2016-07-02 15:30:00

Festival del Lavoro: più attenzione ai giovani e alle famiglie


Si è conclsa a Roma la settima edizione del Festival del Lavoro. Un’occasione importante per discutere sui temi di attualità che riguardano il mercato del lavoro in continuo cambiamento e promuovere politiche che velocizzino i processi di integrazione dei giovani nelle attività economiche. Giovedì scorso l'incontro con il Papa durante l'udienza giubilare in Piazza San Pietro. Al microfono di Valentina Onori, Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro fa un bilancio del Festival:

R. – Abbiamo cercato di attuare il messaggio del Santo Padre. Lui ci ha detto: “Dovete avere un ruolo non assistenziale, ma di promozione”. La promozione della dignità del lavoro e nel lavoro, è il compito della nostra categoria. Lo abbiamo fatto in una tre giorni di momenti di confronto e di convegni, a cui ha partecipato tutto il mondo delle istituzioni, della politica, dell’impresa e delle rappresentanze sindacali dei lavoratori: tutti coloro i quali, insieme, contribuiscono ad individuare le scelte del futuro.

D. – Quali sono le iniziative principali che sono emerse?

R. – Bisogna ancor di più dare attuazione alla linea di tendenza di investire per accompagnare e riaccompagnare al lavoro le persone. È un cambio di mentalità importante. Credo che coincida anche con un cambio culturale del nostro Paese: un Paese che ha sempre vissuto nell’ottica degli ammortizzatori sociali di tipo tradizionale, quindi del sostegno al reddito, finalizzato al sostegno, a volte, di un posto di lavoro che non esiste più. E che invece ha investito poco sulla promozione, sulle politiche attive, sull’integrazione dei giovani, e sulla loro preparazione.

D. – Quali sono queste politiche attive?

R. – Quelle che servono per accompagnare chi il lavoro non l’ha mai avuto, ad entrare nel mondo del lavoro attraverso un orientamento e una profilazione delle competenze professionali del soggetto; e poi riaccompagnare chi magari il lavoro lo ha perso, ed è troppo giovane per poter andare in pensione.

D. – Quanto pensa che ci sia aderenza al territorio e alla situazione reale del Paese, tra questi enti e le persone che cercano lavoro?

R. – Il tema dei temi è proprio questo: far sì che i cittadini ricevano una corretta informazione, che quindi siano informati sugli strumenti che le norme mettono loro a disposizione. E poi bisogna lavorare sul coinvolgimento dei vari soggetti. In Italia, in materia di lavoro, abbiamo spesso scontato il difficile connubio e dialogo tra i tanti centri decisionali. Allora, fare sintesi e mettere in sinergia i soggetti che operano nel mondo del lavoro: serve per dare la corretta informazione, raggiungere i lavoratori, informarli, ma soprattutto orientarli.

D. – C’è stato anche un rilancio della semplificazione…

R. – Abbiamo fatto degli interessanti confronti tra la burocrazia italiana e ciò che oggi avviene in Europa. Quando noi italiani parliamo di burocrazia, non conosciamo l’entità di quella europea, che invece è la summa di tutte le burocrazie dei 28 Paesi. La richiesta che ancora una volta esce forte da questo Festival è invece quella di "sburocratizzare" i processi: renderli più fluidi e comprensibili per i cittadini; ma soprattutto far sì che anche le norme di legge siano scritte in modo più comprensibile.

D. – Per quanto riguarda gli incentivi e le agevolazioni fiscali alle famiglie?

R. – Credo che la famiglia sia un soggetto che vada assolutamente sostenuto, con una fiscalità di vantaggio e anche con la possibilità di dare, soprattutto alle donne, che molto spesso devono scegliere se lavorare o farsi carico della cura dei propri familiari, la possibilità di integrarsi lavorativamente. Perché la nostra società mette a disposizione degli strumenti che si traducono certamente in servizi di qualità e di cura alla persona, ma soprattutto anche in agevolazioni e quindi in sconti importanti. Ma questo si può fare solo se si rivede anche l’incidenza del costo del lavoro delle imprese: nel momento in cui un lavoratore percepisce 1000 euro, e all’azienda costa il 115% in più, è evidente che poco rimane all’impresa da poter investire in termini di welfare e di contrattazione decentrata, che fornisca anche servizi aggiuntivi, che non siano solo la remunerazione da contratto collettivo nazionale di lavoro.








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