2016-07-17 19:13:00

Turchia: spari a Istanbul. Erdogan: "non lasceremo le piazze"


Si spara ancora in Turchia. A Istanbul, nel secondo aeroporto, Sabiha Gokcen, la polizia e un gruppo di militari si sono affrontati in uno scontro a fuoco. I militari erano accusati di essere legati ai golpisti anti Erdogan. Una decina gli arrestati. Nella base militare di Konya, nell'Anatolia centrale si sono verificati altri scontri tra forze di sicurezza turche e militari golpisti. In 7 sono finiti in manette. E continua la stretta del presidente turco contro gli oppositori, dopo il fallito golpe militare, attribuito dal Ministro degli Esteri al predicatore musulmano in esilio in America, Fetullah Gülen. Il Ministro ha inoltre precisato che sono morti 190 civili e 100 militari: oggi il presidente Erdogan  ha partecipato alle cerimonie funebri dei civili uccisi. Sul fronte internazionale intanto sale la tensione con gli Usa. Distensione invece con la Russia e la Grecia che avrebbe comunicato al presidente turco l'estradizione, entro 15 -20 giorni, dei golpisti lì rifugiatisi. Il servizio di Eugenio Murrali:

Il fallito colpo di Stato “è senza dubbio opera dell’organizzazione terroristica di Fetullah Gulen”, è quanto affermato dal Ministro degli Esteri turco, che, in una nota, ricorda la morte di oltre 190 civili e 100 militari golpisti. E, sul fronte interno, sarebbe stato il consigliere militare Ali Yazici a tradire il presidente venerdì scorso. Yazici, secondo l’agenzia di stampa statale, avrebbe confermato ai golpisti che quella sera Erdogan si trovava a Marmaris, sulla costiera egea. Ma il consigliere militare è solo uno degli ultimi nemici di Erdogan arrestati. Il bilancio è salito a oltre 6000, 3000 militari e altrettanti magistrati, persino un giudice della Corte costituzionale.

E dalla Moschea Fatih di Istanbul, durante la commemorazione dei civili uccisi, il presidente avrebbe affermato: “Non lasceremo le piazze. Questa non è un'operazione che dura 12 ore. Andremo avanti con determinazione”. Ricordando un suo amico ucciso con il figlio sedicenne, il consigliere per i media Erol Olcak, Erdogan non ha trattenuto le lacrime. Il presidente ha anche affermato che non si potrà esitare a utilizzare la pena di morte e che discuterà con l'opposizione di questa richiesta, che verrebbe dalle folle di cittadini suoi sostenitori. Ankara ha annullato la pena di morte nel 2004.

A livello internazionale il segretario di Stato americano John Kerry ribatte alle accuse del governo turco, secondo cui gli USA avrebbero appoggiato il golpe:  “E’ irresponsabile sospettare che gli Stati Uniti siano dietro il colpo di Stato”. Erdogan, da parte sua, continua a chiedere agli americani l’estradizione del predicatore musulmano Fetullah Gülen, ex alleato del presidente turco, oggi considerato il suo maggiore nemico, esule in Pennsylvania.

Gülen, predica un islam mistico, alleato di scienza e democrazia: è a capo di un movimento che conta decine di migliaia di attivisti e controlla associazioni professionali e caritative, aziende, scuole e università, radio, quotidiani e televisioni. Si calcola che 4 o 5 milioni di persone lo sostengano, di fronte ad una popolazione turca che arriva quasi a quota 78 milioni. 

“Chi ospita Gülen è nemico della Turchia”, avrebbe affermato il Premier turco Yildirim. Ma Kerry ha risposto che consegneranno il predicatore solo dopo una richiesta formale e se vi saranno solide basi che soddisfino gli standard legali necessari. Dal Pentagono arriva la notizia che lo spazio aereo e la base NATO di Incirlik sono stati riaperti per permettere i raid della coalizione anti-ISIS a guida Usa. Continua, invece, la distensione delle relazioni con il Cremlino. In una telefonata, Putin e Erdogan avrebbero previsto un incontro per l’inizio di agosto. Tutte le diplomazie occidentali restano comunque con i riflettori puntati sulla Turchia dopo aver ribadito la fiducia al legittimo governo sostenuto dall’Akp.

 








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