2016-06-24 13:49:00

Il Regno Unito lascia l’Unione Europea, Cameron si dimette


Voto storico nel Regno Unito, dove il 51,8% delle persone che si sono recate alle urne per il referendum sulla Brexit ha optato per l’uscita dall’Unione Europea. Sono oltre un milione i voti che sanciscono il divorzio fra Londra e Bruxelles. Alta l’affluenza: ha partecipato alla consultazione il 72,2% degli elettori. Il premier David Cameron, dopo l’esito della consultazione, ha annunciato le proprie dimissioni. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

E’ un Regno Unito diviso quello che ha scelto di non restare nell’Unione Europea come Paese membro. L’esito del referendum ha scosso i mercati: alle Borse europee in picchiata e a quella di Londra in netto calo si aggiunge il crollo della sterlina. Milano perde il 10%, e molto pesanti sono anche le altre borse del Vecchio Continente. Malissimo pure i mercati finanziari asiatici. In calo le quotazioni del petrolio, mentre risale l'oro, tradizionale bene rifugio.

Ma è anche il fronte politico britannico ad essere sconvolto: il premier Cameron si è dimesso annunciando che sarà un nuovo primo ministro, da eleggere ad ottobre, a guidare i negoziati con l'Unione Europea. La volontà del popolo britannico - ha aggiunto - sarà rispettata.  Per il leader euroscettico Nigel Farage il Regno Unito celebra un nuovo giorno dell'indipendenza. Ma il verdetto delle urne è disomogeneo: in Scozia, in Irlanda del Nord e a Gibilterra la maggioranza degli elettori ha votato a favore della permanenza nell’Unione Europea. In Galles, invece, ha prevalso la tesi opposta. Contraria alla permanenza anche l’Inghilterra, ad eccezione di gran parte di Londra. Le urne hanno anche sancito una frattura generazionale: il 75% degli under 24 ha votato per la permanenza. Il 56% degli under 49 ha fatto lo stesso. Sono invece gli ultracinquantenni — e in particolare gli ultrasessantacinquenni — ad aver votato in maggioranza per l’uscita dall’Unione Europea.

Cancellerie e istituzioni europee subito mobilitate dopo il voto che ha visto vincere i Leave, mentre gli euroscettici esultano per il risultato, a partire dal leader Ukip Farage. Dalla riunione dei presidenti del Parlamento europeo arriva un netto no a qualsiasi possibilità di rimandare l’uscita di Londra dalla Ue, comunque ci vorranno un paio di anni per mettere a punto tutti di dettagli tecnici. In queste ore sono in corso consultazioni tra i Paesi Eu. Lunedi forse a Berlino vertice Francia-Germania-Italia, mentre Renzi dovrebbe vedere il presidente del Parlamento Ue Tusk martedi. Per  la Cancelliera tedesca Merkel il voto è un colpo all'Europa e al processo di integrazione europea", ma “la Ue ha garantito la pace europea dopo secoli di violenza”.

Sul voto nel Regno Unito si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il presidente della Camera di Commercio italiana a Londra, Leonardo Simonelli:

R. – L’Inghilterra prima veniva considerata un Paese per definizione abbastanza stabile, unito, con valori comuni. Questa elezione ha dimostrato che questo fattore è molto cambiato. Secondo me, la cosa più grave è la perdita di fiducia nella leadership. Tutto l’establishment si è schierato per l’“in” ma non è bastato.

D. – A proposito di cambiamento, questo voto può rimettere in discussione l’indipendenza della Scozia, la riunificazione dell’Irlanda del Nord, territori dove in maggioranza si è votato in favore della permanenza nell’Unione Europea?

R. – La Scozia ha già detto che vuole rimanere in Europa e quindi ci sarà da negoziare qualcosa. L’Irlanda del Nord ha votato per rimanere e credo che si dovranno trovare dei Trattati particolari con la Repubblica irlandese.

D. – Le urne hanno anche sancito una frattura generazionale: il 75% degli under 24  ha votato per la permanenza, voto invece contrario per quanto riguarda i più anziani…

R. – Sono giovani che si sono creati questa formazione di mondo più ampio di valori e di solidarietà; invece, le vecchie generazioni sono più difficili ad accettare il cambiamento.

D. – Ora l’esito di questo voto quale processo innescherà nel breve e nel lungo periodo?

R. – Il referendum è consultivo, anche se naturalmente bisogna tener conto della volontà del popolo. Il Parlamento adesso dovrà riunirsi. Dopodiché verrà invocato l’articolo che prevede l’uscita dalla Comunità economica europea. Cominceranno le negoziazioni, che hanno un tempo di due anni. Poi ci saranno tempi successivi, se richiesto, per trovare nuovi equilibri.

D. – Parliamo di scenari futuri: cosa potrà cambiare per gli italiani nel Regno Unito, dal punto di vista di assistenza sanitaria, indennità di disoccupazione?

R. – A mio avviso ci sarà una negoziazione che prevede una riduzione dei benefici sociali per i non-inglesi, preservando – penso - quelli acquisiti da coloro che sono qui da molto tempo. Poi ci sono il problema delle residenze e la questione dei visti. Anche questi andranno affrontati.

L’esito del referendum nel Regno Unito non è così allarmante come sostenuto da molti osservatori. E’ quanto sottolinea, al microfono di Luca Collodi, il parroco di St Peter’s Italian Church a Londra, padre Andrea Fulco:

R. – Questo dato non ci deve far allarmare perché l’Inghilterra è sempre stata una nazione che accoglie, che integra e che sa gestire i disagi forse molto meglio che in altre situazioni europee. Sarà anche un modo per rivedere il nostro progetto europeo che forse crea anche delle disuguaglianze.

D. – Mentre Londra e le grandi città hanno votato per restare in Europa, le campagne e le altre regioni della Gran Bretagna hanno votato per uscire. Perché questa differenza sul piano sociale?

R. - Credo che, probabilmente, ci siano degli squilibri: a Londra ci sono più turisti, più immigrati. Sicuramente nelle campagne si pensa più al ceto sociale. Come sacerdote, non vedo questo come un dato allarmante perché ho una grande fiducia nello Stato, nello spirito inglese che non è mai stato discriminatorio, non ha mai chiuso le frontiere a nessuno. Credo che adesso siamo tutti un po’ spaventati ma dobbiamo anche guardare le cose da un punto di vista locale. Sicuramente i poveri saranno aiutati.

D. – La parrocchia italiana a Londra come aiuta la comunità italiana e le altre?

R. – Offre un grande aiuto, perché nel Paese sbarcano circa duemila italiani al mese. Noi ne aiutiamo diversi, soprattutto coloro che vivono situazioni di povertà. Abbiamo un progetto che si chiama “Saint Peter Project”, che portiamo avanti già da diversi anni. Aiutiamo ragazzi che non hanno una casa, oltre i tanti italiani che vengono a lavorare per dare loro un punto di riferimento spirituale. La nostra chiesa è anche un centro di accoglienza, di amicizia a livello sociale spirituale ed umano. Noi continuiamo ad accogliere tutti e io credo che anche l’Inghilterra non si chiuderà di fronte alle vere necessità delle persone.








All the contents on this site are copyrighted ©.