2016-08-08 12:40:00

Nunzio a Damasco: popolazione siriana devastata da guerra per procura


In Siria, un ospedale supportato da Medici senza frontiere (Msf), nella provincia siriana di Idlib controllata dai ribelli, e' stato distrutto da raid aerei sabato 6 agosto. Lo rende noto oggi l'organizzazione, secondo la quale 4 membri dello staff dell'ospedale e altre 9 persone - tra cui 5 bambini e 2 donne - sono stati uccisi in due attacchi aerei che hanno colpito direttamente l'ospedale e in altri attacchi che hanno colpito le vicinanze.

E non si fermano i combattimenti ad Aleppo, dove infuria la battaglia tra le forze ribelli e l’esercito di Assad che assedia la città. Centinaia i morti in questi giorni. A pagarne le conseguenze sono i civili e soprattutto i bambini come ha denunciato ieri il Papa all’Angelus che ha puntato il dito contro “la mancanza della volontà di pace dei potenti” in una guerra che dura da oltre 5 anni. Sulle parole del Papa, ascoltiamo il commento del nunzio in Siria, mons. Mario Zenari, raggiunto telefonicamente  a Damasco da Sergio Centofanti:

R. – Il Papa adopera delle parole forti: “E’ inaccettabile - dice - che tante persone inermi, civili e soprattutto tanti bambini paghino il prezzo di questo conflitto”. E qui vorrei ricordare anche il continuo richiamo delle Nazioni Unite ai belligeranti, il grave obbligo che hanno i belligeranti di rispettare il diritto umanitario internazionale, a cominciare dalla protezione dei civili … Ban Ki-moon non cessa di ripetere che anche la guerra ha delle regole … Purtroppo, per quanto riguarda la protezione dei civili, si è rivelato un fallimento in questi cinque anni e mezzo di guerra: se pensiamo che quotidianamente sono colpiti ospedali, scuole, mercati popolari, addirittura campi profughi, chiese, moschee; se pensiamo che la popolazione civile innocente è stata più volte ormai nel corso degli ultimi tre anni vittima, per esempio, dell’arma chimica: la comunità internazionale ha accertato, purtroppo, l’uso di questa arma chimica anche se non ha ancora individuato i colpevoli; poi ancora vorrei ricordare la popolazione civile inerme, innocente, vittima dell’arma della fame: se pensiamo alle circa 600 mila persone assediate e poi ancora ai circa cinque milioni che vivono in località di difficile accesso a causa della guerra; ancora, vorrei ricordare la popolazione civile in alcune zone vittime dell’arma della sete: pensiamo ad Aleppo dove qualche mese fa sono state chiuse le condutture dell’acqua; pensiamo ancora ai medicinali, alle volte anche questi usati come arma: in alcune località è vietato l’accesso ai medicinali, agli strumenti chirurgici … E poi tra queste vittime civili – come ben ricorda il Papa – ci sono i bambini: e qui fino a un anno fa, le statistiche parlavano di circa 14 mila vittime tra i bambini e i minorenni morti in Siria, ai quali poi vanno aggiunti quelli morti nelle traversate del mare, alcuni di questi bambini morti per fame, diversi mutilati … Ho visto in più di un’occasione a Damasco, ancora due giorni fa, bambini che andando o tornando da scuola sono stati colpiti da schegge di mortai, che hanno avuto arti amputati … Ho visto un altro bambino con un occhio trapassato da una scheggia, un altro ha avuto il fegato trapassato da una scheggia … quanti ne ho visti! E poi ancora questi bambini in certe località e anche in certi campi profughi sono soggetti ad abusi sessuali, le bambine a matrimoni precoci; abbiamo il triste fenomeno dei bambini-soldato, abbiamo più di due milioni di bambini non scolarizzati … Quindi, direi che questo richiamo del Papa è molto, molto opportuno …

D. – Il Papa ha parlato di mancanza di volontà di pace dei potenti …

R. – Qui si tocca con mano come purtroppo la Siria sia divenuta un campo di battaglia per interessi geopolitici regionali e internazionali. Sempre di più è diventato evidente che è una guerra per procura; è una guerra molto complicata e qui si esigerebbe – come dice anche il Papa – una volontà più forte, più decisa da parte dei potenti per poter calmare questa terribile guerra.

D. – Qual è la situazione dei cristiani?

R. – La situazione dei cristiani dipende dalle zone in cui si trovano; sono esposti, come tutti, a queste sofferenze. Per quanto riguarda le zone tenute dallo Stato islamico, non abbiamo più comunità, come a Deir Ezzor, come a Raqqa: lì i cristiani sono partiti ancora prima che arrivasse lo Stato islamico. Abbiamo tre parrocchie tenute da Francescani nel Nord Ovest, nella zona di Idlib: è una zona molto, molto “calda”, una zona sotto il dominio di quello che fino a quale giorno fa si chiamava “al Nusra”. Lì vive circa un migliaio di cristiani: sopravvivono; hanno la possibilità di frequentare la chiesa, di pregare, ma non possono manifestare all’esterno la loro fede né con le croci né con il suono delle campane. Questa è la zona più “calda” in cui stanno vivendo i cristiani in Siria. E poi c’è la zona di Aleppo nella zona ovest, che è sotto il controllo dell’esercito: però, l’ho visitata un mese e mezzo fa, alla fine di maggio; questi nostri quartieri cristiani sono posti proprio sulla linea di demarcazione e lì ho visto le nostre cattedrali, come anche quelle ortodosse, distrutte: una cosa impressionante. Quindi, i cristiani delle nostre comunità di Aleppo sono attualmente quelli più esposti a tiri di mortai e bombe.

D. – Quali sono le prospettive per la Siria, oggi?

R. – Difficile prevedere perché il conflitto è andato assumendo ogni anno aspetti particolari, complicazioni … Sono implicate diverse parti e questo è quello che lo rende molto difficile. All’inizio appariva una guerra civile, che già è una catastrofe; ma a questa si è aggiunta poi una guerra per procura, è subentrata poi un’altra guerra a complicare tutto ed è questa guerra dell’Isis, di Daesh, dello Stato islamico che ha portato ancora sofferenze enormi. E a questo proposito, parlando della sofferenza dei civili, vorrei ricordare quello che le Nazioni Unite, soprattutto in queste zone – anche in Siria, dove c’è questo Stato islamico – parlano ormai di un genocidio della popolazione yazida ad opera dell’Isis, dove in alcune zone le donne e le ragazze addirittura sono vendute e comperate al mercato come fossero delle bestie: a che punto siamo arrivati! A che punto la popolazione civile paga le terribili conseguenze di questa guerra così complicata!

D.- Il Papa ha anche invitato a essere vicini alla Siria: ma come essere solidali con il popolo siriano?

R. – Ieri il Papa ha usato un’arma: noi abbiamo quest’arma in cui crediamo; ed è l’arma, anzitutto, della preghiera. E’ stato un bel momento, quando ha chiamato tutti a pregare in silenzio e poi a pregare insieme la Vergine Maria per la pace. Crediamo in quest’arma della preghiera. E poi la solidarietà: la solidarietà fattiva per venire incontro a questa sofferenza e a questa povertà che cresce di giorno in giorno; la solidarietà che fa sì che non si dimentichi questa tragedia che stanno soffrendo tanti nostri fratelli e sorelle.








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