2016-07-07 13:20:00

Inps: 4 pensionati su 10 sotto i mille euro


Nel 2015 la spesa pensionistica Inps ha inciso per più del 15% sul Pil e si ripercuote per il 33% sulla spesa pubblica. Lo afferma il rapporto Inps, presentato oggi a Roma. Per il presidente Boeri, si’ all’uscita anticipata dal lavoro ma questo avrà effetti per sempre sull’assegno.Tra le novità il progetto “Busta arancione” per conoscere la propria posizione previdenziale. Gioia Tagliente ne ha parlato con Francesco Vallacqua, docente a contratto in tema di fondi pensione e pensioni pubbliche dell’Università Bocconi e Liuc:

R. – Sono degli interventi finalizzati a dare contezza ai lavoratori di quella che può essere la pensione prospettica. E’ un intervento sicuramente positivo per rendere edotti i livelli di pensione, ma che va contemperato perché, nelle ipotesi delle simulazioni Inps, il prodotto interno lordo cresce del 3,5 nominale l’anno, che è una ipotesi molto ottimistica.

D. – Cosa ne pensa dell’Ape?

R. – Sicuramente è uno strumento che deve far fronte al problema dell’innalzamento eccessivo della pensione ed è quindi positivo in termini di età, ma che andrebbe contemperato con interventi sul mercato del lavoro. Pensione e lavoro, infatti, sono le due facce della stessa medaglia. Ad esempio, si potrebbe pensare ad una staffetta generazionale, consentendo ad un datore di lavoro di ridurre l’orario di chi anticipa, magari per un orario corrispondente, una parte di pensione, a condizione che assume un giovane. Esempio molto pragmatico: su 8 ore di lavoro, il lavoratore rimane a lavorare per 4 e l’Inps anticipa l’importo per le altre 4, ma a condizione che per 4 ore però venga assunto un nuovo lavoratore.

D. – Così l’Inps anticiperebbe una spesa…

R. – Questo è vero, però bisognerebbe fare i calcoli di cosa immette un giovane nel mercato, e quindi nei consumi e quindi nel pil, rispetto ad un giovane che invece sta a casa. Sicuramente sarebbero da provare i calcoli in termini di fiscalità recuperata e in termini di occupazione, di ottimismo – fattore notevole, soprattutto per le fasce più giovani e più penalizzate e di contribuzione previdenziale.

D-. – Quindi, secondo lei, sarebbe un’ottima soluzione per facilitare appunto l’ingresso dei giovani al lavoro?

R. – Secondo me sì, ovviamente ragionando a parità di costo del lavoro per il datore. L’obiezione che subito verrebbe fatta è che si anticiperebbe la spesa, però è anche vero che ci sarebbe un recupero fiscale e contributivo e quindi il costo, in termini di spesa, sarebbe da calmierare con questo tipo di entrate. In questo momento, però, bisogna trovare soprattutto lavoro. Pensare, quindi, a chi vuole andare in pensione prima, ma soprattutto pensare anche a far entrare altre persone, perché nel nostro sistema le pensioni vengono finanziate dai lavoratori con il sistema ripartizione. Quindi più persone lavorano, più contributi ci sono per pagare a sua volta le pensioni.

D. – Dal bilancio Inps risultano situazioni di particolare rilievo?

R. – Se si guarda il bilancio Inps, il cumulato dati Covip ultima relazione del fondo Tesoreria, cioè un fondo che era nato per finanziare lo sviluppo economico, sono circa 50 miliardi di euro dal 2007. Ora, dovrebbero essere utilizzati per finanziare lo sviluppo di questo Paese in vario modo - infrastrutture e così via - sarebbe interessante capire dove invece vanno a finire, dato che dal punto di vista legislativo dovevano andare a finire in un elenco predeterminato della legge 296 del 2006. E, secondo me, è da lì che andrebbero presi. Quest’anno sono circa 5 miliardi quelli che sono stati fatti confluire all’Inps, che poi li dà al Ministero del Tesoro. Siccome sono soldi dei lavoratori delle imprese da 50 addetti in su, andrebbero restituiti al mercato del lavoro, sotto forma di crescita e occupazione.  

 








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