2016-06-23 14:14:00

Francia. Hollande: avanti su Jobs Act. A Parigi corteo blindato


Sulla riforma del lavoro "andremo fino in fondo": Così  il Presidente francese, Hollande nel giorno della mobilitazione sindacale contro il Jobs Act, prima vietata e poi autorizzata dal governo con strette limitazioni a seguito dei disordini delle scorse settimane. La contestata riforma prevede un allentamento dei vincoli imposti dall’attuale diritto del lavoro e sarà votata definitivamente tra cinque giorni. Paolo Ondarza ne ha parlato con Michel Martone, docente di diritto del lavoro all’Università Luiss di Roma:

R. – La Francia vive indubbiamente un momento difficile. E’ un Paese attraversato da forti tensioni sociali che sono legate da un lato alla grave crisi economica che l’ha colpita, come peraltro è accaduto in Italia a causa del crack di “Lehman Brothers” nel corso del 2007-2008, e poi della crisi dei debiti sovrani, dalla quale la Francia ancora non si è ripresa; dall’altro, vive anch’essa un problema legato all’immigrazione e soprattutto ha un potere politico che in questo momento è particolarmente debole, come quello del Presidente Hollande. In questa situazione, sicuramente la decisione di consentire la manifestazione, oggi, è una decisione – secondo me – intelligente, perché la situazione sociale della Francia è esplosiva: una manifestazione disciplinata entro determinate condizioni è sicuramente un modo per riuscire a dare libero sfogo al disagio sociale che invece è molto ampio e, come sempre accade, poi alla fine va a sfogarsi nei confronti dei problemi del lavoro.

D. – Ci sono margini concreti per una trattativa che possa portare a un qualche accordo e quindi placare, quantomeno per il momento, la situazione?

R. – A mio avviso, sì. Il sindacato è diviso: ci sono alcuni sindacati che sono più favorevoli alla riforma, altri più contrari. La linea di potenziare la contrattazione collettiva aziendale è quella che stanno percorrendo i diversi Paesi in questo momento; quindi, a mio avviso, i margini ci sono anche se non sarà assolutamente facile raggiungerli perché l’esecutivo ha una popolarità molto bassa e un governo con una popolarità bassa è sicuramente un interlocutore debole a un tavolo delle trattative; un interlocutore debole che però, proprio a causa della sua debolezza, corre il rischio di avere troppo voglia di mostrare i propri muscoli, come ad esempio è accaduto nel caso della manifestazione di oggi che prima voleva essere vietata e infine è consentita. Ecco: speriamo che il governo trovi una linea chiara per riuscire a trovare un accordo, anche perché questa legge è una legge che non è voluta da nessuno, in Francia: i sondaggi dicono che quasi il 70% dei francesi è contrario …

D. – Stiamo parlando di una riforma che punta a liberalizzare il mercato, basata sull’accantonamento della contrattazione nazionale a favore, invece, di quella aziendale, e che allenta i vincoli imposti dall’attuale Diritto del Lavoro …

R. – E’ una riforma che va nel senso indicato dall’Europa, nel senso di aumentare la produttività delle aziende e di flessibilizzare ulteriormente l’utilizzo della manodopera: per questo, il sindacato è fortemente contrario. Il punto è che in questa riforma si sta rafforzando ulteriormente il sindacato, e non si intravedono vie d’uscita.

D. – Oggi si svolge in Gran Bretagna il referendum sulla “Brexit”: quanto sta accadendo in Francia, ovvero le proteste del mondo del lavoro, che peso possono avere all’interno del dissenso antieuropeista?

R. – Le protesta che ci sono in Francia, sicuramente sono un altro campanello d’allarme dei movimenti che contestano la linea dell’austerità imposta dall’Europa. D’altra parte, presto ci saranno anche le elezioni in Spagna dove “Podemos” sembra essere uno dei partiti maggiormente accreditati per la vittoria. Più in generale, la linea adottata dall’Europa è oramai vissuta come eccessivamente burocratica; l’Europa viene sentita non più come il sogno di pace di una generazione, come era fino a qualche anno fa, bensì come la matrigna austera e burocratica che in qualche modo è la causa di tutti i mali dei singoli Paesi. Chiaramente, da questo punto di vista il referendum sulla “Brexit” è molto importante; ma anche se vincerà la posizione del “Bremain” in Europa, è altrettanto chiaro che l’Europa stessa dovrà avviare una profonda riflessione, e la linea tedesca non potrà essere l’unica linea a farsi sentire perché l’Europa dev’essere qualcosa di meglio e qualcosa di più.








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