2016-06-07 15:01:00

Caritas, convegno su violenze domestiche, "relazioni violate"


“Le relazioni violate: violenza domestica e violenza assistita”. Con questo titolo la Caritas di Roma ha promosso a Roma un convegno dedicato a un fenomeno purtroppo in crescita, quello della violenza domestica. L’incontro, che ha visto la collaborazione della Rete dei servizi e delle strutture di mamme con bambini, è stato rivolto a operatori socio-pastorali, personale delle Asl e dei servizi sociali territoriali, psicologi e volontari delle organizzazioni di volontariato. Vittoria Degli Angioli ne ha parlato con Marinella Mariotti, responsabile del “Centro Maree”:

R. – I centri antiviolenza sono sicuramente degli strumenti fondamentali, perché le donne non solo vengono messe in sicurezza ma vengono anche sostenute, accolte. All’interno dei centri, le donne fanno un percorso individualizzato quindi prendono sempre maggiore consapevolezza della violenza, vengono comunque assistite anche dal punto di vista legale. C’è bisogno di un progetto che si costruisca con la donna e intorno alla donna: questo sicuramente è lo strumento fondamentale, al di là della denuncia. Ma per denunciare, poi, la donna ha anche bisogno di essere sostenuta in maniera adeguata. E’ sicuramente importante l’informazione, la sensibilizzazione e quindi che comunque il territorio, la cittadinanza, un po’ tutti siano informati sia dell’esistenza dei centri e anche della competenza che i centri hanno nel sostenere la donna, perché ci sono donne che ad oggi ancora non sanno cosa fare, dove possono andare.

D. – Siamo con Roberta Molina, responsabile dei centri d’accoglienza della Caritas di Roma. Perché la necessità di organizzare un convegno proprio su questo tema?

R. – Per metterci in rete, per capire che è un problema che non si può non affrontare, dove c’è necessità anche di avere una programmazione. Il senso del convegno è fare una rete, fare una programmazione e pensare a un futuro per queste donne che vivono violenze, soprattutto quando ci sono bambini. Veniamo da contesti diversi, ma siamo insieme per lo stesso scopo.

D. – Come è possibile aumentare la cultura del rispetto?

R. – In una delle relazioni si parlava di sensibilizzazione nelle scuole: bisogna lavorare molto sulla prevenzione e bisogna capire quando scatta la violenza. La violenza non è solo alla fine: la violenza inizia da piccoli gesti, appunto magari da uno schiaffo. E quindi questo è un percorso importante da intraprendere, quello della prevenzione, ovunque. Ovunque, in ogni contesto educativo, sociale in cui ci troviamo a parlare… Una delle relatrici diceva: “In fondo, la violenza è la donna della porta accanto”, e allora il non-girarci dall’altra parte quando sappiamo che ci sono azioni di violenza: già quella è una prevenzione.

D. – E quale dovrebbe essere, secondo lei, la risposta delle istituzioni?

R. – Io credo che debba esserci un’assunzione di responsabilità. Un’assunzione di responsabilità con leggi che in qualche modo tuteli veramente la donna. Perché il pericolo c’è e permane anche quando esce dal contesto di violenza. C’è ancora molto da fare, ma molto è stato fatto. Oggi, tutti sappiamo e questo è già un grande traguardo raggiunto.








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