2016-08-04 13:25:00

Aleppo sotto assedio. Mons. Audo: siamo tutti in pericolo


Nuovi drammatici scontri nella periferia di Aleppo. L'esercito fedele al regime di Bashar al-Assad continua ad avanzare costringendo i ribelli ad abbondonare importanti fette territoriali nella periferia metropolitana. La battaglia è concentrata nel lato sudoccidentale, dove i ribelli hanno lanciato un’offensiva che in tre giorni non ha visto progressi significativi. Le truppe del governo avrebbero occupato l’altopiano di Telat al-Mahoroukat e le cittadine di Khweriz e al-Amriyeh. Con la copertura dei raid russi, i militari sono avanzati nella zona sotto il controllo degli insorti, riconquistando le colline e diversi villaggi. Nei cruenti combattimenti si contano vittime tra cui diversi bambini. L'assedio ad Aleppo non accenna a placarsi, i cittadini sono costretti a vivere in condizioni disperate e a fare i conti con la scarsità di cibo e acqua. Michele Ungolo ne ha parlato con il vescovo di Aleppo, mons. Antoine Audo:

R. – Dopo aver chiuso la strada chiamata “Il castello”, che va verso la Turchia, sono un buon numero i gruppi armati che attaccano e c’è pericolo adesso a entrare in Aleppo per la strada che si chiama “Ramuse”.

D. – Da una parte l’esercito di Assad, dall’altra i ribelli: continua dunque la lotta per accaparrarsi il territorio nella periferia di Aleppo. Qual è in questo momento la situazione?

R. – Ognuno cerca di tagliare la strada all’altro gruppo perché non abbia sostegno in cibo e resistenza.

D. – Il nemico più ostico, appunto, per i civili è la fame, in questo momento...

R. – Sì. Normalmente ci sono minacce ovunque, da tutte e due le parti. Non si deve parlare di una parte soltanto, è una spirale di guerra. L’atteggiamento saggio della Chiesa e del Santo Padre deve aiutare la Siria a trovare una soluzione politica, non c’è una soluzione militare.

D. – Quanto è difficile riuscire a sopravvivere in questa situazione?

R. – E’ veramente molto difficile, veramente, perché tutti siamo in pericolo. Ho amici che sono andati ad Aleppo lunedì. Volevano tornare ad Aleppo, non sono riusciti a entrare, c’erano bombardamenti dappertutto. E’ una situazione di insicurezza e di violenza, oltre a una situazione di povertà tremenda: tutti sono diventati poveri, tutti i prezzi sono moltiplicati per 10, tutto è caro a causa della svalutazione della lira siriana. E poi non c’è lavoro.

D. – Quale potrebbe essere una soluzione per porre fine a questa strage?

R. – Tutto il popolo è stanco: questa è la verità. Per quanto riguarda la soluzione politica, basterebbe non vendere armi, non sostenere i gruppi armati per interessi politici, rispettare la realtà siriana, l’unità della Siria, la legalità della autorità siriana: questo è il vero cammino verso la pace.








All the contents on this site are copyrighted ©.