2016-07-27 14:18:00

Attacco contro chiesa in Francia: la condanna del mondo islamico


Si moltiplicano in queste ore le espressioni di condanna, da parte di esponenti del mondo islamico, nei confronti dell’attacco di ieri a Rouen, in Francia. Dopo la presa di distanza, ieri, del Gran Mufti d'Egitto, Sheik Shawki Allam, che l’ha definito "atto terrorista e criminale", è arrivata anche la condanna del governo saudita secondo cui l'attentato è "contrario a tutte le religioni, ai valori e ai precetti umani". “Questi atti non hanno niente a che vedere con la religione e gli estremisti vanno denunciati, ha dichiarato Abdel Hamid Shaari, guida dell'Istituto Islamico di Milano. Antonella Palermo ha sentito Abdallah Kabakebbji di origini siriane, giovane medico che vive a Milano, co-fondatore nel 2001 dell’associazione Giovani musulmani d’Italia, impegnato nella formazione e nell’educazione dei ragazzi:

R. – Innanzitutto, la mia è una doverosa posizione contro quello che è avvenuto: siamo tutti inorriditi di fronte al crimine accaduto ieri. Sicuramente questo attacco risveglia in noi una volontà di capire, di fare qualsiasi cosa per evitare che questo accada di nuovo. L’incontro fra le persone, tra credenti e naturalmente non credenti, è una cosa importantissima per noi. A questo punto, la domanda che ora ci si pone è invece come questo radicalismo sia arrivato a colpire in questa maniera così efferata. La nostra speranza è che proprio quel lavoro che facciamo quotidianamente con i giovani sia quello che disinneschi e riduca questi episodi a mere tracce nella foresta che cresce.

D. - Abdallah Kabakebbji: qui si parla di suicidio per l’Europa se si va avanti di questo passo. Lei che scenari vede? L’opera di educazione di queste giovani generazioni forse sta mostrando degli aspetti fallimentari, distruttivi?

R. - Sì, senz’altro è preoccupante quello che è successo, però si tratta sempre di episodi che numericamente non possono dirci che c’è proprio un fenomeno di fallimento nell’integrazione, nella formazione e nell’educazione dei nostri giovani in generale. Certo, ci sono dei problemi che vanno risolti ricordandoci appunto di ciò che vogliamo essere come Europa, come mondo civile: una civiltà. La civiltà va costruita con le idee che vengono portate anche dalle convinzioni, dalle tradizioni religiose e naturalmente noi non chiediamo ai giovani musulmani di aderire alle società occidentali nella pluralità, nella diversità, nel rispetto, chiedendo loro un islam attenuato, una religiosità attenuata, anzi, chiediamo una religiosità ancora più consapevole del fatto che questa diversità, questa pluralità, questo rispetto, questa convivenza è volontà di Dio. Chiunque vada contro questo rispetto, questa convivenza, questa realizzazione della civiltà fatta di persone che anche con diverse condizioni spirituali vivono insieme, è anche nemico di Dio. Chi ieri si è deliberatamente permesso di uccidere in nome di Dio un fedele, un pastore di anime, una persona di religione, lo ha fatto contro Dio! Questo è ciò che deve passare.

D. – C’è, secondo lei, da rifondare qualcosa nella religione islamica?

R. - La religione islamica è un messaggio che ha un suo DNA che va espletato secondo i tempi e i modi in cui viene vissuto. C’è sicuramente da riconoscere che c’è da fare probabilmente una revisione del linguaggio; c’è da riprendere tutta quella tradizione di convivenza che c’è stata in 14 secoli e capire che anche quella fa parte profondamente della storia dell’islam e infine che c’è una relazione con l’attualità, con il mondo, con il territorio e con il tempo che è necessaria. Il dialogo interreligioso è sicuramente una parte importante di questo motore; senza dubbio un messaggio religioso è sempre qualcosa che si rinnova. 








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