2016-06-14 13:08:00

Appello vescovi nigeriani: senza sicurezza, non c’è sviluppo


Senza sicurezza, non c’è possibilità di sviluppo per la Nigeria: lo scrivono mons. Ignatius Kaigama e mons. William Avennya, rispettivamente presidente e segretario generale della Conferenza episcopale nigeriana (Cbcn), in una nota diffusa dall’agenzia cattolica africana Canaa. Intitolato “Le nostre preoccupazioni sulla sicurezza del nostro Paese”, il documento scatta, in primo luogo, una fotografia amara della nazione.

Corruzione e violenza, sfide primarie
I vescovi, infatti, pur apprezzando gli sforzi compiuti finora dal governo nigeriano, ricordano le tante sfide ancora da affrontare: la corruzione, “l’aumento inaccettabile del grado di violenza nel Paese”, gli scontri tra criminali che “minacciano la convivenza”, i sequestri di persona e le rapina a mano armata che sono diventati “un incubo” per la popolazione. Non solo: nella regione del Delta del Niger molti militanti hanno ripreso “le loro attività violente”, indebolendo “la già fragile economia nazionale basata sul petrolio”.

Allarme per i giovani, sempre più in crisi
Il pensiero della Cbcn va, poi, ai giovani “sempre più insoddisfatti”, che protestano a causa della loro “emarginazione politica e deprivazione economica continua”. Il tutto mentre “vite promettenti” vanno perdute in scontri con le forze di sicurezza. Per questo, invitando leader e popolazione alla corresponsabilità “per la costruzione di una Paese caratterizzato da stabilità, pace, rispetto per l'altro e per lo Stato di diritto”, i vescovi nigeriani insistono sull’importanza della sicurezza nazionale: “La stabilità di ogni nazione, in larga misura, dipende dalla sua sicurezza, la sicurezza dei suoi confini, la sicurezza interna, la sicurezza economica e sociale”.

Governo e cittadinanza, corresponsabili della stabilità del Paese
Di qui, il richiamo al governo affinché “prenda più sul serio il suo dovere di proteggere la vita e i beni di ogni nigeriano”, poiché “questa è la responsabilità primaria di qualsiasi esecutivo”. Al contempo, la cittadinanza viene esortata “ad assumersi le proprie responsabilità, individuali e collettive, nel compito di costruire una nazione solida, rispettosa delle leggi vigenti e capace di ricorrere a strumenti pacifici per risolvere i problemi”.

Appello alla preghiera
Naturalmente, insiste la Chiesa nigeriana, sempre partendo dalla “conversione del cuore di ciascuno”, perché il Paese è “sotto la guida di Dio, Padre amorevole e misericordioso”. L’appello conclusivo dei presuli, dunque, è alla preghiera, “strumento di costruzione della nazione accessibile a tutti” ed in grado di allontanare il Paese “dal bordo del precipizio”. (I.P.)








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