2016-06-06 13:24:00

Iraq: Falluja assediata. I jihadisti sparano sui civili


In Iraq continua l’assedio dell’esercito di Baghdad alla città di Falluja, da due anni roccaforte del cosiddetto 'Califfato'. I jihadisti cercano di fronteggiare l’avanzata utilizzando i 50 mila residenti come scudi umani e sparando a coloro che lasciano il centro abitato. Vicino Falluja, inoltre, è stata rinvenuta una fossa comune con circa 400 corpi. Il sedicente Stato islamico (Is) potrebbe essere battuto anche in Libia, stando alle dichiarazioni del governo di unità nazionale. Sugli sviluppi della situazione, Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Bozzo, docente di Studi Strategici e Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

R. – In questo momento l’Is sta un po’ pagando le ambizioni passate. Il fatto di essersi presentato come organizzazione che, oltre alle attività terroristiche, porta avanti l’obiettivo della creazione di uno pseudo Stato e quindi del controllo del territorio: ciò implica dei costi sia dal punto di vista economico – finanziario, sia dal punto di vista umano, in termini di reclutamento degli uomini da inviare sul campo di battaglia per presidiare il terreno, che un’organizzazione di quel genere, probabilmente nel lungo periodo, potrà difficilmente sostenere. Non credo però che la battaglia sia vinta; credo che occorrerà ancora tempo sia per conquistare Falluja, sia per eliminare l’Is da altre aree che in questo momento sono controllate. Però, indubbiamente, la debolezza c’è e peserà. Una volta battuto in campo aperto, nulla vieta che l'Is entri in un mondo sommerso, quello appunto più tradizionale e tipico delle organizzazioni terroristiche jihadiste.

D. - Come a dire che battere l’Is sul terreno vorrà poi dire ampliare le difese contro il terrorismo, che potrebbe colpire al di fuori delle zone di guerra…

R. - Certamente. Già in passato è stato dimostrato come, alle difficoltà incontrate sul campo, lo stesso Is risponda in maniera asimmetrica, quindi non semplicemente con controffensive condotte in maniera tradizionale, ma utilizzando lo strumento del terrorismo, ovvero colpendo i propri avversari o comunque colpendo componenti civili in Europa in particolare, al fine di rispondere su un piano diverso a una situazione di difficoltà.

D. – Dal punto di vista militare cosa è venuto a mancare allo Stato islamico?

R. - Lo Stato islamico si trova nella necessità di difendere territori, di difendere città – è il caso di Falluja, domani potrebbe essere il caso di Mosul e di Raqqa, quindi della cosiddetta capitale autoproclamata dello Stato islamico – e per questo occorrono i mezzi, le risorse umane. Inoltre fronteggiare forze regolari ben addestrate e magari altrettanto motivate può essere un grosso problema anche per l’Is. Le difficoltà derivano anche dal fatto che gli americani si sono impegnati in maniera più decisa, non soltanto con i bombardamenti aerei, ma anche con consiglieri e addestratori sul campo e, per quello che riguarda nello specifico Falluja, non bisogna trascurare l’intervento delle forze iraniane. Questa tra l’altro è anche la questione più delicata al momento, perché Falluja è una città sunnita. Avere degli sciiti che combattono contro i sunniti – perché poi l’Is è l’ennesima versione della resistenza sunnita nei confronti del potere sciita in Iraq – evidentemente configura una situazione che in futuro rimarrà instabile.








All the contents on this site are copyrighted ©.