2016-07-20 14:32:00

Turchia, continua giro di vite. Rosselli: verso islamizzazione


In Turchia prosegue il giro di vite contro tutti i sospettati di aver preso parte al fallito golpe. Salgono a 50mila quanti sono stati sospesi o licenziati dai loro incarichi nei settori più vari della vita pubblica. Quasi 10mila gli arresti nei confronti di membri di diversi apparati dello Stato. Oggi il presidente Erdogan è nella capitale Ankara, per la prima volta dal tentato colpo di Stato, per presiedere il Consiglio di Sicurezza nazionale al margine del quale è atteso un importante annuncio. Il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel accusa: il governo turco sta agendo contro lo stato di diritto. Marco Guerra:

La repressione del governo si allarga a quasi tutti i settori della macchina statale. Dopo forze armate, polizia e giudici, il pugno di ferro colpisce anche gli accademici. Il ‘Consiglio per l'alta educazione’ ha imposto un divieto di espatrio a tutti i professori universitari turchi. Ieri, lo stesso organismo aveva chiesto le dimissioni di 1577 docenti. Il provvedimento include anche la richiesta ai professori attualmente all'estero di rientrare in Turchia. Nel mirino anche la stampa: chiuse 24 tra radio e televisioni, ritirati i tesserini professionali di 43 giornalisti. E poi ancora silurati otto alti funzionari del Parlamento e 245 tra impiegati e dirigenti del Ministero dello Sport e della gioventù. Bloccato l'accesso a WikiLeaks, a seguito della pubblicazione di 294.mila mail inviate e ricevute dai vertici dell'Akp, il partito al governo. Secondo l'esecutivo, l'imam e magnate turco Fethullah Gulen, residente negli Usa, rimane il principale responsabile del tentato golpe ed è stata avanzata a Washington richiesta ufficiale per la sua estradizione. I media turchi affermano che un ufficiale avrebbe confessato di far parte della rete dell’Imam, ma Gulen continua a definire ridicole le accuse. Intanto ad Istanbul è apparso un enorme striscione sulla facciata del centro culturale Ataturk che apostrofa Gulen come “cane del diavolo” e promette l’impiccagione di tutti i suoi seguaci. E continuano a colpire le immagini di giovani musulmani radicali che inneggiano ad Erdogan. Sui rischi di una islamizzazione della società turca sentiamo il giornalista esperto dell’area, Alberto Rosselli:

R. – Sicuramente la Turchia di oggi è avviata lungo la via di una radicalizzazione islamica e si vede l’affermarsi nel Paese di un governo sempre più autocratico e filo-islamista che, nel contempo, coniuga il mai sopito nazionalismo etnico linguistico e la fede islamica. Questi fenomeni hanno una radice profonda che affonda in parte nel lungo conflitto con le popolazioni allogene che vivono in Turchia ed hanno a che fare con l’ambigua politica anti-Is di Ankara e nell’evidente politica islamista di Erdogan. Una politica che però, oltre a distruggere sistematicamente uno Stato laico fondato da Mustafà Ataturk, sostituisce quel sogno laicista con un altro sogno: quello del Califfato islamico sunnita. Questo atteggiamento non fa altro che aizzare la parte più radicale dell’islam presente in Turchia.

D. – Dopo il fallito golpe, per le vie delle principali città turche si sono visti giovani fare caroselli con bandiere turche che prima erano appannaggio dei sostenitori della laicità. Questa Turchia laica e liberale sembra essersi polverizzata?

R. – Sicuramente. Il sogno di Mustafà Ataturk è già iniziato a svanire da circa 10-11 anni. È stato un processo di eliminazione graduale e la deriva islamica o filo-islamica di Erdogan non è una novità, perché già nel 2008 Erdogan aveva dichiarato di volere in qualche modo instaurare nuovamente una politica che coniugasse lo sviluppo economico e finanziario del Paese ma col rispetto della Sharia.

D. – Erdogan rischia veramente di accentrare il potere in maniera autoritaria? Si rischia di andare verso un autoritarismo molto forte?

R. – La recente legge sull’abolizione della tutela, materia di determinati reati di opinione, che è stata varata del governo turco pochi mesi fa e che di fatto ha riaperto dei processi per reato di opinione nei confronti di dissidenti di Erdogan – ma dissidenti parlamentari soprattutto di parte curda – lo dimostra ampiamente. Si può parlare sicuramente di una deriva fortemente autoritaria.

D. - Alcuni sottolineano che la Turchia di Erdogan è quella dei ceti medio bassi che hanno goduto del boom economico, a cui ha contribuito indubbiamente il presidente…

R. – Si è fatto cenno, come avete giustamente notato, di classi medio basse che hanno avuto effettivamente un riscontro positivo per quella che è stata un po’ l’apertura alle nuove indicazioni dell’economia moderna e contemporanea. Però bisogna anche considerare che la Turchia ha avuto il suo zenit per quanto riguarda la ripresa economica due anni fa, ma in questo momento la Turchia non è in ripresa economica. C’è una stagnazione, quindi bisognerà vedere nell’arco di due, tre anni, quello che poi succederà.

D. – Questa Turchia si allontana dall’Unione Europea e si avvicina agli Stati del Medio Oriente più radicali?

R. – Il sogno della Turchia è quello di diventare lo Stato capocordata per quello che riguarda il mondo sunnita. È stato dichiarato più volte dallo stesso Erdogan, cioè lo Stato guida moderno che in qualche modo è il punto di riferimento non solo politico e istituzionale ma anche religioso del mondo islamico. Io non credo che sia possibile anche perché le sensibilità sotto questo punto di vista di un Iran o di un’Arabia Saudita sono ben differenti, ma il sogno della Turchia è la restaurazione del ruolo guida del Califfato ottomano.








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