2016-06-16 15:00:00

De Luca, Ucsi: Francesco pone sfide anche per il giornalismo


“Le sfide del giornalismo al tempo di Papa Francesco”. E’ il titolo dell’ultimo numero della rivista Desk, trimestrale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi). Alessandro Gisotti ha chiesto al presidente nazionale dell’Ucsi, la vaticanista di RaiNews, Vania De Luca, di soffermarsi su queste sfide e sul processo di riforma dell’Ucsi, di cui è stata eletta presidente tre mesi fa al Congresso di Matera:

R. – Noi ci siamo anzitutto domandati in che cosa consista il tempo di Francesco, che poi è il nostro tempo, e in questo tempo quali sono le sfide per noi che siamo giornalisti e comunicatori. C’è un passaggio dell’Amoris laetitia, che è una grande provocazione per i giornalisti: si dice che “ogni crisi nasconde una buona notizia, che occorre saper ascoltare, affinando l’udito del cuore”. Questo nostro tempo è un tempo, per tanti aspetti, di crisi; ma in ogni crisi – dice il Papa – c’è una opportunità da cogliere, perché in ogni crisi c’è una buona notizia. La buona notizia probabilmente è, per noi, quel “nuovo” che ancora non c’è, ma che dobbiamo costruire. Si rompono degli equilibri preesistenti: pensiamo anche alla nostra professione, a quel lavoro che abbiamo svolto in un dato modo e che, invece, i tempi, le tecnologie, le esigenze richiedono di fare in modo diverso; pensiamo al nostro mondo. Dov’è il nuovo che dobbiamo saper cogliere e che, come giornalisti, dobbiamo sapere intercettare, raccontare e – in qualche modo – prevedere ed orientare? Sono sfide enormi, rispetto alle quali ci si domanda anche se si è abbastanza preparati. Speriamo di sì, di esserne in grado!

D. – Sono solo tre mesi che lei è stata eletta presidente nazionale dell’Ucsi. C’è però già qualche progetto in cantiere, c’è già qualche indicazione e direzione su cui state lavorando?

R. – C’è una squadra al lavoro: è una bella squadra. Diciamo che le priorità sono, in questo momento, due grandi temi che ci stanno a cuore. Il primo: la riforma della Rai che è in corso, che ci interessa in quanto servizio pubblico e pubblico diretto ai cittadini. Quello che la Rai ha rappresentato nel panorama del Paese lo sappiamo tutti, quello che sarà in futuro è ancora non ben chiaro. Su questo ci stiamo facendo anche un po’ promotori, perché è un processo che ci interessa. L’altro grande tema è il rapporto tra i minori e i media: sta per sciogliersi il Comitato pubblico “Media e minori” e come Ucsi abbiamo sempre avuto molto forte questa sensibilità al discorso della pubblicità, della pubblicità ingannevole, del rispetto dei minori, delle fasce protette. E’ un tema che vorremmo continuare ad approfondire e seguire. E poi, al nostro interno, c’è il rilancio del sito ucsi.it. Diventerà un laboratorio, all’interno del quale intercetteremo anche delle professionalità più giovani e da volontari – perché siamo dei volontari nell’Associazione – cercheremo di fare gruppo e di fare un laboratorio anche di innovazione attraverso il sito.

D. – Papa Francesco mette l’accento spesso sull’investimento nei giovani. L’Ucsi è pronto a questa sfida e in che modo può investire nei giovani comunicatori?

R. – Oggi viviamo una grande contraddizione, relativamente proprio ai giovani: apparentemente hanno molte più opportunità dei nostri tempi, ma in realtà hanno molte più porte chiuse rispetto ai nostri tempi, perché ci sono percorsi formativi che li vedono disorientati, perché ci sono strade – e non solo di lavoro, ma anche di acquisizione di competenze specifiche – che spesso sono per pochi, sono canali chiusi. Noi vorremmo aprire in qualche modo: vorremmo cioè, al nostro interno, essere appunto laboratorio che aiuti anche la conoscenza, il confronto e l’acquisizione di professionalità sul campo. E poi vorremmo anche che, per questi giovani, l’Ucsi fosse una casa dalle porte e dalle finestre aperte. Noi dall’interno molto spesso saremo provocati ad uscire, perché non basta stare alla porta o stare alla finestra: vorremmo che la nostra piccola Associazione fosse una casa comune per giornalisti, che si ritrovano nello spirito più autentico dell’essere cattolici, che è poi quella capacità di costruire percorsi di “cosa comune” e di “cosa pubblica” con ciascuno e dovunque si trovi.








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