appariva una guerra civile, che già è una catastrofe; ma a questa si è aggiunta poi una guerra per procura, è subentrata poi un’altra guerra a complicare tutto ed è questa guerra dell’Isis, di Daesh, dello Stato islamico che ha portato ancora sofferenze enormi. E a questo proposito, parlando della sofferenza dei civili, vorrei ricordare quello che le Nazioni Unite, soprattutto in queste zone – anche in Siria, dove c’è questo Stato islamico – parlano ormai di un genocidio della popolazione yazida ad opera dell’Isis, dove in alcune zone le donne e le ragazze addirittura sono vendute e comperate al mercato come fossero delle bestie: a che punto siamo arrivati! A che punto la popolazione civile paga le terribili conseguenze di questa guerra così complicata!
D.- Il Papa ha anche invitato a essere vicini alla Siria: ma come essere solidali con il popolo siriano?
R. – Ieri il Papa ha usato un’arma: noi abbiamo quest’arma in cui crediamo; ed è l’arma, anzitutto, della preghiera. E’ stato un bel momento, quando ha chiamato tutti a pregare in silenzio e poi a pregare insieme la Vergine Maria per la pace. Crediamo in quest’arma della preghiera. E poi la solidarietà: la solidarietà fattiva per venire incontro a questa sofferenza e a questa povertà che cresce di giorno in giorno; la solidarietà che fa sì che non si dimentichi questa tragedia che stanno soffrendo tanti nostri fratelli e sorelle.
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