2016-07-29 19:35:00

Via Crucis, Papa: nell'accoglienza si gioca la credibilità dei cristiani


Il parco di Blonia, a Cracovia, già teatro della festosa cerimonia di accoglienza del Pontefice, ha visto i giovani riuniti nel silenzio e nella preghiera, per un altro momento tradizionale della Gmg: la Via Crucis. Ogni stazione, incentrata sulle opere di misericordia corporale e spirituale, è stata occasione per meditare sulle sofferenze dell’umanità, dinanzi alle quali il Papa, nel suo discorso, ha offerto un’unica risposta: il dono di sé a imitazione di Cristo. ”Siate protagonisti nel servizio” è la missione che Francesco ha lasciato ai giovani, e fatelo “attraverso la Via della Croce”. Il pensiero particolare del Pontefice nelle preghiere è andato al popolo siriano in fuga dalla guerra. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Le opere di misericordia ci conformano a Gesù
In quattordici straordinarie Stazioni, dalla condanna a morte fino alla deposizione nel Sepolcro, i giovani della Gmg, attraverso meditazioni, rappresentazioni artistiche e immagini di chi già nel mondo fa della sua vita un dono, scoprono il volto e l’esperienza di Gesù nei tanti aspetti della sofferenza quotidiana e chiedono di poter essere convertiti dalla Misericordia.

C’è Gesù in chi non è accolto perché straniero, in chi ha fame, nei peccatori in cerca di misericordia, negli afflitti da consolare, nei malati e nei carcerati da visitare. Per questo, Signore, è la preghiera dei giovani a Cracovia, facci umili, rispettosi, capaci di perdonare, di condividere e di pregare, come hai fatto sulla Croce, anche per i nemici.

Dio si identifica nei sofferenti
Ed è a questi giovani che il Papa, prendendo la parola, affida una grande missione, non prima però di aver sottolineato che non c’è risposta umana al dolore e al male nel mondo, ma che l’unica risposta è appunto che “Dio, Gesù, è nei sofferenti", ha scelto di "identificarsi in ciascuno" accettando il Calvario:

“Abbracciando il legno della croce, Gesù abbraccia la nudità e la fame, la sete e la solitudine, il dolore e la morte degli uomini e delle donne di tutti i tempi. Questa sera Gesù, e noi insieme a Lui, abbraccia con speciale amore i nostri fratelli siriani, fuggiti dalla guerra. Li salutiamo e li accogliamo con affetto fraterno e con simpatia”.

La misericordia non le idee ci fanno cristiani credibili
Attraverso le opere di misericordia spirituali e corporali dunque, sottolinea con forza il Papa, possiamo conformarci a Gesù:

"Nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani! Non nelle idee, lì!".

Siate segno dell'amore di Dio nel mondo
In un parola, ai giovani, Francesco chiede di rispondere al peccato e alla sofferenza del mondo col dono di sé, a imitazione di Cristo:

"Cari giovani, il Signore vi rinnova l’invito a diventare protagonisti nel servizio; vuole fare di voi una risposta concreta ai bisogni e alle sofferenze dell’umanità; vuole che siate un segno del suo amore misericordioso per il nostro tempo!".

La Via della Croce è via di speranza

E la Via per farlo - afferma - è l’impegno personale, è la Via della croce: via della felicità, perché segue Cristo, è la via che non teme insuccessi, perchè riempie il cuore della pienezza di Gesù, è la via della vita e dello stile di Dio che Gesù fa percorrere anche attraverso i sentieri di una società a volte divisa, ingiusta e corrotta:

"La Via della croce non è una abitudine sadomasochista: la via della croce è l’unica che sconfigge il peccato, il male e la morte, perché sfocia nella luce radiosa della risurrezione di Cristo, aprendo gli orizzonti della vita nuova e piena. È la Via della speranza e del futuro. Chi la percorre con generosità e con fede, dona speranza al e futuro e all’umanità. Chi la percorre con generosità e con fede semina speranza. E io vorrei che voi foste seminatori di speranza".

Grande la partecipazione dei giovani che hanno seguito la Via Crucis con il Papa. Ascoltiamo le loro riflessioni raccolte da Marina Tomarro:

In silenzio e in preghiera. Così, gli oltre 800 mila giovani hanno meditato le quattordici stazioni della Via Crucis; riflettendo sulle parole che Papa Francesco ha rivolto loro, con la certezza che oltre la Croce c’è la gioia della Resurrezione. Ascoltiamo le loro emozioni:

R. – Per me significa scoprire la presenza di un Dio che arriva proprio nel profondo dell’esperienza umana: perché l’esperienza del dolore è un’esperienza profondamente umana! Scoprire fino a dove Dio può arrivare. Quando abbiamo visitato il campo di sterminio di Aushwitz, sono stato proprio colpito dal rendermi conto fino a quale abisso possano arrivare il male e il dolore umano; ma fino a dove allora può arrivare anche la misericordia di Dio. 

R. – Il dolore è lontano, sì, ma non sempre. In realtà, spesso siamo immersi nel dolore, anche in quello che vediamo tutti i giorni nel mondo. La Via Crucis sicuramente ci insegna che – sì – il dolore c’è, ma possiamo affrontarlo con una persona che ci porta per mano; che l’ha vissuto in prima persona; e che ci ha dimostrato che il dolore si spuò sconfiggere o che comunque non è fine a sé stesso. C’è invece un punto di arrivo, un qualcosa di grande che ci aspetta dopo.

R. – Per me il dolore è vedere quel Dio in Croce e solo in quello possiamo trovare tutti i nostri dolori. Possiamo allora cercare di vedere il Lui il dolore e andare oltre il dolore, perché Lui ha già vissuto tutti i nostri dolori. Come cantano gli alpini: l’importante non è cadere, ma è rialzarci sempre. Possiamo cadere tante volte, ma noi sappiamo che abbiamo la mano tesa di Gesù che ci rialza.

D. – Oggi, grande è il dolore nel mondo. Ma quanto è importante la speranza del guardare oltre?

R. – Questa è una domanda che ci hanno fatto anche i nostri genitori prima di partire. Ossia: “Che andate a fare? Ma non avete paura? Il terrorismo… Siamo invece noi giovani a dare l’esempio, a non fermarci: chi andrà avanti? Noi siamo la speranza a tutti gli effetti. E quindi è importante per noi essere qui a dimostrarlo.

D. – Quanto è importante anche affidarsi a Cristo nei momenti in cui sembra che tutto ci stia crollando addosso?

R. – Non è importante, ma è l’unica cosa che si può fare perché tutto il resto crolla, mentre invece questa è forse l’unica cosa che conta davvero. Ci si affida a Lui e anche alle persone che ci mette accanto. E quando siamo abbastanza fortunati da averne qualcuna, è bene tenersela stretta e apprezzare i doni che Dio ci fa anche attraverso gli altri.

D. – Papa Francesco spesso dice di andare “oltre la cultura dello scarto”: allora, in che modo superare questa mentalità?

R. – È importantissimo condividere qualcosa con le persone che sono meno fortunate di noi. Anzi, l’attività di volontariato e l’accoglienza di queste persone non può che arricchirci e farci imparare moltissimo. Anche perché molte di queste persone hanno un approccio alla vita completamente diverso, e secondo me è solamente una lezione da cui possiamo imparare molto.

E tra le opere di misericordia che sono state al centro del discorso di papa Francesco, c’è quella di visitare gli infermi. Beatrice, una giovane di Asti, ha deciso di vivere questa Gmg proprio come volontaria tra i disabili e i malati. Ascoltiamo la sua testimonianza:

R. – Alla domanda: “Saresti disponibile a lavorare con delle persone disabili, ho risposto: ‘Sì, molto volentieri!’, perché non avevo mai vissuto delle esperienze simili nella mia vita. È un dolore particolare quello di queste persone, perché si può andare dalla persona cieca a quella sorda, o al disabile mentalmente o fisicamnte. E sinceramente, quando si incontrano queste persone, non si può far altro che cercare di essere gentili con loro, perché si vede che soffrono – e soffrono tanto – e molto probabilmente perché capiscono che le persone non li sanno accettare per quelli che sono.

D. – Cosa rimarrà nel tuo cuore di questa esperienza che stai vivendo?

R. – Sicuramente, il mio cuore sarà pieno di sorrisi. Perché ogni giorno, quando da questo settore escono queste persone, mi si riempie il cuore di gioia, perché ho capito che ho fatto qualcosa di bello per loro anche oggi. Noi usciamo con il sorriso perché capiamo di aver fatto qualcosa di bello per qualcuno.








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