2016-08-07 11:00:00

Grecia: drammatica la situazione dei migranti. Mons. Perego: "si alle quote per Paese"


Continua il flusso di migranti che dalla Siria e dall’Iraq raggiunge la Grecia attraverso la Turchia. L’accordo siglato a marzo tra Ankara e l’Ue, che prevede sostanzialmente il ritorno in Turchia per chi non ottiene il visto di rifugiato, è ora in discussione. Il presidente turco Erdogan, dopo il fallito golpe, ne ha più volte minacciato la sospensione mentre l’Europa non pensa ad un piano alternativo. Ma qual è la situazione di queste persone ora in Grecia? Michele Raviart lo ha chiesto a mons. Giancarlo Perego direttore della Fondazione Migrantes:

R. – La situazione è drammatica: il 70 per cento delle persone non è neppure in campi profughi o in strutture attrezzati. La situazione della tutela dei diritti fondamentali è veramente a rischio. Già di per sé questo accordo vede la tutela dei diritti dei rifugiati al ribasso. In questa situazione, sarebbe ancora più a rischio la tutela di tantissime persone, il 50 per cento delle quali sono bambini e minori. L’Europa dovrebbe avere maggiori garanzie di tutela dei diritti fondamentali dei richiedenti asilo e rifugiati.

D. – Che cosa prevede questo accordo, e come stava funzionando prima della crisi che ha coinvolto la Turchia?

R. – Da un alto, già l’accordo che l’Europa aveva firmato con la Turchia, che prevedeva il rimando in Turchia di tutte le persone che sbarcavano nelle isole greche, a fronte di un rientro poi, nel contesto europeo, di quote stabilite, era fortemente non tutelante i diritti dei richiedenti asilo. Dall’altro lato, l’accordo prevedeva anche che, a fronte di questa situazione di gestione dei flussi dalla Turchia, quest’ultima avrebbe avuto la possibilità di visti di ingresso per i cittadini turchi nel contesto europeo. Quindi, l’accordo funzionava già male, e funziona male, dal punto di vista della tutela; tant’è che alcune organizzazioni internazionali, compresa Caritas Europa, oltre a Medici Senza Frontiere, avevano già sottolineato la situazione drammatica dei rifugiati. La situazione attuale si è ulteriormente aggravata.

D. – C’è il rischio che questo accordo salti, e quali sono le conseguenze?

R. – Credo che l’accordo difficilmente arriverà a saltare, perché – chiaramente – ci sono interessi da entrambe le parti: da un lato, la Turchia vuole dimostrare di avere la possibilità di gestire questa situazione; dall’altro l’Europa, se l’accordo saltasse, si vedrebbe ancora moltissimi flussi di persone arrivare in Grecia, e da lì dovrebbero esserci dei canali verso l’Europa che attualmente sono tutti chiusi. Quindi ci sono interessi di entrambe le parti a fare in modo che, pur nella difficoltà, l’accordo tenga.

D. – Si parla, anche se è smentito ufficialmente, di un “piano B” – piano alternativo – o anche di un recupero di quello che era poi il piano originario, ossia una ripartizione per quote negli Stati Membri…

R. – Noi ce lo auguriamo: che l’Europa, di fatto, metta in atto quel piano che era importante, di un diritto di asilo e di un sistema nazionale asilo in tutti i 27 Paesi europei, cosa che invece manca in quasi 20 Paesi europei. E al tempo stesso, ci auguriamo che ci sia, ancora una volta, quella ricollocazione promessa dei 160mila; anche se, di fronte a questa situazione, si possa rivalutare il fatto che si creino, da parte di tutti i Paesi europei, canali umanitari per evitare che, non solo le masse, ma oggi anche il sedicente Stato islamico possa avere le risorse per tutti gli atti di terrorismo, anche dal traffico dei migranti.








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