Nel Vangelo della 18.ma domenica del Tempo ordinario, la liturgia presenta il brano in cui Gesù racconta la parabola dell'uomo ricco che progetta di godere a lungo dei suoi beni, mentre quella stessa notte gli viene chiesta la vita. Quindi commenta:
"Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede".
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo presbitero della diocesi di Roma:
“Guardatevi da ogni attaccamento al denaro, la vita non dipende dai beni anche se abbondano”, così Gesù Cristo ci ammonisce questa domenica. Il demone dell’avarizia può indurci, infatti, a prendere possesso di quanto non ci appartiene, umiliando la nostra dignità e quella altrui, per sete di guadagno, oppure, ferisce intere famiglie per un’eredità, fino alla denuncia dei propri fratelli di carne e all’interruzione di ogni relazione con loro. In tali circostanze siamo privati della dolcezza della comunione fra le persone, riempiendoci d’affanni e di miseria morale. L’attaccamento al denaro, ci ricorda la Scrittura, è la radice di tutti i mali. Il benessere materiale è indubbiamente utile, ma non va perseguito anteponendolo all’amore fraterno e alla dignità umana. Dio vuole senz’altro arricchirci, ma il tesoro che ci offre non è di quaggiù, è custodito nei cieli. Impreziosire la nostra anima con i doni dello Spirito Santo accogliendo il perdono e offrendolo al prossimo, servire i nostri fratelli con le opere di misericordia e l’annuncio del Vangelo, sono azioni di un valore inestimabile al cospetto di Dio, caparra di un’eternità beata. La vita terrena ci è concessa per accumulare queste ricchezze, non altre, altrimenti può esserci tolta repentinamente, “questa notte stessa”. Vanità di vanità, ciò che non è amore è vanità.
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