Il Bambino Gesù è l’unico ospedale europeo dove si effettua ogni tipo di trapianto oggi possibile. E’ quanto emerso, ieri, alla presentazione della Relazione sanitaria e scientifica 2015 del nosocomio, avvenuta per la prima volta in Vaticano, presso la Casina Pio IV, sede della Pontificia Accademia delle Scienze. Era presente il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Ad intervenire anche il presidente della stessa Accademia, mons. Marcelo Sanchez Sorondo, il presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc, il direttore scientifico, Bruno Dallapiccola e il direttore sanitario, Massimiliano Raponi. Il servizio di Debora Donnini:
Il card. Parolin mette in evidenza i frutti
del lavoro svolto
Un’occasione per restituire alla Santa Sede “i frutti”
del lavoro svolto dall’ospedale nell’ultimo anno. Il cardinale Parolin ringrazia quanti
si impegnano, quotidianamente, per curare i bambini, italiani e stranieri. “L’idea
- ha detto - di portare i risultati dell’attività scientifica in questa sede appare
particolarmente appropriata”.
I traguardi nella cura e nella ricerca del Bambino Gesù nel 2015
Alla Conferenza è stato presentato il bilancio del
lavoro svolto nel 2015: 326 i trapianti effettuati, il 4 per cento in più rispetto
all’anno precedente, 78.849 accessi al registrati al pronto soccorso, pari al 21 per
cento del totale dei regionali, con la possibilità di avvalersi dell’eliporto vaticano
per le urgenze pediatriche, 1.639.658 prestazioni ambulatoriali. Questi alcuni dei
numeri ai quali si aggiungono i 12 mila bambini affetti da malattie rare, che hanno
ricevuto diagnosi e assistenza con il metodo “case management”, dove un unico interlocutore
guida bambino e famiglia fra i vari specialisti. Non solo, sono state garantite 88mila
notti gratuite alle famiglie. Rilevanti i traguardi
raggiunti nel campo della Ricerca. Il Bambino Gesù è il primo tra gli ospedali pediatrici
italiani per livello di Impact Factor, valore che misura il “peso” delle pubblicazioni
scientifiche. Per l’attività di formazione, la ricerca e la conformità a indicatori
di eccellenza internazionali, l’Ospedale ha ricevuto nel 2015 dalla Joint Commission
International il prestigioso riconoscimento di “Centro Medico Accademico”, in collaborazione
con la cattedra pediatrica dell’Università di Tor Vergata. Messi a punto nuovi test
diagnostici nell'isolamento di geni-malattia: sono oltre 50 quelli identificati negli
ultimi anni. Forte anche l’aiuto alle famiglie straniere con 3.300 mediazioni culturali
in 43 lingue. Sul cuore della missione del Bambino Gesù, sentiamo, ai nostri microfoni,
il presidente dell’Ospedale, Mariella Enoc:
R. – Questo è il compito dell’Ospedale: curare bene per dimostrare che si ama molto. I bambini ammalati sono veramente una domanda continua di aiuto e di misericordia. E questo Ospedale ha le possibilità e le deve dare loro. Io credo che sia il suo compito fondamentale: curare bene e curare con una capacità anche di relazione; curare in un ambiente sereno, in un ambiente in cui – pur stando male – si riesce a stare bene. Quindi, la ricerca non deve diminuire la sua attenzione e il miglioramento deve essere continuo. Noi ci diamo degli obiettivi non per orgoglio o per raggiungere più Impact Factor. Naturalmente i ricercatori hanno bisogno anche di queste soddisfazioni per il lavoro. Un giorno un ricercatore mi ha detto: “Dietro questa provetta - si ricordi - io vedo sempre un bambino!”.
D. – Molto importante è questo sguardo che voi avete anche per bambini di altri Continenti. Ce lo può declinare concretamente?
R. – Sì. Noi accogliamo bambini che vengono da altri Paesi, che non hanno la possibilità di essere curati e l’Ospedale li cura gratuitamente e accoglie gratuitamente anche le loro famiglie. Poi abbiamo fatto due missioni e ce ne sono alcune altre aperte. Adesso stanno andando avanti queste, che sono quella dell’ospedale di Bangui, dove il Papa è stato ad aprire la Porta Santa e che noi vorremmo restituirgli alla fine del Giubileo con un lavoro fatto: noi stiamo facendo una convenzione con l’Università, stiamo finanziando i medici e stiamo facendo anche dei lavori di ristrutturazione di questo Ospedale. L’altra in Giordania, dove c’è questo centro in cui non si fa soltanto riabilitazione fisica e motoria, ma si curano anche malattie psichiatriche molto gravi. Questo è un tentativo, però non vogliamo disperdere troppo le nostre energie: vogliamo concentrarle e fare dei progetti che davvero lascino un segno forte nei Paesi in cui noi andiamo.
D. – Per il Giubileo della Misericordia vi siete occupati anche dei bambini rom che sono a Roma…
R. – Ero appena tornata da Bangui, quindi ero fresca di Africa. Sono andata e devo dire che non c’è molta differenza. Quindi, si tratta di situazioni veramente tragiche, situazioni difficilissime, in cui il bisogno di salute è veramente grande. Noi abbiamo mandato alcuni medici: non risolviamo certo i problemi, ma cominciamo a dare alcune risposte e diamo un segnale, facendo soprattutto riacquistare fiducia anche nei medici. I bambini non venivano più in ospedale, anche per le complicazioni burocratiche, e poi quelli che sono sulla Casilina hanno anche molte difficoltà a trasferirsi. Quindi proviamo ad andare a curare anche loro, che hanno tanti bisogni: forse hanno malattie non sempre gravi, ma hanno tanto bisogno di essere accuditi.
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