2016-06-13 14:35:00

Pam, mons. Arellano: fame nel mondo diventi un pezzo da museo


Il cibo si ferma davanti ai muri, mentre le armi circolano. È il tragico paradosso messo in luce da Papa Francesco nel suo discorso al Programma Alimentare Mondiale che  mons. Fernando Chica Arellano, osservatore della Santa Sede presso l’agenzia Onu, definisce uno dei “punti più luminosi” dell’intervento. L’intervista al presule dell’inviato, Federico Piana:

R. – Io invito veramente a leggere tutto il discorso del Santo Padre, perché secondo me è un testo veramente programmatico che aiuta tutti. Il Papa ha detto che non possiamo considerare la fame come un problema in più, abituarci a che ci siano affamati nel mondo. Cioè, gli affamati devono veramente bussare alla nostra coscienza e sarà l’unica maniera di fare veramente qualcosa, di non affidarsi soltanto alle parole, ma di incominciare ad agire. I gesti: parole e gesti, le due cose. Se noi pensiamo: “La fame va bene, esiste da quando il mondo è mondo”, allora è come se la coscienza dell’uomo fosse anestetizzata. Invece, noi dobbiamo considerare la fame come un grande problema pressante, contro cui lottare per arrivare a dire “punto e basta”. La fame deve appartenere ai musei, cioè al passato.

D. – Il Papa fa riferimento anche alle armi: in un punto preciso dice: “Le armi circolano tranquillamente, si ha difficoltà invece a portare cibo dove serve”. Questo è un problema dell’umanità…

R. – Mi pare che questo sia stato uno dei punti più luminosi del discorso, almeno per quanto mi riguarda. È uno dei punti – e l’ho sentito anche da molti colleghi – che più ha colpito la comunità internazionale, perché mi pare che il Papa abbia messo il dito sulla piaga. In spagnolo lui ha detto: “Libertad jactanciosa”: le armi circolano e invece il cibo si fermano davanti a muri, davanti a difficoltà perché a volte ci sono tante leggi che impediscono di qua, impediscono di là… Mentre c’è tutta una burocrazia in movimenti, i nostri fratelli sono sul terreno affamati, piangenti… Per questo il Papa ha chiamato soprattutto a pensare alla fame non come una idea astratta, come una teoria, ma a mettere un volto all’affamato. La lotta contro la fame incomincia quando ognuno di noi sarà veramente consapevole del fatto che l’affamato non è un numero, non è una statistica. Questo è stato l’appello del Santo Padre: a una collaborazione internazionale per una collaborazione estesa, con parole ma soprattutto con opere, con iniziative, con misure concrete, efficaci.








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