I doni gerarchici ed i doni carismatici sono “coessenziali” alla vita della Chiesa: questo il punto centrale della Lettera "Iuvenescit Ecclesia" ("La Chiesa ringiovanisce"), pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il documento – a firma del cardinale prefetto, Ludwig Müller, e dell’arcivescovo segretario, Luis Ladaria – è rivolto ai vescovi della Chiesa cattolica e si sofferma “sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa”. Il servizio di Isabella Piro:
È la coessenzialità il principio che lega i doni gerarchici ed i doni carismatici. I primi sono quelli conferiti dal Sacramento dell’ordinazione (episcopale, sacerdotale, diaconale), mentre i secondi vengono liberamente distribuiti dallo Spirito Santo. Lo afferma chiaramente la Lettera “Iuvenescit Ecclesia” (IE), sottolineando come “la Chiesa ringiovanisca in forza del Vangelo”, rinnovata, edificata e guidata dallo Spirito “con diversi doni gerarchici e carismatici”.
Connessione armonica e complementare, con obbedienza ai Pastori
In particolare, la IE si sofferma sulle questioni
teologiche, e non pastorali o pratiche, che derivano dal rapporto tra istituzione
ecclesiale e nuovi Movimenti e aggregazioni, insistendo sull’armonica connessione
e complementarietà dei due soggetti, purché nell’ambito di una “partecipazione feconda
ed ordinata” dei carismi alla comunione della Chiesa, che non li autorizzi a “sottrarsi
all’obbedienza verso la gerarchia ecclesiale”, né conferisca loro “il diritto ad un
ministero autonomo”. “Doni di importanza irrinunciabile per la vita e la missione
ecclesiale”, dunque, i carismi autentici devono guardare “all’apertura missionaria,
alla necessaria obbedienza ai Pastori e all’immanenza ecclesiale”.
Non contrapporre Chiesa istituzionale e Chiesa della carità
Pertanto, una loro “contrapposizione o giustapposizione”
con i doni gerarchici sarebbe un errore. Non bisogna, infatti, opporre una Chiesa
“dell’istituzione” a una Chiesa “della carità”, perché nella Chiesa “anche le istituzioni
essenziali sono carismatiche”, e “i carismi devono istituzionalizzarsi per avere coerenza
e continuità”. In tal modo, ambedue le dimensioni “concorrono insieme a rendere presente
il mistero e l’opera salvifica di Cristo nel mondo”.
Dimensione carismatica e maturità ecclesiale
Le nuove realtà, dunque, devono giungere alla “maturità
ecclesiale” che comporta la loro piena valorizzazione e inserzione nella vita della
Chiesa, sempre in comunione con i Pastori e attente alle loro indicazioni. L’esistenza
di nuove realtà, infatti – sottolinea la Lettera – colma il cuore della Chiesa di
“gioia e gratitudine”, ma le chiama anche a “relazionarsi positivamente con tutti
gli altri doni presenti nella vita ecclesiale”, affinché siano “promossi con generosità
ed accompagnati con vigilante paternità” dai Pastori per “concorrere al bene della
Chiesa ed alla sua missione evangelizzatrice”. “La dimensione carismatica – si legge
nel documento – non può mai mancare alla vita ed alla missione della Chiesa”.
I criteri per discernere i carismi autentici
Ma come riconoscere un dono carismatico autentico?
La Lettera della Congregazione richiama al discernimento, compito che è “di pertinenza
dell’autorità ecclesiastica”, secondo criteri specifici: essere strumento di santità
nella Chiesa; impegnarsi nella diffusione missionaria del Vangelo; confessare pienamente
la fede cattolica; testimoniare una comunione fattiva con tutta la Chiesa, accogliendo
con leale disponibilità i suoi insegnamenti dottrinali e pastorali; riconoscere e
stimare le altre componenti carismatiche nella Chiesa; accettare con umiltà i momenti
di prova nel discernimento; avere frutti spirituali come carità, gioia, pace, umanità;
guardare alla dimensione sociale dell’evangelizzazione, consapevoli del fatto che
“la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati dalla società non
può mancare in un’autentica realtà ecclesiale”.
Il riconoscimento giuridico secondo il Diritto canonico
Inoltre, la IE indica altri due criteri fondamentali
da considerare per il riconoscimento giuridico delle nuove realtà ecclesiali, secondo
le forme stabilite dal Codice di Diritto canonico: il primo è “il rispetto della peculiarità
carismatica delle singole aggregazioni ecclesiali”, così da evitare “forzature giuridiche”
che ne “mortifichino la novità”. Il secondo criterio concerne “il rispetto del regimen
ecclesiale fondamentale”, favorendo “l’inserimento fattivo dei doni carismatici
nella vita della Chiesa”, ma evitando che essi si concepiscano come una realtà parallela,
senza un riferimento ordinato ai doni gerarchici.
Relazione tra Chiesa universale e Chiese particolari è imprescindibile
Il documento della Congregazione per la Dottrina della
Fede evidenzia poi come il rapporto tra doni gerarchici e carismatici debba tener
conto della “imprescindibile e costitutiva relazione tra Chiesa universale e Chiese
particolari”. Ciò significa che i carismi sono dati, sì, a tutta la Chiesa, ma che
la loro dinamica “non può che realizzarsi nel servizio ad una concreta diocesi”. Non
solo: essi rappresentano anche “un’autentica possibilità” per vivere e sviluppare
la vocazione cristiana di ciascuno, sia essa il matrimonio, il celibato sacerdotale,
o il ministero ordinato. Anche la vita consacrata, inoltre, “si colloca nella dimensione
carismatica della Chiesa”, perché la sua spiritualità può diventare “una significativa
risorsa” sia per il fedele laico che per il presbiterio, aiutando entrambi a vivere
una specifica vocazione.
Guardare al modello di Maria
Infine, la IE invita a guardare a Maria, “Madre della
Chiesa”, modello di “piena docilità all’azione dello Spirito Santo” e di “limpida
umiltà”: con la sua intercessione, si auspica che “i carismi abbondantemente distribuiti
dallo Spirito Santo tra i fedeli siano da questi docilmente accolti e messi a frutto
per la vita e la missione della Chiesa e per il bene del mondo”. La pubblicazione
della Lettera - datata 15 maggio 2016, Solennità di Pentecoste - è stata ordinata
da Papa Francesco il 14 marzo scorso, nell’udienza concessa al cardinale Müller.
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