2016-07-25 14:02:00

Filippine. Duterte annuncia tregua con in ribelli comunisti


Nelle Filippine, il presidente Duterte ha annunciato un cessate-il-fuoco unilaterale con i ribelli comunisti. Lo ha fatto durante il suo primo discorso sullo stato della Nazione pronunciato davanti al Congresso, confermando di proseguire con i negoziati di pace in programma nel mese di agosto in Norvegia. Su questa mossa del capo di stato filippino, Eugenio Bonanata ha raccolto il commento con Paolo Affatato, esperto di Sudest asiatico:

R. – Questo suo annuncio di avviare nuovi colloqui di pace nei confronti di una delle piaghe che hanno tormentato per anni la società filippina – cioè quella della ribellione comunista, di movimenti che da decenni conducono una guerriglia anche a bassa intensità, ma davvero pericolosa, tenendo in scacco l’esercito nazionale – forse è quello che potrà caratterizzare il quinquennio che si è appena aperto. Duterte, infatti, è un presidente che viene dall’isola di Mindanao, dove è stato sindaco per 18 anni nella città di Davao, il luogo dove la guerriglia comunista, e anche dei movimenti secessionisti islamici, ha la sua culla. Quindi, conosce bene quella situazione e potrà essere la persona che può fare un passo verso la pace, può arrivare a un compromesso con queste forze che, da alcuni decenni, dilaniano la società filippina.

D. – Comunque, cambia l’immagine di Duterte. In queste settimane si è parlato a lungo del pugno di ferro contro il narcotraffico, che peraltro oggi lui ha confermato…

R. – Il presidente ha caratterizzato e improntato tutta la sua campagna elettorale sul tema della sicurezza. Direi che questo aspetto sicuramente caratterizzerà la sua azione politica ed è un aspetto che sicuramente anche la popolazione filippina si attende da lui. Quando è stato sindaco di Davao si è in qualche modo vantato di aver “ripulito” la città da tutte le forze criminali, anche – come dicono alcuni – con metodi poco ortodossi, avvalendosi cioè a volte di questi squadroni della morte e gruppi di paramilitari che hanno fatto una sorta di giustizia sommaria. Non vi sono prove, però, dirette del suo coinvolgimento con questi gruppi. Sta di fatto che il tema della sicurezza è molto sentito attualmente nelle Filippine e la popolazione si attende dei passi concreti.

D. – Qual è la valenza delle ricette economiche di Duterte?

R. – Duterte è un uomo che viene dal popolo, non è parte di quei clan, di quelle grandi famiglie dell’oligarchia, che hanno governato per anni – direi per decenni – da quando sono nate le Filippine. Da quando è nata la Repubblica delle Filippine, il potere è sempre stato in mano a grandi gruppi familiari di cui facevano parte anche gli ex presidenti, come Benigno Aquino, che proprio Duterte ha sostituito. Duterte è un outsider in questo senso, quindi la sua è una figura che viene dalla popolazione più povera. E’ un uomo che si è fatto da solo e in questo senso viene visto come un riferimento proprio dalle fasce sociali più basse. Le sue promesse sono proprio quelle di poter semplificare il sistema fiscale e operare nel senso di una redistribuzione delle ricchezze, di una giustizia e di una equità sociale. Vedremo quali saranno le ricette concrete con cui poterlo mettere in pratica.








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