2016-07-30 13:53:00

Rouen, Cei: musulmani nelle chiese, enorme segno di solidarietà


In Francia, è stato rinviato a giudizio uno dei tre fermati per presunti coinvolgimenti nell’attentato di Rouen, in cui è stato ucciso l’86 enne padre Hamal. Aveva nel suo telefono il video in cui i due attentatori giuravano fedeltà al cosiddetto Stato islamico. Intanto, ha raggiunto anche l’Italia l’annuncio del Consiglio francese del culto musulmano di invitare i fedeli islamici di recarsi in Chiesa a seguire la messa domani. “Un segno molto bello, enorme, lo aspettavamo”, ha commentato mons. Bruno Forte, presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, mentre un’iniziativa analoga si svolgerà domani nelle Chiesa di Notre Dame de Sion di Trieste. “Un gesto che mette fuori gioco chi vuole dividere, chi vuole una strategia del terrore”, ha affermato il  portavoce della Cei, don Ivan Maffeis, che è stato raggiunto telefonicamente a Cracovia da Michele Raviart:

R. – In questi giorni, il Santo Padre più volte ai giovani riuniti qui a Cracovia ha raccomandato di essere dei costruttori di ponti per evitare la logica dei muri. Il ponte è formato da due sponde, congiunge due rive e ha invitato a fare il primo passo in attesa che gli altri facciano altrettanto. Ecco, penso che questa iniziativa, come quella annunciata per domani, vada in questa direzione: di dire insieme che le guerre ci sono – “il mondo è in guerra”, per riprendere del Santo Padre – ma che non si tratta di una guerra di religione. Le religioni sono per la pace, le religioni sono per l’incontro fra i popoli. Questa presa di distanza di alcune comunità del mondo musulmano, nella misura in cui sarà ampia, sarà condivisa, sarà corale, contribuirà proprio a unirci in una convivenza, che è poi l’unica risposta.

D. – In questo momento lei si trova a Cracovia insieme ai giovani, ai vescovi: è arrivata anche lì questa notizia e com’è stata accolta?

R. – La notizia è stata accolta proprio come una risposta: una risposta che era auspicata, una risposta che era anche attesa. I nostri vescovi italiani hanno detto chiaramente che non possiamo assolutamente usare una logica di chiusura. Questa iniziativa diventa un "dirlo insieme", diventa uno scendere in piazza insieme e riconoscere soprattutto davanti a Dio questa fraternità, in dialogo fra identità che però si riconoscono.

D. – Sono previste iniziative del genere anche in Italia?

R. – Sicuramente. E’ un segno prezioso, è un segno di prosperità, è un segno di solidarietà con chi è stato colpito, in questo caso la comunità cattolica. Ma non dimentichiamo che gli stessi musulmani sono tra le prime vittime dei terroristi. Questa iniziativa è un far proprio quello, in fin dei conti, il Papa a nome di tutti ha più volte detto anche qui a Cracovia: la vita dell’altro è sacra, va sempre accolta, va sempre tutelata, va sempre sostenuta con la cura, con la prossimità.








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