2016-08-03 14:10:00

Tunisia: premier incaricato è Youssef Chahed


In Tunisia è Youssef Chahed, attuale ministro degli Affari locali, il premier incaricato dal presidente Beji Caid Essebsi di formare il nuovo governo di unità nazionale. Sabato scorso il Parlamento di Tunisi aveva negato la fiducia al primo ministro Habib Essid, in carica dal gennaio 2015, fortemente criticato per la gestione degli affari economici e per la mancata crescita dei posti di lavoro. Perché ora la scelta è caduta su Youssef Chahed, del partito presidenziale “Nidaa Tounes”? Risponde Stefano Maria Torelli, esperto di Medio Oriente e Mediterraneo dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), intervistato da Giada Aquilino:

R. – Essebsi già nel novembre 2015 aveva voluto Chahed come membro del comitato che avrebbe dovuto risollevare le sorti del partito “Nidaa Tounes”. Sicuramente è un uomo politico abbastanza trasversale e dobbiamo tenere in considerazione il fattore generazionale. Come sottolinea la stampa tunisina stessa, finalmente per la prima volta si vede un uomo giovane. Parliamo di un uomo del 1975, ha 41 anni: se pensiamo all’età media degli ultimi presidenti, ministri e primi ministri che ha avuto la Tunisia, sicuramente c’è un cambio di direzione. Molti giovani tunisini lamentano dal 2011 in poi una scarsissima rappresentanza in politica, nonostante il ruolo attivo che hanno avuto durante le manifestazioni che portarono alla caduta di Ben Alì.

D. - Allora perché l’opposizione del “Fronte popolare” grida al complotto? Il presidente – dice - avrebbe scelto Chahed perché a lui più vicino. Hanno fondamento queste accuse?

R. - Sicuramente Chahed è vicino ad Essebsi. Ma non è una persona che ha avuto una lunga carriera politica, che possa definirlo in maniera chiara come un fedelissimo da una parte o dall’altra. Questa tra l’altro è – e qui arriviamo un po’ alle critiche che vengono mosse – l’altro lato della medaglia della giovane età di Chahed: secondo molti detrattori proprio il fatto che non abbia un’esperienza politica così lunga può non giocare a suo favore in un momento in cui la Tunisia sembra invece aver bisogno di persone molto esperte per uscire dalla crisi soprattutto economica e sociale in cui sta versando.

D. - Quali sono le ragioni della crisi economica che caratterizza questo momento storico della Tunisia?

R. – Sostanzialmente fattori strutturali dovuti ad un mercato del lavoro ed un “mercato” di giovani che non si incrociano. Quindi una fascia di giovani abbastanza alta numericamente che ha dei livelli di istruzione anche molto alti - quindi molti giovani laureati - che però  non trova sbocco in un mercato del lavoro che ancora non sembra essersi del tutto adeguato. La disoccupazione è veramente un problema endemico della Tunisia, che va avanti almeno dagli anni ’70-’80. A questi fattori se ne aggiungono anche altri culturali, con la perdita di buona parte del flusso turistico dovuto all’insicurezza del Paese: ricordiamo gli attentati che hanno colpito direttamente il turismo l’anno scorso, quello al Museo del Bardo e a Sousse. Il turismo era una fetta molto importante dell’economia tunisina. E infine un debito storicamente molto alto. Tutti questi fattori contribuiscono a far sì che la Tunisia abbia una situazione economica molto difficile. Non dobbiamo neanche dimenticare la grande disparità regionale: la Tunisia è un Paese sostanzialmente diviso in due. C’è la parte costiera, la parte dell’est, molto più sviluppata in termini di investimenti, di infrastrutture, rispetto alla parte sud-occidentale che invece è ancora molto arretrata, con tassi di povertà che sfiorano in alcuni casi il 16-17%. Quindi c’è anche il fattore di cercare di riunire queste “due Tunisie” che dovrebbe essere uno degli obiettivi strategici del Paese per i prossimi anni.

D. - Su quali equilibri si può fondare il nuovo esecutivo, visto che il movimento democratico musulmano “Ennahda” è la prima forza in Parlamento, seguito dalla formazione del presidente, “Nidaa tounes”?

R. - Ci sono queste due grandi forze politiche che continueranno a sostenere una maggioranza parlamentare e quindi anche di governo. Il problema è più programmatico direi: riuscire a disegnare innanzitutto e ad implementare poi delle misure concrete che possano aiutare la Tunisia a venir fuori dalla crisi. Non bisogna dimenticare che i problemi sociali ed economici esistono ancora e a questi si aggiunge quello gravissimo della sicurezza: la Tunisia è il primo Paese al mondo per foreign fighters.








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