2016-06-06 14:27:00

Ramadan. Teologa Houshmand: digiunare per arrivare a purezza dell'anima


Inizia oggi per i musulmani in tutto il mondo il mese sacro del Ramadan, il nono nel calendario islamico, in cui vige l’osservanza del digiuno diurno. Ma quale significato e importanza riveste questa ricorrenza? Roberta Gisotti ha intervistato Shahrzad Houshmand, teologa iraniana, docente di Studi islamici alla Pontificia Università Gregoriana:

R. – E’ il mese dello sforzo grande per un miliardo e mezzo di musulmani al mondo. In questo mese il corpo e l’anima si coinvolgono in modo significativo, perché ci si astiene – dall’alba al tramonto – dal bere e dal mangiare, e anche dai rapporti sessuali. Coinvolge le donne e gli uomini adulti, mentre gli anziani e le donne incinte possono rimandarlo ad un altro momento. E’ un mese di grande importanza, perché vediamo diverse parole apparire in modo chiaro: controllo e autocontrollo, condivisione, perdono, preghiera, veglia. Il controllo, sicuramente, visto che si tratta di uno sforzo grande di controllare i primi istinti naturali dell’essere umano, che sono appunto il bere e il mangiare, un controllo che sia autocontrollo, perché nessuno controlla l’altro se di nascosto vuole mangiare qualcosa. E’ quindi arrivare alla coscienza di poter guidare anche gli stessi istinti più naturali. La condivisione perché alla fine di questo sforzo diurno, c’è la raccomandazione di condividere il cibo insieme agli altri fratelli e sorelle. E’ anche il mese perdono, perché – dice la tradizione – le porte del cielo sono spalancate dalla misericordia e dal perdono divino. Quindi i fedeli cercano di ricordare i propri sbagli, chiedono perdono di ciò che è passato e chiedono pure un futuro più luminoso. Inoltre, visto che il perdono di Dio è aperto in modo così grande, è raccomandato anche il perdonarsi reciprocamente. E’ visto che è il mese nel quale la Parola Sacra del Corano ha avuto la sua manifestazione è anche il mese della preghiera, per cui alle preghiere canoniche si aggiungono altre preghiere. E per questo c’è la parola veglia: essere svegli anche durante le ore nelle quali apparentemente il sole non c’è per poter accendere l’alba. Anche questo ha un significato. al-Ghazālī , il grande teologo musulmano, già mille anni fa, nel libro “Alchimia della Felicità” descrive il vero digiuno, dicendo che non è soltanto astenersi dal bere e dal mangiare, ma è astenersi totalmente da tutto ciò che distrae la purezza dell’uomo. Allora ti astieni dal bere e dal mangiare, ma dovresti anche arrivare al secondo livello, che è quello di astenersi dall’odio, dalla gelosia, dall’arroganza, dalla superbia e da tutte le forme che feriscono l’originalità e la purezza dell’anima; per poi raggiungere – per chi può – il terzo livello, che è l’astenersi da tutto ciò che può distrarre.

D. – E’ dunque importante, anche per i non musulmani, conoscere le tradizioni legate a questa ricorrenza, per capirne il significato e questo per evitare sovente pregiudizi, incomprensioni, intolleranza o semplicemente non conoscenza…

R. – Sì, assolutamente! L’ignoranza e la non conoscenza creano veramente la base per ogni intolleranza e anche per ogni – purtroppo – aggressione o violenza. La conoscenza è la via migliore per una vita condivisa pacificamente e civilmente. Ed è bene sapere che l’altro si sta sforzando per una meta buona, che poi riesca a raggiungerla o meno è un altro discorso: chi digiuna fa nella sua mente uno sforzo spirituale che coinvolge anche il corpo e che non si ferma soltanto ad uno sforzo spirituale, ma deve condurre ad un comportamento giusto.








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