"Stop alle ostilita', proteggere i civili" in Sud Sudan. Dopo giorni di violenti
combattimenti e atrocita' che hanno insanguinato il piu' giovane Paese africano,
il presidente Salva Kiir ha ordinato un cessate il fuoco unilaterale. Poco dopo anche
il suo storico rivale, il primo vicepresidente Riek Machar, ha lanciato un appello
alla tregua. Almeno 300, in maggioranza militari, i morti dei cruenti scontri - combattuti
anche con carri armati ed elicotteri - che hanno visto contrapporsi le forze governative
a quelle che appoggiano Machar: due entita' tornate a fronteggiarsi, malgrado la firma
dell'accordo di pace siglato nell'agosto dello scorso anno, in nome di un'antica rivalita'
intertribale. Una violenza inaudita esplosa negli stessi giorni in cui il Paese, poverissimo
ma ricco di idrocarburi, si apprestava a festeggiare il quinto anniversario dell'indipendenza
da Khartoum. Migliaia sono gli abitanti di Juba fuggiti dalle violenze, circa settemila
sono i civili che hanno trovato riparo in due compound delle Nazioni Unite.
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