Un incontro che possa far crescere la “volontà pubblica” di fermare la fame. È l’auspicio che Ertharin Cousin, direttore esecutivo del Programma Alimentare mondiale, esprime ai nostri microfoni al termine della visita di Papa Francesco. L’intervista è dell’inviato, Federico Piana:
R. – Well, what the Pope was referring…
Il Papa ha evidenziato come la fame sia diventata
quasi una condizione naturale che noi accettiamo e si è rivolto a tutti noi perché
superiamo questa accettazione della condizione di fame come realtà, per dirci che
noi possiamo fare la differenza e che possiamo cambiare la vita delle persone che
soffrono la fame. Al Pam, ha espresso il suo apprezzamento per il lavoro coraggioso
che svolge il nostro team per far fronte alle necessità delle persone affamate nel mondo.
D. – A questo punto, l’impegno della comunità internazionale e del Programma Alimentare Mondiale, dopo le parole del Papa, quale sarà?
R. – I am hopeful that after this visit we will have…
Spero tanto che dopo questo incontro avremo più occasioni
insieme per costruire la volontà pubblica necessaria per fermare la fame. In realtà,
noi abbiamo tutti gli strumenti per porre fine alla fame. Quello che non abbiamo è
la volontà pubblica, l’impegno sostenibile necessario per garantirci gli investimenti
estesi sugli anni e sugli ambiti, di cui abbiamo bisogno per svolgere il lavoro dal
quale dipendono le persone affamate nel mondo, per fornire loro le migliori opportunità.
Dopo questa visita, io spero che gli Stati membri si rendano conto che non si tratta
di una “necessità”, semplicemente, quanto piuttosto di una “responsabilità” che noi
abbiamo in quanto esseri umani. A questo Papa Francesco ha dato voce. Io spero che
il mio staff, che a volte è molto scoraggiato, avendo ascoltato il Papa che li ha
definiti “coraggiosi”, abbia recuperato l’entusiasmo per riprendere il lavoro “fuori”,
nei posti più difficili del mondo.
D. – Ce la faremo, nel 2030, ad arrivare alla “Fame zero”?
R. – I told him that I’m often called a dreamer…
Io gli ho raccontato che spesso mi danno della sognatrice
– perché io credo nell’obiettivo “Fame zero” – e lui mi ha detto che tutti noi dobbiamo
sognare, ma dobbiamo lavorare affinché questi sogni diventino una realtà e anche “Fame
zero” diventi una realtà.
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