2016-07-17 14:28:00

I nuovi scenari in Turchia: l'analisi di Fulvio Scaglione


Tornato a Istanbul, il presidente turco Erdogan si è concesso un bagno di folla. Acclamato da migliaia di sostenitori festanti che sventolavano bandiere turche e inneggiavano ad Allah, ha promesso che "i traditori" pagheranno "un caro prezzo". Per analizzare i vari scenari che si aprono e le sfide che dovrà affrontare il capo di Stato turco, Marco Guerra ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:

R. – E’ piuttosto scontato che Erdogan approfitterà dell’occasione per fare un po’ di conti, per liquidare qualche nemico, anzi per liquidarne il più possibile. D’altra parte, questo golpe è il proseguimento di discorsi già aperti: per esempio, Erdogan, negli anni del suo potere, ha fatto un energico repulisti tra le forze armate, che sono sempre state un pericolo per chiunque volesse governare la Turchia da un punto di vista non perfettamente occidentalista e antislamico. Quindi, sicuramente dobbiamo aspettarci un giro di vite molto duro, che però potrebbe trovare qualche limite nel fatto che questo tentativo di golpe è stato comunque un campanello d’allarme, dopo tanti altri campanelli d’allarme, per il potere di Erdogan. Erdogan – è inutile nasconderlo – è reduce da una serie di fallimenti: il fallimento della sua politica con i curdi, della sua politica con la Siria; il fallimento della sua politica con la Russia, si è dovuto addirittura scusare; il fallimento del contrasto con Israele ...

D. – Si apre anche una questione interna islamica nella Turchia? Abbiamo visto che i principali sostenitori di Erdogan, che hanno dato vita anche alle proteste di piazza contro i militari, facevano chiaramente riferimento anche ad una Turchia islamica, ai valori islamici…

R. – Sul rapporto tra Erdogan e l’islam e l’islamismo si dicono cose anche un pochino affrettate… E’ vero che Erdogan ha, in qualche modo, re-islamizzato la Turchia; ma è anche vero che in questa sua operazione Erdogan ha tenuto a bada, soprattutto negli anni del successo economico del Paese - perché anche questo non va dimenticato: Erdogan ha garantito alla Turchia anni ed anni di fortissimo e benefico impulso economico – adottando una sorta di islamismo moderato ha anche impedito che l’islamismo estremista, che invece dilagava in tante altre parti del Medio Oriente, prendesse piede in Turchia. Adesso bisogna vedere che cosa farà. Io credo che Erdogan, però, non potrà spingere più di tanto sul pedale dell’islamismo, proprio perché comunque la Turchia – almeno fino a questo mancato golpe – aveva delle ambizioni di contatto con l’Occidente; aveva l’ambizione di essere il migliore alleato in Medio Oriente degli Stati Uniti; aveva l’ambizione di entrare nell’Unione Europea… E più di tanto su quel pedale dell’islamismo Erdogan non potrà premere.

D. – Erdogan torna ad accusare il predicatore musulmano Fetullah Gulen e rischia, questo, di essere anche un motivo di contrasto con gli Stati Uniti…

R. – Gulen è stato, per lunghi anni, il principale alleato di Erdogan: è stato la mente religiosa dietro l’azione politica di Erdogan. Gulen ha avuto una influenza fortissima sulla Turchia, proprio attraverso la rete delle scuole, del sistema educativo. Poi c’è stato questo separarsi delle strade: Erdogan ha fatto una strada politica, che lo ha portato ad essere sempre più un uomo solo al comando; e Gulen – guarda caso – si è trasferito negli Stati Uniti, dove vive sotto la protezione delle autorità americane. Questo, in qualche modo, si connette con il mancato golpe, perché – detto francamente – è impossibile pensare che i militari turchi possano tentare un colpo di Stato senza pensare di avere un semaforo verde da parte degli Stati Uniti. Questo non esiste nella storia della Turchia… Quindi è chiaro che, a questo punto, la Turchia – dopo tutti i problemi di cui si diceva con la Russia, con Israele, con la Siria, con i curdi … ha anche un problema con gli Stati Uniti, inevitabilmente. Erdogan può approfittare del fatto che la parabola politica di Barak Obama è alla fine, ma non può aggiungere gli Stati Uniti alla lista di tutti coloro che hanno con lui relazione tese.

D. – Si apre anche un problema militare, della permanenza della Turchia nella Nato…

R. – L’Alleanza Atlantica non rinuncerà mai alla Turchia e questo è certamente per Erdogan un punto di forza. Questa situazione, però, è stata finora fonte di grande ambiguità e di grandi disastri, continuerà ad essere fonte di ambiguità e di disastri.

D. – Erdogan ha giocato un ruolo importante anche nelle crisi mediorientali…

R. – Io credo che, se Erdogan non è completamente fuori di sé, dal rischio corso con questo mancato golpe, trarrà conclusioni che lo porteranno ad una maggiore attenzione, ad una maggiore prudenza in quello che fa, anche nel resto del Medio Oriente. La politica di Erdogan in Siria è stata un fallimento e non ha portato nulla al Paese; la politica nei confronti dei curdi, altrettanto. Per lunghi anni la politica estera della Turchia è stata all’insegna del non creare problemi con i vicini: sarebbe meglio se quella teoria politica fosse, in qualche modo, recuperata…








All the contents on this site are copyrighted ©.