2016-06-16 13:10:00

Papa apre convegno diocesano. Vallini: al centro le famiglie


Si apre stasera alle 19 con il discorso di Papa Francesco nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il Convegno della diocesi di Roma sul tema “‘La letizia dell’amore: il cammino delle famiglie a Roma alla luce dell’esortazione apostolica Amoris laetitia”. Sul tema dell’incontro, Fabrizio Mastrofini ha intervistato il cardinale vicario Agostino Vallini:

R. – Questa scelta è un atto provvidenziale. L’“Amoris Laetitia” è il frutto di due Sinodi ed è quindi la conclusione pastorale, con un testo molto avvincente e anche molto coraggioso, che il Santo Padre ci dà; ma per noi è una scelta provvidenziale, perché viene a sviluppare un cammino del progetto pastorale che, partendo dalla riproposta della fede in questo tempo storico, l’ha sviluppata attraverso delle tappe. Quindi al tema della famiglia noi ci siamo arrivati già da qualche anno. Abbiamo riscoperto il cammino della Chiesa proprio dalla riproposta della fede, attraverso gli itinerari di formazione alla fede: la tappa dell’iniziazione cristiana e il coinvolgimento dei genitori. Oggi il discorso alla famiglia si allarga a tutte le famiglie, con una pastorale – direi - più ampia e proprio “Amoris laetitia” ci permette di entrare nel vivo per una più coraggiosa e più incisiva azione evangelizzatrice e di sostegno alle famiglie. Quindi siamo proprio in un piano di provvidenza, in cui il disegno di questo progetto è veramente bello. Speriamo che vada bene…

D. – Quali sono le difficoltà, oggi, a suo avviso, nell’evangelizzare le famiglie?

R. – Sono tante. La prima è la vita frenetica delle famiglie; la seconda è che c’è un bisogno enorme di riproporre la fede e  non soltanto al momento della famiglia, ma da quando si nasce. Ecco perché il tema dell’iniziazione cristiana, che comincia dalla preparazione dei genitori che chiedono il Battesimo dei figli e dell’accompagnamento a vivere la vita cristiana nella fase dell’adolescenza e della prima giovinezza fa sì che poi il tema centrale e la responsabilità di formare alla fede sia innanzitutto quella della famiglia.

D. – E perché, a suo avviso, quando si parla di famiglia, a volte si assiste a scontri ideologici, quasi tra chi fosse a favore e chi contro, e non si è invece capaci di essere tutti a favore di questo perno della vita collettiva e della vita individuale?

R. – Mi esprimo con una espressione che ha usato Papa Francesco, quando parlando della cultura europea, ha detto che “l’Europa è triste, è invecchiata”. E questo è la cultura illuministica che ha riprodotto una visione della vita, dell’uomo, della persona quasi riducendola ad individuo; è chiaro che anche le relazioni umane – pur nello sviluppo del reciproco rispetto – alla fine diventano un punto delicato. Se la fede illumina la relazione affettiva, la nascita anche del rapporto affettivo da cui viene e poi deriva la famiglia - la trasmissione della vita, la gioia proprio di una realtà comunitaria qual è quella della famiglia - allora è chiaro che tutto è diverso. Ma l’uomo ha bisogno di Dio: senza Dio, senza vedere la forza che viene dalla grazia, senza la luce del Vangelo, l’uomo è più povero. Basta vedere o ascoltare un telegiornale: è un elenco di debolezze, di fragilità umane, che ci fanno capire come investire forze pastorali della fede per sviluppare le relazioni umane - e anche la riscoperta nella giusta misura della sessualità, della vita di relazione familiare e del costituirsi delle famiglie - è qualcosa oggi di imprescindibile, anzi direi di urgente. Noi cerchiamo di impegnarci in questa linea e il Santo Padre ci aiuta e gliene siamo grati. Quindi confido proprio che anche il Convegno di quest’anno, come quello degli anni passati, porti buoni frutti.








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