2016-06-06 14:57:00

Migranti. Vegliò: manca una politica europea unitaria


Bloccare i migranti su isole come Ellis Island. Questa la proposta del ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz, aggiungendo che “chi arriva illegalmente in Europa dovrebbe perdere il diritto di chiedere asilo”. “Non è un esempio da seguire per l'Unione Europea. La politica sull'asilo è in linea con il principio di non respingimento e questo non cambierà": la risposta del portavoce della Commissione Ue per gli Affari interni. Le dichiarazioni arrivano alla vigilia di una settimana importante. Bruxelles punta a raccogliere 60 miliardi di euro di investimenti e ad affrontare le cause all'origine delle migrazioni. Lo anticipa il Financial Times. Il piano della Commissione è atteso per domani. Valentina Onori ha intervistato il card. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio Pastorale per i migranti e gli Itineranti.

R. – L’Austria vuole imitare l’idea degli Stati Uniti o dell’Australia che applicano questa politica che non trovo molto rispettosa nei confronti dell’essere umano. Io capisco che ogni Paese vuole difendersi da questo arrivo – che loro chiamano “invasione” – però mi sembra che si nega alla persona il diritto di emigrare. Queste persone lasciano il proprio Paese correndo pericoli di vita o di morte e si ritrovano prigionieri in un’isola o addirittura su una nave come alcuni hanno suggerito. Non mi sembra molto rispettoso verso queste persone. Non é umano. Mi suscita molte perplessità, però il fondo di tutto è che l’Europa non ha una politica; l’Europa è fatta di 550milioni di abitanti: cosa vuole che sia un milione di migranti su 550milioni? Fa paura pensare ad un milione, no? Se tutta l’Europa avesse una politica unitaria con una certa apertura, questi migranti che vengono non sarebbero molti.

D. - Oggi inizia una settimana in cui l’Unione Europea parlerà del problema migranti per superare la logica dell’emergenza. Pensa che siano giuste le politiche di sostegno nei Paesi di origine?

R. - Se noi aiutiamo questi Paesi, non spingiamo i loro abitanti ad abbandonarli per trovare lavoro, perché potrebbero trovarlo in casa. Non sono contenti di lasciare il proprio Paese, i propri amici, mettendo a rischio la propria vita; lo fanno o perché ci sono guerre – e allora questo è un altro capitolo – o perché vogliono trovare una condizione migliore per la loro vita. Se noi aiutassimo questi Paesi, forse, in un certo senso, limiteremmo molto il problema dell’emigrazione. L’Europa aveva lanciato questa idea e gli Stati si erano ripromessi di dare ciascuno lo 0,7% del Pil a questi Paesi da dove vengono i migranti. Di 28 Paesi europei quanti hanno osservato questa promessa fatta? Uno. Un Paese scandinavo! Gli altri non hanno fatto nulla; fanno delle leggi, promettono e poi non lo fanno. Se lo facessero sarebbe la miglior soluzione.

D. - Quindi come affrontare l’emergenza migranti? Da quale approccio partire? Il rischio è proprio quello di abituarsi a tutto, anche alle cose più tragiche …

R. - È un problema che bisogna cercare di risolvere; che l’Europa non ha ancora risolto perché non ha una politica sull’emergenza immigrazioni. Se l’Onu intervenisse, costruisse dei campi, ma non per rimanerci anni ed anni, ma per vedere chi è che ha diritto all’asilo, per vedere coloro che si possono rimandare indietro, sarebbe bello, visto che anche l’Onu non solo l’Europa parteciperebbe all’azione. Ma c’è molta assenza. Sempre considerando il fatto che noi trattiamo con persone che hanno dei diritti, hanno anche dei doveri però, perché molte volte sono manchevoli anche loro.

D. – Cosa pensa dei corridoi umanitari proposti ma mai realizzati?

R. – Lo stesso piccolo corridoio umanitario che ha fatto il Papa per le 12 persone che ha portato, sono piccole gocce in questo mare grosso del milione o quasi di persone che si scaricano sull’Europa. Noi siamo ricchi, viviamo nel superfluo; dal lato umano è triste, dal lato cristiano è orribile. L’Occidente ha un po’ di colpa con tutte le armi che vende, perché le guerre si fanno con le armi. Se si fermasse il commercio della armi le guerre sparirebbero.

D. – Tutti siamo stati un po’ migranti; anche noi del Vecchio Continente …

R. – Certo, Gesù è un profugo; è scappato dalla persecuzione di Erode. In questo mondo con questi problemi, siamo tutti migranti. Solo che noi siamo stati fortunati, perché i nostri italiani delle prime migrazioni hanno sofferto tanto. Ricordo che una volta lessi di una persona che si trovava in un porto e diceva così: “È arrivato un altro carico di quegli italiani sporchi come topi, puzzolenti”. Ecco le immagini di sofferenza di questi poveri di allora.








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