2016-06-25 19:50:00

Lombardi: Papa invita armeni a non restare prigionieri del passato


E’ stata molto intensa la seconda giornata del Papa in Armenia. La ripercorre padre Federico Lombardi. Il direttore della Sala Stampa Vaticana ha definito la visita al Memoriale un momento molto toccante e la Messa a Gyumri un fatto storico. Sull’incontro ecumenico del pomeriggio a Yerevan ascoltiamo il suo commento al microfono del nostro inviato Giancarlo La Vella:

D. – Padre Lombardi, si è conclusa all’insegna della pace, questa giornata …

R. – Sì. “Ecumenismo e pace” era il tema dell’incontro di questa sera e il Papa ha dato un messaggio da par suo: estremamente elevato e profondo, chiamando a conclusione del suo discorso tutto il popolo armeno, anche nella sua diaspora, a essere messaggero di pace, a riuscire a portare la ricchezza della sua esperienza, anche di sofferenza, ma vissuta nella prospettiva cristiana, a dare una grande densità e profondità a un atteggiamento che diventi di riconciliazione, di dialogo, di dignità per tutte le persone nel mondo. Quindi, che il popolo armeno riesca a farsi apostolo di pace e non si lasci prendere dalla tentazione della recriminazione per il suo passato estremamente doloroso. Questo mi è sembrato un messaggio molto importante, anche perché i problemi continuano a esserci: problemi per la pace, anche per il popolo armeno e in tutta questa regione. Pensiamo al Nagorno Karabakh che è stato evocato dal Papa con estrema discrezione, dal Catholicos molto direttamente. La regione ha delle tensioni o anche dei conflitti in corso e allora la pace non è solo una parola ma è un atteggiamento che deve trovare anche le vie per tradursi in pratica e questo richiede una convinzione e una disponibilità molto profonde. Il Papa vi ha dato un contributo molto consistente proprio con il discorso di questa sera, facendo appello anche ai grandi saggi della tradizione armena, sia per quanto riguarda il cammino verso l’unità cristiana, facendo appello a San Nerses, che è un Catholicos di alcuni secoli fa, e per quanto riguarda la pace, gli atteggiamenti necessari per la pace, a San Gregorio di Narek, che è un altro grande Santo della tradizione armena che il Papa ha proclamato Dottore della Chiesa universale un anno fa.

D. – Come a dire che la solidarietà, la vicinanza espressa dal Papa nei confronti del popolo armeno non vuol dire comunque dividere il mondo in vittime e carnefici …

R. – Assolutamente! Il messaggio cristiano non può mai essere di questo genere, dev’essere sempre aperto alla speranza e alla capacità di costruire riconciliazione. Allo stesso tempo, ci dev’essere una memoria reale delle conseguenze del male e del peccato che si sono manifestate anche nell’odio, nella violenza in modo terribile: questo non va nascosto, non va negato ma va assunto proprio come base per un impegno rinnovato e intensissimo perché questo non avvenga mai più e perché si costruisca invece la pace sulle basi su cui dev’essere costruita, che sono appunto la comprensione, il dialogo, la riconciliazione, la capacità di perdono.

D. – Diversi i gesti simbolici compiuti dal Papa: al Memoriale l’albero piantato, benedetto e innaffiato; in Piazza della Repubblica a Yerevan, l’acqua versata insieme a Karekin II sulla terra d’Armenia …

R. – Sì, ci sono dei gesti molto belli, gesti simbolici che sono stati compiuti nella giornata di oggi: quelli al Memoriale erano certamente molto efficaci, molto classici vorrei dire, come piantare un albero e innaffiarlo perché possa crescere, e questo è un simbolo della vita molto caratteristico. E poi, questa arca di Noè che è stata donata al Papa e in cui tutti i bambini che venivano dai popoli vicini portavano la terra del loro Paese che veniva poi anche innaffiata per dare la vita, è stato anche un segno bello di universalità, di dialogo e di fratellanza tra le stirpi dell’umanità.

D. – Sono tornati fuori anche i motivi del Giubileo della Misericordia: l’incontro affettuoso del Papa con gli orfani del Convento di Nostra Signora dell’Armenia rientra in questi gesti che il Papa sta compiendo periodicamente nell’Anno Santo…

R. – Direi che ci sono stati tantissimi gesti di misericordia in questi giorni: tutte le volte che il Papa incontra malati, disabili, feriti – e ce ne sono stati tanti, in questi giorni – sono in questa stessa linea. Il Papa è stato ospite delle Suore armene che tengono un orfanotrofio e che gli hanno anche dato in dono una bellissima statua in bronzo di due bambini – un bambino e una bambina – che si appoggiano l’un l’altro su un cammino difficile: fanno pensare al cammino percorso dai profughi armeni in occasione del Metz Yeghérn, le strade su cui morivano a migliaia … Ecco, i bambini orfani che sono nel cuore del Papa, nel cuore della Chiesa e che vanno aiutati a ritrovare le strade della propria vita e della propria crescita. In fondo, oggi c’è stato anche un po’ un ricordo di questo, quando alcuni dei discendenti degli orfani che erano stati accolti da Benedetto XV a Castel Gandolfo in occasione del Metz Yeghérn, hanno ri-incontrato il successore di Benedetto XV, il Papa Francesco.








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