2016-08-01 16:49:00

Tornando a casa: racconti di chi è stato a Cracovia


“C’erano giovani di più di 180 nazioni a Cracovia, eppure riuscivano a comunicare benissimo fra loro, scambiandosi serenità e pace. Queste ragazze e questi ragazzi ci hanno fatto vedere che la pace è possibile. Ci hanno mostrato come si vive la fede nella condivisione, nella preghiera e nella riflessione”. In viaggio verso l’Italia, don Waldemar Niedziolka, salesiano polacco, parroco a Sulmona, provincia de L’Aquila, racconta la sua esperienza alla XXXI Gmg che lo ha riportato nella sua terra natale. “Papa Francesco è stato accolto con molto amore dal popolo polacco”, spiega don Waldemar. “E’ stato per tutto il Paese un momento di gioia e di festa, ma soprattutto un’occasione d’incoraggiamento a vivere il cammino di fede. Grande e sincera l’accoglienza che hanno ricevuto i pellegrini provenienti da tutto il mondo. Chi non ha potuto partecipare ai grandi eventi della Gmg ha offerto lo stesso una preghiera, un sorriso o un bicchier d’acqua ai partecipanti, per farli sentire a casa loro”. “Un clima familiare, di comunione che confermava la presenza di Cristo fra noi”. “Gli incontri erano guidati da sacerdoti e laici, ma si notava che i giovani erano i veri animatori e protagonisti di queste giornate”.

“La sera della veglia è stato commovente vedere le fiammelle accese da centinaia di migliaia di giovani nella spianata del Campus Misericordiae”, racconta Debora Ruffolo,  che come giornalista inviata di Radio Jobel, l’emittente diocesana d Cosenza, ha seguito tutta la Gmg polacca. “Abbiamo aspettato l’alba insieme raccogliendo le testimonianze dei giovani che hanno rinunciato alle vacanze per vivere l’incontro con Cristo. I tanti chilometri da percorrere a piedi, il terreno fangoso dove hanno passato la notte, la pioggia dell’ultimo giorno, sono state tutte piccole fatiche sopportate volentieri da questi giovani”. “La veglia il momento più entusiasmante, un’occasione per pregare insieme con il Papa e risollevarci da ogni fatica e sofferenza”.

“Il grande chiasso dei giovani che hanno invaso Cracovia, che diceva una fraternità, un senso di umanità diverso, nel nome del Signore. Poi, il grande silenzio, nel buio della notte, durante l’Adorazione eucaristica nella spianata del Campus Misericordiae, a dire la serietà dei giovani che hanno partecipato alla Gmg polacca”. Queste le due immagini simbolo delle giornate conclusive dell’esperienza a Cracovia, secondo don Luca Ramello, responsabile della pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Torino. “Infine – aggiunge il sacerdote – il flusso ininterrotto di giovani nel cuore di Cracovia, che hanno portato continuamente le loro preghiere davanti alle reliquie del  Beato Pier Giorgio Frassati, giunte appositamente da Torino, chiedendo intercessione, pregando e piangendo”. “Il Papa – conclude don Luca – ha indirettamente ripreso il messaggio della spiritualità di Frassati, quando ha invitato i giovani a vivere e non ‘vivacchiare’, a non essere ‘giovani divano’. Rischio che esiste e che oggi per molti giovani non è una scelta, ma un’atmosfera di rassegnazione e pigrizia da cui si lasciano trasportare, anche per la paura e l’incertezza. Il Papaha chiesto loro di reagire e lasciare un’impronta e sono certo che i giovani, soprattutto quelli che a Cracovia hanno avuto una guida, sapranno rispondere a questo invito”.  








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