2016-07-05 14:22:00

Vescovi Cile: no a legge che depenalizza l'aborto


La Conferenza episcopale del Cile fa sentire nuovamente la sua voce contro il progetto di legge che mira a depenalizzare l’aborto nel Paese in tre casi: stupro, rischio per la salute della madre e malformazione del feto. Approvato già dalla Camera dei Deputati lo scorso marzo, ora il progetto di legge è al vaglio del Senato.

Difesa della vita umana non è solo una questione religiosa
Ed è proprio al Senato che si è rivolto, in questi giorni, mons. Juan Ignacio González Errázuriz, vescovo di San Bernardo: su invito dell’organismo istituzionale, infatti, il presule ha tenuto un discorso davanti alla Commissione per la Salute del Senato, presentando il punto di vista della Chiesa cattolica cilena. Sottolineando che la religione è un elemento essenziale della nazione, il vescovo ha ribadito, tuttavia, che la Chiesa non vuole dare “solo una visione religiosa su una questione della massima importanza e serietà come è quella della vita umana del nascituro”.

Dal diritto alla vita discendono gli altri diritti umani fondamentali
Nell’ottica della “promozione di un umanesimo integrale”, infatti, i vescovi “hanno il diritto di esprimere le loro opinioni ed i loro insegnamenti” sull’argomento perché “la difesa della vita nascente è strettamente legata alla tutela di ogni diritto umano” ed esprime il principio che “ogni essere umano è sempre sacro ed inviolabile, in ogni situazione ed in ogni fase di sviluppo. L’uomo è un fine, e mai un mezzo per risolvere i problemi”. Ma se questo principio decade, ha ribadito mons. González Errázuriz, allora vengono a mancare anche “le basi ed i fondamenti permanenti per difendere i diritti umani che finiscono per essere soggetti alle circostanze contingenti ed alle convenienze del momento”.

Chiesa in difesa dei più deboli e bisognosi
“La Chiesa cattolica è qui presente in qualità di esperta di umanità – ha spiegato mons. González Errázuriz, citando Paolo VI – Essa non cerca potere o autorità, ma mira solo a porsi al servizio di tutti, senza distinzioni, ed in particolare dei più poveri e bisognosi”, “i più deboli, gli emarginati, i perseguitati”. In questo senso, ha affermato il presule, “la Chiesa rappresenta il pensiero di milioni di cileni che, in questo momento, credono si stia colpendo il cuore stesso della democrazia e della libertà, mettendo a rischio il diritto alla vita dei più innocenti tra gli esseri umani”, ovvero i nascituri.

Aborto non può essere parte del “diritto alla salute”
Dal punto di vista legislativo, inoltre, mons. González Errázuriz ha evidenziato che “il progetto di legge ritiene che l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) sia un diritto delle donne da includere nel sistema normativo nazionale”. Ma ciò significa che la proposta normativa non mira soltanto “alla depenalizzazione dell’aborto, bensì all’inserimento di tale pratica nel diritto alla salute, come se ne fosse un’integrazione”. E ciò potrebbe comportare “la promozione e la facilitazione dell’Ivg in Cile”.

Casi di malformazione: nella diagnosi incerta, c’è il rischio di errore
Quindi, il vescovo di San Bernardo si è soffermato sui tre casi per i quali il progetto di legge chiede la depenalizzazione dell’aborto. Riguardo al pericolo di morte della madre, il presule ha obiettato che “non è l’aborto la terapia che salva la vita in pericolo di una madre”, anzi: essa va sempre “curata e tutelata”. In relazione ai casi di malformazioni del feto, mons. González Errázuriz ha evidenziato che “il rispetto sconfinato per ogni vita umana indifesa ed innocente, come pure la difficoltà di diagnosticare con certezza le condizioni di salute del nascituro, impediscono di motivare la necessità di un aborto”.

Non si può fare il male per raggiungere il bene
Oltretutto, ha ribadito il presule, la diagnosi per i nascituri si rivela incerta. E allora, in situazioni di incertezza, “come può il legislatore” consentire l’aborto “quando è in gioco un bene dal valore etico così elevato come la vita umana?”. “Non è lecito, infatti – ha sottolineano il vescovo – agire in casi in cui possono essere eseguiti gravi errori” perché “secondo un principio etico universalmente accettato, non si può fare il male per raggiungere il bene”. Cioè: “Non si può privare un essere umano della vita, anche se malata, per alleggerire una madre da un pesante fardello”.  

Ogni vita è degna di essere vissuta
Infatti, ha spiegato il presule, “con il pretesto di essere compassionevoli nei confronti del nascituro, i genitori e la società nascondono il fatto che non sono disposti ad accettare” un bimbo malato. “Non vogliono proteggere il nascituro, bensì se stessi, le loro comodità, aspettative, interessi – ha ribadito il vescovo - E questa è una discriminazione”. Al contrario, i bambini concepiti “con la possibilità o la certezza di una grave malattia, meritano di vivere. E non perché lo decidono i loro genitori, la scienza o la società, ma perché la vita, di per sé, è sempre degna di essere vissuta”.

Aborto in caso di stupro: lo Stato si arrende alla violenza sulle donne 
Riguardo, poi, ai casi di stupro, mons. González Errázuriz ha evidenziato che “se non sembra umano lasciare da sola una donna che ha subito tale trauma”, non è altrettanto umano “privare della vita un essere indifeso ed innocente quale è suo figlio”. L’auspicio della Chiesa, dunque, è che “lo Stato e la società stiano accanto alle donne che hanno subito violenza, offrendo loro aiuti concreti o la possibilità che il loro figlio, che non ha alcuna colpa, possa trovare accoglienza presso un’altra famiglia”. Inoltre, ha spiegato il presule, “depenalizzare l’aborto in casi di stupro è un atto di resa dello Stato di fronte alla violenza sessuale sulle donne”.

Le vittime di un aborto sono sempre innocenti, vanno difese
E ancora, il vescovo di San Bernardo ha esposto un’importante considerazione: la vittima di un aborto è sempre un innocente e ciò significa che l’Ivg rappresenta “non solo il dominio dell’uomo sull’uomo, ma la tirannia del colpevole sull’innocente” ed è “assolutamente ingiusto che un essere umano totalmente innocente venga punito con la morte”, soprattutto perché dietro ad un aborto ci sono i genitori, i medici, la società, le istituzioni, ovvero “tutti coloro dai quali una vittima innocente si aspetta protezioni e tutele”.

Allarme per ulteriori derive della legge
​Infine, mons. González Errázuriz ha lanciato un allarme: il progetto di legge attualmente in discussione rischia di essere solo una tappa di un percorso verso la liberalizzazione totale dell’aborto in Cile. E questa – ha concluso – “è una realtà che non possiamo nascondere”. (I.P.)








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