2016-06-16 12:48:00

Raccontare da freelance campi profughi e rotte migratorie


Giacomo Zandonini, giovane giornalista freelance, racconta gli ultimi mesi accanto ai profughi. Grecia, Niger, Lampedusa, Sicilia. "Essere a Idomeni, che a marzo è arrivato a ospitare quasi 15mila persone, è stata l'esperienza più forte. Arrivato casualmente proprio nei giorni in cui sarebbe stato effettuato lo sgombero e trovarsi all’interno, mentre di fatto il campo era vietato ai media, dormire lì, ospite di alcuni rifugiati, gli ha consentito di entrare in una empatia particolare con loro. "Mi colpiva che le persone non volessero rendersi conto della maxi operazione che stava avvenendo", spiega. "Le donne si mettevano a cucinare, gli uomini preparavano il tè, come se si fosse in una situazione normale. Nel giro di due o tre giorni non c’era più nulla lì. ‘Dovete lascaire questo posto’: veniva detto loro solo questo. Ho visto bambini che con i genitori si affidavano agli scafisti di terra investendo gli ultimi risparmi rimasti con la promessa di arrivare in Macedonia e poi proseguire. La mattina dopo li ho rivisti, erano tornati indietro. Tutto vano. Ecco, vedere nella notte queste ragazze incamminarsi, persone che avevano resistito in situazioni estreme, incredibilmente attive e sorridenti resta una immagine che mi rimarrà a lungo nella mente e nel cuore". 

"La capacità di riflessione che avevano sviluppato questi ragazzini mi ha colpito molto", riprende Giacomo: "A dieci/otto anni ti raccontavano che erano già stati arrestati sei volte dalla polizia, per non aver compiuto nulla, solo per il fatto di non avere documenti. Fortunatamente i bambini riescono ad avanti. Una ragazza madre siriana con il suo bambino piccolissimo, suo marito non c’era più, a un certo punto aveva messo su una musica di una cantante libanese. Mi diceva: 'vorrei semplicemente poter ascoltare questa musica in una casa bevendo un caffè. Così potrei dimenticare tutto quello che non c’è più'". 

Idomeni ha insegnato qualcosa all’Europa?

"Rispetto a ciò che ho visto non sono particolarmente ottimista", risponde Zandonini. "Mi sembra che l’idea di fondo sia purtroppo quella di non far vedere. Nell’ultimo mese erano circa 10mila le persone che affollavano il campo di Idomeni. Ora sono più o meno ‘nascoste’ nelle periferie delle città, dove non si vedono. Non è solo una questione di disponibilità di spazi, ma è che queste persone sono scomode, scomode le loro storie e i loro diritti come rifugiati e in cerca di una vita migliore. Sulle prospettive dell’Ue c’è ancora molto da fare". 

In Niger, corridoio di transito, il Paese più povero al mondo

Con il sostegno dell'OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni) che ne ha finanziato la produzione, Giacomo Zandonini ha realizzato con Marina Berarducci un documentario in Africa occidentale. L’anno scorso sono state 150mila le persone che sono passate attraverso il Niger per poi andare in Libia e in parte minore in Algeria. Apprendiamo l'opera di padre Mauro Armanino, della Società delle Missioni africane, lì da quattro anni per dare consulenza e indirizzo ai migranti con i problemi più vari. "Una cosa bizzarra - racconta ancora Giacomo - è che passeggiando a Lampedusa, un ragazzo mi ha fermato dicendomi che mi aveva visto in Niger. In effetti ci eravamo incontrati più di tre mesi prima nella capitale, probabilmente il suo viaggio ancora continua verso il centro Europa. A Parigi, in un campo profughi, ho ritrovato poche settimane fa, sotto la pioggia, in fila per un pasto distribuito da una organizzazione di volontariato, un ragazzo del Sudan che avevo incontrato a Lampedusa poco più di un mese fa, In attesa di avere altre sistemazioni". 

"Relocation", il programma in stand by

Lanciato un anno fa a livello europeo, il programma Relocation - con l'intento di trasferire dalle zone di ingresso (Italia e Grecia) verso altri paesi Ue entro il mese di maggio 20mila persone - è in una fase arretrata. "Al momento siamo sotto le duemila. Gli altri sono ancora in attesa". Colpire i trafficanti fermerà gli esodi di massa? "Sono dei criminali e andrebbero contrastati. Ma finché le persone si troveranno nel bisogno di partire e non potranno trovare alternative, esisteranno i trafficanti. Anzi, più si creano dei muri, più i trafficanti hanno un mercato".

 








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