2016-07-13 11:30:00

Paloma Garcia Ovejero, prima donna ai vertici della Sala Stampa vaticana


Il cambio alla direzione della Sala stampa della Santa Sede ha suscitato vivo interesse sui media internazionali. In evidenza la figura di Padre Federico Lombardi che lascia il suo incarico dopo 10 anni di straordinario lavoro e la nomina del giornalista americano Greg Burke da pochi mesi vice-direttore. Ma la novità è stata la scelta del vice della Sala Stampa vaticana che sarà una donna, la giovane giornalista spagnola Paloma García Ovejero, da alcuni anni a Roma come corrispondente della Cope, la radio dei vescovi spagnoli. Paloma García Ovejero spiega - al microfono di Roberto Piermarini - come ha accolto la notizia della sua nomina:

R. – Con molta gioia! Tante, tante grazie al Papa, alla Chiesa e a Dio soprattutto! Ho un po’ di paura, certo, però allo stesso tempo la tranquillità di sapere che non è stata una mia scelta - mai l’ho pensato, mai lo avrei immaginato. Non è una decisione presa con il rischio di sbagliare, perché la decisione è stata presa da altri. Allora, io vado avanti e poi vediamo chi risolverà i problemi.

D. – Che cosa vi ha detto Papa Francesco, a te e a Greg, quando siete andati in udienza?

R. – Lui ci ha chiesto che il suo messaggio arrivi dappertutto. Ci ha parlato con molta serietà; con molta tenerezza, ma allo stesso tempo con volto serio. Non è stato un momento scherzoso, anche se ha scherzato. Quando mi ha salutato ha detto: “Ah, una gallega in Vaticano!”, come in Argentina chiamano gli spagnoli. Lui, però, lo ha preso come un incontro di lavoro e sa benissimo che la comunicazione è uno dei pilastri del Pontificato e anche della Chiesa. Ci ha parlato molto seriamente e ci ha chiesto equilibrio, fedeltà e poi chiarezza, anche con lui. A me è venuta in mente  questa parola, che non ci ha detto: parresia. La parresia del Sinodo. Secondo me, è quello che lui si aspetta da noi: quella parresia che ha chiesto ai vescovi quel giorno.

D. – Tutti hanno sottolineato che sei la prima donna ai vertici della Sala Stampa Vaticana: un segno dei tempi per la Chiesa?

R. – Secondo me, il segno dei tempi è la normalità. La rivoluzione di Papa Francesco è la rivoluzione della normalità, della naturalezza e si potrebbe dire della logica. Quante persone lavorano alla Radio Vaticana? Quante di queste sono donne? Quante persone lavorano in Sala Stampa? Quante di queste sono donne? Quante giornaliste ci sono! Sull’aereo… Per me è tutto normale. E’ ovvio che sono contenta, perché mi sembra una bella immagine. Sarei contentissima, però, anche se fosse una bionda, una francese… Non è il fatto di essere donna, secondo me, determinante, ma il fatto di essere “normali”, come la società. La società è piena di laici; la Chiesa è piena di laici bravissimi e di preti bravissimi. Io non posso fare il prete, però posso fare altre cose. E allora mi sembra coerente. Praticamente, se il Papa parla così, agisce così, non c’è altro modo di farlo.

D. – Due laici, quindi, alla guida della Sala Stampa Vaticana: Greg Burke, di lingua inglese, e Paloma García Ovejero, di lingua spagnola. Cosa rappresenta questa scelta?

R. – Prima di tutto, l’internazionalizzazione della Sala Stampa. Siamo nella Chiesa universale. Se tu prendi Twitter, ad esempio - @pontifex – si può vedere quanti followers sono spagnoli e inglesi e poi in numero minore ci sono le altre lingue. Quindi è facile capire che la Chiesa universale parla spagnolo e parla inglese. L’italiano, poi, è un tesoro, perché è il nostre esperanto, è la lingua che ci permette di parlare fra noi, conoscerci. Io posso parlare con un cinese, posso parlare con un peruviano, posso parlare con un tedesco, perché tutti abbiamo questo tesoro che è l’italiano. Secondo me, però, che ci sia una madre lingua spagnola e una madre lingua inglese e che tutti e due conoscano l’italiano, fa sì che si possa parlare praticamente con il 90% dei cattolici del mondo.

D. – Quale sarà il tuo compito in Sala Stampa?

R. – Non ho idea. So benissimo, però, che il mio compito è essere accanto a Greg, sostenerlo e fargli vedere le cose che lui, per il carico che ha, forse non riesce a vedere o forse non riesce a sentire e, alla fine, aiutare il Papa. In Sala Stampa, concretamente, non lo so. Io arriverò e vedremo. Il Papa ci ha chiesto di aiutarlo, di dargli una mano. Padre Lombardi, comunque, va via per un motivo di età e ci lascia una Sala Stampa che funziona benissimo, che è piena di professionisti. L’orchestra, quindi, ce l’abbiamo e suona benissimo. Cambia il direttore, perché il “corpo” è invecchiato, ma il direttore fa ancora una bella melodia ed è pronto per condividere con noi tutto. Già dal primo momento ha cominciato a parlare come se fosse uno di noi. Sono sicura, quindi, sono convinta che la Sala Stampa continuerà a fare il suo mestiere e sarà sempre una “casa di accoglienza” per i giornalisti.

D. – Tu sei una giornalista radiofonica: ti mancherà la radio?

R. – Mi manca la radio. E’ l’unica cosa che mi ha fatto piangere in questi giorni. Non so immaginarmi senza il microfono. Però, l’avventura è l’avventura! Che posso dire....?








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