2016-07-09 11:00:00

Torna a casa il Codex Purpureus Rossanensis, antico Evangelario


Il Codex Purpureus Rossanensis, un antichissimo Evangelario riconosciuto nel 2015 dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, dopo i lavori di restauro durati quattro anni, torna nella città di Rossano, in Calabria. Affidato nel 2012 all’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio archivistico e librario del Ministero dei Beni Culturali, affinché venissero eseguite approfondite analisi biologiche, chimiche, fisiche, tecnologiche e tutte le necessarie cure per il suo restauro e la sua conservazione, il lavoro ha fornito significative risposte sulla storia e sull’esecuzione del volume, oltre a dettare importanti indicazioni generali sulla fattura e lettura dei codici di analoga provenienza e periodo storico. Michele Ungolo ha sentito la responsabile delle comunicazioni per il restauro del manoscritto, Rosi Fontana:

D. – Il Codice Purpureo è un manoscritto di inestimabile valore. A quale epoca risale?

R. – Risale al V-VI secolo. Fa piacere ricordare che nel 2015 – quindi lo scorso anno – è stato inserito nella Lista Unesco fra i patrimoni dell’umanità.

D. – Quali testimonianze sono racchiuse in questo Evangelario?

R. – Contiene l’intero Vangelo di Matteo e parte del Vangelo di Marco; mentre sono interamente perduti i Vangeli di Luca e di Giovanni. Contiene 13 miniature sulla vita di Cristo; una miniatura dei quattro Evangelisti; e una parte della Lettera di Eusebio a Carpiano, racchiusa in una decorazione aurea.

D. – Quali sono stati i risultati ottenuti dalle indagini da parte dei restauratori e quali, invece, le nuove scoperte?

R. – Quasi tutte le miniature hanno subito dei danni irreversibili, poiché dal 1917 fino al 1920 il Codice fu oggetto di un restauro realizzato da Nestore Leoni, un miniaturista molto quotato in quegli anni: Nestore Leoni applicò questa gelatina a caldo su 14 delle 15 miniature e queste pagine – purtroppo! – hanno perso la brillantezza dei pigmenti e le pergamene si sono molto, molto assottigliate. Il dato, invece, molto interessante che emerge dal restauro riguarda una delle miniature, quella di Marco con Sofia. Addirittura alcuni accademici pensavano che questa miniatura, poiché bellissima, potesse non appartenere all’Evangelario: è stato, invece, confermato che appartiene all’Evangelario. Essendo l’unica miniatura a non essere stata toccata dal restauro di Nestore Leoni, negli anni Venti del Novecento, oggi è di assoluto splendore. Quindi nel Codice Purpureo questa miniatura dà la sensazione precisa di quella che era la bellezza delle miniature.

D. – La Regione Calabria è conosciuta per la sua antica arte scriptoria. Può essere questa una delle motivazioni sul perché il Codice si trovi proprio in quell’area geografica?

R. – Si suppone che il Codice giunga a Rossano intorno al 636-638, quando i monaci greco-melchiti - per sfuggire all’offensiva espansionista religiosa degli arabi musulmani, abbandonano la Siria, la Palestina, l’Egitto e la Cappadocia - cercano rifugio in questa Italia Bizantina. Cosa accade al Codice? Questo, forse, è un dato di particolare rilievo e anche di particolare curiosità, poiché del Codice nulla si sa fino ai primi anni dell’Ottocento. Quindi c’è una sorta di mistero che avvolge il Codice per 1.200 anni: non si sa dove sia stato tenuto, come sia stato tenuto, da chi sia stato tenuto il Codice in questo lunghissimo spazio di quasi 1.200 anni.

D. – Quale futuro spetta al Codice? Rimarrà a Rossano?

R. – Il Codice appartiene a Rossano e Rossano sicuramente è il suo Codice Purpureo: possiamo immaginargli ancora altri 1.500 anni di vita. Oggi è in una superteca, super climatizzata, monitorizzata 24 ore su 24. Quindi è tenuto nel migliore dei modi possibili e la sua musealizzazione continuerà per lunghissimo tempo ed è certamente il fiore all’occhiello più importante che c’è per l’Italia Bizantina del Sud.








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