2016-06-21 11:12:00

Giornata leucemie. Mandelli: progressi ricerca entusiasmanti


Il 21 giugno, giorno d’inizio dell’estate, è da anni anche il giorno di aggiornamento e sensibilizzazione, in Italia, su ciò che la scienza ha compiuto nella lotta contro le leucemie i linfomi e il mieloma. A promuovere la Giornata a tema è l’Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie. Il suo presidente, l’eminente ematologo Franco Mandelli, parla della notevole evoluzione registrata dalle cure in questo settore. L’intervista è di Alessandro De Carolis:

R. – Sono convinto che i progressi siano entusiasmanti e che continueranno, perché numerose malattie sono guaribili nella stragrande maggioranza dei casi: le leucemie acute del bambino guariscono in più dell’80% dei casi ed anche i linfomi di Hodgkin hanno una percentuale di guarigione elevatissima. Ci sono progressi notevoli, però, pure in una malattia in cui fino a pochi anni fa i risultati erano pochi, il mieloma, per il quale oggi ci sono numerosissimi nuovi farmaci che danno speranze incredibili, con un miglioramento della sopravvivenza passata da due, tre anni a più di dieci anni. Per me, che ho vissuto negli anni in cui le leucemie acute erano malattie incurabili, i linfomi di Hodgkin si curavano con la radioterapia e con la chemioterapia, con buoni risultati in non più del 50% dei casi, e il mieloma non era curabile, questi risultati mi sembrano veramente ancora oggi incredibili e sono convinto che miglioreranno ancora e anche presto.

D. – Parlando di lotta alle leucemie, il pensiero corre subito al ruolo dei donatori di sangue…

R. – E’ fondamentale, perché nelle leucemie, nelle malattie del sangue in genere, il donatore di sangue è indispensabile anche per la ricerca che ne deriva. Creare, infatti, nuovi protocolli terapeutici sarebbe impossibile senza il sangue. Il sangue è la parte integrante delle cure. Il sangue non si fabbrica in laboratorio e non si fabbricherà mai. I globuli rossi e le piastrine sono indispensabili, perché se non ci fossero qualche volta il paziente morirebbe.

D. – L’Ail ha allestito da tempo un progetto chiamato “Sognando Itaca”. Di che si tratta?

R. – E’ un progetto che non pensavo durasse e invece quest’anno mi sembra sia alla sua decima edizione. Una barca a vela percorre quest’anno, da Venezia a Brindisi, tutto l’Adriatico e arriva ad Itaca. Nella barca a vela entrano i pazienti e i familiari, assieme ai medici e agli infermieri, e trovano un supporto psicologico fondamentale. Intanto, infatti, si sentono non più dipendenti dai medici e dagli infermieri, ma addirittura si sentono pari a loro. Questa possibilità migliora lo stato psichico dei malati, riduce gli psicofarmaci, riduce le terapie del dolore. E’, quindi, anche una terapia.

D. – Quanto ha contribuito, secondo lei, nel sensibilizzare l’opinione pubblica, la Giornata che ormai da tanti anni l’Ail organizza in questo periodo?

R. – Io credo contribuisca molto, perché abbiamo un numero verde attivo dalla mattina alla sera, dove ematologi di chiara fama risponderanno alle domande dei malati. Uno può pensare che nei centri di ematologia i medici e gli infermieri siano gentili e che quindi non ci sia bisogno di telefonare, ma è utilissimo, perché il malato qualche volta addirittura si vergogna di porre delle domande: ha paura che non siano valide, che non siano opportune. Invece, al numero verde, anonimamente, si trova a parlare con un grande ematologo, che dà suggerimenti utilissimi. E’ talmente importante, devo dire, che addirittura i malati aspettano l’anno successivo, che ritorni il numero verde, per poter riparlare e migliorare le risposte che avevano già avuto l’anno prima.








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