2016-07-13 12:09:00

Aja: "Pechino non ha diritti sulle isole del Mar Cinese"


Il Tribunale dell’Aja si è pronunciato sulla lunga contesa fra Filippine e Cina circa il controllo del banco di Scarborough. I magistrati riconoscono la sovranità di Manila. La decisione è avvenuta in base alla Convenzione Onu sui diritti del mare, sottoscritta anche da Pechino nel 1996. La Cina però respinge la sentenza considerandola “carta straccia” e nel Pacifico la tensione diplomatica è già altissima. Gioia Tagliente ha intervistato Natalino Ronzitti, emerito di diritto internazionale alla Luiss e espero di diritto del mare:

R. – Le sentenze vanno rispettate: così è detto nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Nell’art. 11 dell’Annesso, che ha istituito la competenza del Tribunale, si afferma espressamente che le parti, in buona fede, daranno esecuzione alla sentenza. Quindi la sentenza non può essere considerata “carta straccia”. Pechino non si era presentata dinanzi al Tribunale, è stato contumace fin dall’inizio. Tuttavia, il Tribunale ciononostante ha affermato la propria giurisdizione.

D. – La Cina ha assicurato che il Mare Cinese Meridionale non verrà militarizzato, ma sono già presenti navi da guerra…

R. – È una vecchia rivendicazione cinese. E la sentenza del Tribunale arbitrale è molto importante, perché ha espressamente affermato che, in materia - sul punto - la Cina non ha diritti storici. La Cina, infatti, vuole considerare il Mar Cinese Meridionale, che ha una grande estensione di acque, come “acque storiche”, termine che significa un corpo di acque su cui lo Stato costiero ha diritti sovrani. Questo può accadere per alcune porzioni di mare molto delimitate; e in genere si tratta delle baie: esistono infatti delle baie storiche, nell’ambito delle quali il sovrano territoriale ha tutti i diritti relativi alla sovranità; esso ha una sovranità esclusiva sulle baie, che sono tuttavia un corpo di acque limitato. Qui si sta parlando invece di grandi estensioni di acque e quello che ha detto il Tribunale mi sembra molto importante, perché ha affermato che la Cina non ha diritti storici in materia.

D. – La posizione delle isole risulta economicamente strategica…

R. – Per quanto riguarda tutti i traffici marittimi della zona e il passaggio delle linee aeree. Perché la Cina non solo rivendica la sovranità sulle acque del Mar Cinese Meridionale ma anche sullo spazio aereo sovrastante. Infatti, essa ha proclamato una zona di sorveglianza aerea relativa allo spazio sovrastante e all’alto mare: zona di sorveglianza aerea che è stata disconosciuta da tutte le altre potenze e, in particolare, dagli Stati Uniti. Gli Usa esercitano diritti di navigazione nel Mar Cinese Meridionale: diritti di navigazione che loro derivano dalla libertà dell’alto mare. I cinesi vorrebbero che le compagnie aeree notificassero i propri voli prima di attraversare lo spazio aereo sovrastante il Mar Cinese Meridionale. Qualcuno lo ha fatto, adempiendo agli ordini cinesi, ma questo è un errore.

D. – Secondo alcuni osservatori, in questo modo è frenata, almeno giuridicamente, l’espansione della Cina nell’Oceano Pacifico…

R. – Questa sentenza è molto importante e dà le armi del diritto a tutti gli Stati, i quali vogliono esercitare la libertà di navigazione nel Mar Cinese Meridionale.

D. – Come si può evolvere il contenzioso?

R. – I tribunali internazionali non hanno le stesse armi del diritto interno per quanto riguarda l’esecuzione delle sentenze. L’unica arma, peraltro abbastanza spuntata, è la Corte Internazionale di Giustizia; perché se lo Stato soccombente non adempie la questione può essere portata dinanzi al Consiglio di Sicurezza, che potrà prendere le misure necessarie per risolvere la questione. Ora però una risoluzione del Consiglio di Sicurezza può essere bloccata dal voto negativo di un membro permanente e la Cina è un membro permanente del Consiglio.








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